Il maestro e la Regina

“I miei genitori a un certo punto mi dissero “Miche’ che voi fa co ‘sti scacchi?”, E io mi cercai un lavoro. Divenni un agente immobiliare. Dopo un po’cominciai a fare dei corsi di problem solving e di strategia aziendale per i responsabili delle agenzie usando gli scacchi. Noi facciamo sempre delle scelte, negli affari, nella vita. A volte ci facciamo guidare dall’emotività e questo poi ci fa trovare in situazioni che avremo voluto evitare. Il gioco degli scacchi ci aiuta pianificare e a razionalizzare. Applicando la mia conoscenza degli scacchi potevo raggiungere più facilmente degli obiettivi e l’ho insegnato anche ad ingegneri e manager. C’è un libro di Bruce Pandolfini, “Strategie degli scacchi per vincere nel business”, che io consiglio a tutti. Sa che proprio Pandolfini insieme a Kasparov è stato coinvolto nella realizzazione di La regina degli scacchi?”.

“Giocare a scacchi è semplice e divertente. Molti genitori mi dicono che i loro figli sono troppo piccoli per un gioco così complicato. Poi restano stupiti quando si accorgono che in seconda o in terza elementare già giocano.  A volte i bambini dicono che non capiscono, ma in realtà è solo una loro convinzione, che li blocca. Questo non vale solo per gli scacchi. L’anno scorso ho visto 720 bambini tra il centro e la periferia di Roma”.

Michele Blonna è un maestro di scacchi che a Roma ha insegnato un po’ a tutti, o almeno ad ogni tipo di allievo che riusciamo a immaginare davanti a una scacchiera. Bambini, adulti, ingegneri, manager, carcerati e clochard, ragazzi e ragazze.  Recentemente due cose hanno moltiplicato e cambiato il suo lavoro e la sua visibilità. Il lockdown di marzo e la serie The Queen’s Gambit (La Regina degli Scacchi) su Netflix.

Blonna impara a giocare da bambino: “Avevo 10 anni in una colonia estiva in montagna, c’erano i miei compagni di stanza che avevano una scacchiera. Mi sono fatto insegnare e alla fine della serata li battevo tutti e tre!”.

Il maestro è di Torrenova, periferia est di Roma. Mi racconta di un’infanzia passata nell’affetto dei genitori ma caratterizzata anche dalla timidezza e dalle angherie di qualche bulletto che lo infastidisce, a scuola e fuori, e di come gli scacchi abbiano rappresentato per lui una linea d’ombra, un momento di riscatto e di crescita.
In questo periodo ci si incontra poco di persona, inutile spiegare perché, ma Blonna mi mostra con un video, che mi manda sullo smartphone, il suo rifugio scacchistico: un posto pieno di trofei, diplomi, riconoscimenti, scacchiere e libri in tutte le lingue. “I miei mi incoraggiavano anche perché così imparavo altre lingue”. Mi spiega che lo studio serve quanto la pratica, anzi: “Prima di giocare dobbiamo sapere quello che andiamo a fare”. Ha una biblioteca scacchistica di 500 volumi. Parla dei suoi giovani allievi definendoli un vivaio, come fanno i dirigenti e gli allenatori di altri sport più fisici.

Per lui gli scacchi sono una chiave per aprirsi e aprire molte porte. Per uscire, per confrontarsi con il mondo. Grazie al gioco, scoprendosi più che bravino, acquista autostima. Da grande scoprirà che può succedere anche agli altri, a quelli che poi diventeranno i suoi allievi. Il bianco e il nero assumono nella sua mente, di bambino appassionato di fumetti, anche valenze simboliche, il bene e il male che si confrontano. Comincia a portarsi gli scacchi a scuola e a giocare un po’ con tutti. Poi da adolescente, intorno ai 16 anni, frequenta l’Accademia scacchistica romana e il resto – tornei, studio, vittorie e sconfitte – viene da sé.

Blonna tiene a chiarirmi che a Roma ci sono giocatori più forti di lui e che tra i suoi allievi ci sono stati dei campioni italiani. Ma quello che ci interessa del maestro è la sua capacità di coinvolgere gli altri e di trasmettere la sua passione per gli scacchi.

Perché quando tutti stavano ancora cercando di capire cosa stava succedendo lei ha pensato di chiamare i suoi allievi per fare lezione e giocare online, prima delle scuole e prima dell’arrivo della ormai famigerata Dad?  Come le è venuto in mente?
Ho cominciato il giorno dopo. Il 4 marzo alle 18.30 veniamo a sapere ufficialmente che le scuole devono rimanere chiuse, ne discuto a cena con un mio amico psicologo, anche con grande angoscia e preoccupazione. La mattina dopo mi trovo a chiedermi cosa stanno facendo i bambini ora che non sono a scuola, e anche io non so cosa fare. Comincio a mandare dei messaggi per sapere come va. I genitori e i ragazzi mi rispondono che sono a casa un po’ tristi, senza saper bene che fare. Allora gli propongo di sostituire le lezioni che facevamo in parrocchia o a scuola con delle lezioni in videoconferenza.  Così cominciamo a stare insieme. Faccio delle lezioni gratuite per 64 giorni e il sabato e la domenica tornei. Arrivo ad avere anche 42 alunni contemporaneamente.  A Pasqua molti genitori per ringraziarmi mi mandano piccoli doni: pomodori, del vino, la pasta. È stato bello anche perché non ci siamo sentiti soli.

Sì, poi è arrivata anche la Didattica a distanza, ma lei è arrivato prima della scuola. Quei due mesi di lezioni gratuite si sono anche rivelate una straordinaria operazione di marketing, non so quanto volontaria, però molti di quegli allievi poi hanno cominciato a seguire le sue lezioni a pagamento.
Sì e poi li ha fatti molto migliorare, abbiamo avuto degli ottimi piazzamenti e abbiamo vinto anche qualche torneo. Rispetto ad altre società, la nostra scuola è molto cresciuta. Adesso le cose vanno molto meglio.

 A cosa servono gli scacchi?
Sono uno strumento educativo e di crescita personale. Io li insegno a scuola, alle elementari durante l’orario curricolare, aiutano a superare molti limiti e idee sbagliate che abbiamo di noi stessi. Anche la preside e gli insegnanti sostengono il progetto. Le bambine, per esempio, che credono di essere più deboli, sia fisicamente che mentalmente rispetto a un maschio, scoprono che non è così. Loro tendono ad essere più cooperative e giocano con tutti i pezzi rispetto ai bambini, che sono più aggressivi e vogliono giocare solo con la regina per tentare il matto subito. Quando finisce una partita le bimbe raccontano l’una del gioco dell’altra e di come avrebbe potuto svolgersi, mentre i maschi competitivi, del proprio gioco e di come avrebbero potuto vincere. Del resto, le aperture di re sono più aggressive, più aperte, quelle di regina più chiuse, più vocate a lunghe manovre.  Noi giochiamo a scacchi con la vita. Una mossa che ci sembra sbagliata può essere un’opportunità. Una posizione svantaggiosa può farmi diventare più vigile e vincere la partita. Anche l’esperienza della sconfitta, che per i bambini è difficile, è fondamentale, devono comprendere della necessità della sconfitta e anche dell’errore che va compreso e riconosciuto.

Lei ha insegnato a manager, carcerati, bambini, clochard: siamo tutti uguali davanti a una scacchiera?
Questo è certo.  A Regina Coeli, a Rebibbia e in Via Marsala con i clochard, mi sono confrontato con persone con tante storie diverse e a volte incredibili. Gli scacchi erano uno strumento, un modo per capire che anche quando sbagli, fai un errore, la partita si può ancora recuperare. In prigione la scacchiera era un luogo infinito che consentiva loro di liberare la mente, di uscire da un lato e di comprendere e ammettere l’errore per non rifarlo dall’altro. O almeno era un percorso che abbiamo provato a fare. Il progetto in carcere era fatto con al UISP, l’Unione italiana sport per tutti.
Le ricerca della parola scacchi è raddoppiata su Google, su eBay si vendono scacchiere, cronometri ed altri accessori come mai prima, su chess.com il numero di giocatori è quintuplicato. Le ore che le persone passano su Internet a giocare a scacchi anziché ad altri più moderni giochi di guerra (Fortnite, per esempio) sono cresciute incredibilmente. La regina degli scacchi, il romanzo su cui è basata la serie tv, è tornato un bestseller internazionale, dopo 37 anni dalla sua pubblicazione. Questo è il mood scacchi ora grazie a Netflix, a un vecchio romanzo, a un vecchio campione russo e a un vecchio maestro e allenatore di scacchi americano che già si era misurato con la finzione e la forza evocativa degli scacchi in altri ambiti e dimensioni.
Questi ultimi due, come ci ha spiegato il maestro Blonna, sono Bruce Pandolfini e Garry Kasparov campione del mondo dal 1985 al 2000. Credo valga la pena chiedere al maestro se questo fenomeno ha avuto un riscontro anche sul suo lavoro.  Mi spiega che c’è stato un vero cambio di paradigma. Molte più bambine che vogliono giocare, e anche le mamme che hanno una maggiore curiosità. Mi spiega anche che grazie alla storia coinvolgente ha reso il gioco più cool o più fico come diremmo noi agli occhi di persone che prima erano più lontane dal gioco.

Ora, con la seconda ondata del Covid non c’è stato bisogno di tornare alle lezioni online, ma qualche difficoltà come è noto c’è. Il maestro Blonna, per consentire ai suoi allievi di continuare a giocare in presenza ha ideato un geniale quanto semplice protocollo: i giocatori si dispongono a distanza e poi uno solo tocca i pezzi l’altro li muove a voce. Qui sotto il protocollo nel dettaglio.

Negli scacchi moderni ci sono tre fasi canonicamente definite: l’apertura, il mediogioco e il finale; direi che ci siamo arrivati.

Protocollo Scacchi Blonna + Spiegazione

20 thoughts on “Il maestro e la Regina

  • Encomiabile articolo. Esisteva da sempre, ma solo ora finalmente è uscito!! Era ora che si divulgasse, quanta passione, quanta gioia, quanto sacrificio, quanta voglia di dare e di fare c’era, in una sola persona. Io che nel mio piccolo, pratico lo stesso percorso di vita, sono testimone, di quanto di più bello non ci possa essere che non sia nell’insegnare. Ma soprattutto insegnare un gioco così. Insegnare il gioco della vita sana, corretta, pensata e pinificata.
    Sono commosso, Maestro Michele. Di vero cuore, ti auguro tante belle cose …Claudio

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  • Trasformare una passione, in un lavoro che convolge giovani e meno giovani, vuol dire essere una grande persona…..nella mente e nel cuore.
    Complimenti amico mio continua cosi…

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  • Abbiamo iniziato la nostra avventura scacchistica proprio con il maestro Michele, mio figlio con lui non è soli cresciuto dal punto di vista tecnico ma anche sotto il profilo umano: ha imparato che per giocare a scacchi devi avere pazienza, devi rispettare l’avversario e devi essere tenace, tutte qualità che sono indispensabili nella vita. Posso dire con assoluta franchezza che il Maestro Michele Blonna è un grandissimo maestro di scacchi e maestro di vita.

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  • che dire hai messo in evidenza le cose importanti di quello che è sempre più una professione. Grande Michele

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    • Mi ha emozionato tanto la sua intervista. Lei è un grande Maestro perché ha un grande cuore! Complimenti.

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  • ottima intervista …complimenti per il cuore e la passione che ci metti per divulgare il nostro gioco.

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  • Bellissima intervista. Grazie maestro per la passione che ci mette in quello che fa per i nostri figli!

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  • Il Maestro Blonna è un esempio di entusiasmo e passione per tutti gli insegnanti di scacchi. Il suo desiderio divulgativo sembra non conoscere barriere e con amore coinvolge chiunque ad immergersi nel sublime mondo degli scacchi

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  • Grande Michele! Un meritato riconoscimento per tutta l’attività svolta con professionalità ma soprattutto passione. Le competenze tecniche, necessarie a raggiungere alcuni traguardi, da sole non ti avrebbero permesso di ottenere ciò, è importante anche essere una bellissima persona. Continua così!

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  • Complimenti per l’articolo, si percepisce tutta la passione di Michele Blonna per il meraviglioso mondo degli scacchi.

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  • Favoloso… Mi viene voglia di giocare subito!!!

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  • Bellissimo articolo su una persona unica nel suo genere! Complimenti maestro Michele!

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  • Sempre più grande maestro buona vita sei Forte

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  • Mi ha emozionato tanto la sua intervista. Lei è un grande Maestro perché ha un grande cuore! Complimenti.

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  • Ho visto da poco la serie televisiva e mi ha rievocato quelle sensazioni, quelle situazioni, quelle emozioni che provavo e che si provano nel vivere il mondo degli scacchi. La vita ti porta a fare delle mosse e spesso ti allontanano da hobby e passioni per doversi dedicare ad altro. Ma gli scacchi, una volta incontrati, sono sempre lì, presenti nella vita… Per un motivo o per un altro ri salta fuori la voglia di giocare, confrontarsi e socializzare. Gli insegnamenti che dà questo gioco sono infiniti. E ora cosa leggo? La cigliegina sulla torta: un’intervista a una delle più belle e pure persone che ho avuto modo di incontrare nel mondo degli scacchi. Il Maestro Michele Blonna è sicuramente una persona che farebbe innamorare ed appassionare agli scacchi il più scettico di tutti. Trasmette calma, pazienza, sicurezza e soprattutto passione… Immaginate con quanta cura, delicatezza e attenzione riesce ad insegnare anche ai più piccini. Complimenti Michele sei un grande, continua a diffondere conoscenza e passione!

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