Porta Asinaria: la porta dimenticata

A pochi passi dalla Basilica di San Giovanni, contorniata da quattro imponenti torrioni difensivi, nella cinta delle mura Aureliane, c’è un’apertura pedonale, semi dimenticata: Porta Asinaria. Da quando, nel Cinquecento, fu costruita Porta San Giovanni, ha progressivamente perso quell’importanza che aveva avuto nel corso della sua storia, fino a restare a lungo chiusa e ricoperta dalla terra.

All’inizio, quando furono costruite le mura, era solo una piccola apertura di servizio, una “posterula”, come venivano chiamati gli accessi usati dalle guardie, una sorta di angusta “uscita d’emergenza”. Poi, con l’inizio del quinto secolo, si trasformò in una porta d’accesso vera e propria.

Da qui comincia una storia ricca di personaggi di rango che usarono proprio Porta Asinaria per fare il loro ingresso a Roma. Il primo, in ordine cronologico, lo fece con le peggiori intenzioni: si trattava di Totila, il re dei Goti, che nel 547 entrò proprio da lì per saccheggiare Roma. Poi fu la volta dell’imperatore Enrico IV, di Roberto il Guiscardo e del re di Napoli, Ladislao.

La porta deve il suo nome all’antica via Asinaria, cioè percorsa dagli asini, un tracciato che, fuori le mura, conduceva alla via Tuscolana. All’interno della città, la via Asinaria diventava, invece, la via Santa, una strada che dal Laterano conduceva alla Basilica di San Pietro e che, in occasione delle incoronazioni dei nuovi pontefici, veniva percorsa in processione dai papi neo eletti in processione.

All’interno della porta sono visibili i locali adibiti alla riscossione del pedaggio per il transito. Un’attività così lucrosa che, durante il medioevo, venne “privatizzata”, con i potenti locali che acquistavano gli ambienti all’interno delle porte d’ingresso della città, per avere così il diritto di riscuotere i relativi dazi.

In un documento del 1467, è riportato un bando che specifica le modalità di vendita all’asta delle porte cittadine, che venivano affidate ai privati per un periodo di un anno. Da un documento del 1474 risulta poi che il prezzo d’appalto per la Porta Asinaria, era pari a 74 fiorini, 19 soldi e 6 denari a semestre. Si trattava di un prezzo decisamente alto, il che dimostra che doveva essere altrettanto alto anche il traffico cittadino che transitava per quel passaggio, assicurando così un congruo guadagno al compratore.

Nel 1574, con la risistemazione dell’area del Laterano e la costruzione di Porta San Giovanni, Porta Asinaria venne definitivamente chiusa. La porta era diventata troppo piccola per il forte flusso di traffico in entrata e in uscita. Inoltre, il livello stradale si era rialzato di molti metri, tanto che, dopo la chiusura, la porta rimase a lungo sepolta nel terreno.

Fu riaperta solo nel 1956, a seguito di un lungo restauro, esclusivamente per il traffico pedonale, assumendo quell’aspetto che possiamo vedere ancora oggi.

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