Domina: la femminista immaginaria

In un mondo dominato dagli uomini, Livia, moglie di Ottaviano Augusto, imperatore di Roma, donna energica e determinata, combatte per affermare i diritti delle donne. La sua figura, dunque, si staglia nella storia, come quella della prima femminista ante litteram, capace di raggiungere traguardi fino ad allora impensabili per una matrona del suo tempo.

Nella serie tv “Domina”, una produzione italo inglese ora in onda su La7, viene raffigurato così il personaggio di Livia Drusilla, la prima imperatrice romana, donna di successo e futura divinità del pantheon capitolino – elevata a Dea col nome di Diva Augusta – dandone in tal modo agli spettatori un’immagine positiva e adatta alla sensibilità contemporanea.

Quella di fare piccoli o grandi “aggiustamenti” rispetto alla biografia di un personaggio, adattandolo ai gusti del momento, è una vecchia abitudine di cui il cinema e la tv hanno abusato e che, in fondo, può essere perdonata come una colpa veniale, tra l’altro spesso necessaria per ottenere i fondi e gli spazi indispensabili per mettere in piedi un grande affresco storico.

“Domina”, in questo, non fa eccezione e quello che, a guardare meglio le cronache, i documenti e la biografia di Livia, potrebbe apparire come uno dei tanti personaggi cinici e arrivisti che hanno popolato la vita dell’Urbe, viene nobilitato da un’aura femminista di cui probabilmente la donna non aveva nessuna contezza e nessuna volontà.

La sua scalata al potere, indubbiamente efficacissima, non pare infatti il segno di una battaglia di genere, spronata dal desiderio di affermare il diritto delle donne a gestire il potere, quanto una lotta del tutto personale, fatta per nome e per interesse proprio e della propria famiglia, al solo scopo di occupare i più importanti ruoli di comando.

Una lotta che sarà spesso coronata dal successo, come quando Livia riuscirà a piazzare suo figlio – maschio – sul trono imperiale lasciato vacante dalla morte del marito Ottaviano Augusto, nonostante quest’ultimo non ne fosse il padre.

Che, in questa lotta, le ragioni femministe sottolineate nella serie tv, fossero del tutto secondarie, lo dimostra anche il fatto che una delle sue prime battaglie politiche, in cui Livia appoggiò pienamente suo marito Ottaviano, sia stata quella che contrappose Roma al potere di Cleopatra. Dunque, una battaglia in nome delle tradizioni latine, fortemente patriarcali, contro la visione più aperta ed ellenistica della società, incarnata dalla regina d’Egitto, cioè da una donna.

Assai poco femminista, tra l’altro, era stata anche la cerimonia nuziale con Ottaviano, sposato da Livia Drusilla in seconde nozze, dopo avere ottenuto un rapido divorzio dal primo marito. Una cerimonia in cui il precedente sposo di Livia, Tiberio Claudio Nerone, consegnò fisicamente la donna ad Ottaviano, quasi fosse il dono di un trofeo da cedere al proprio superiore, il futuro Augusto e imperatore di Roma.

Dunque, più che la prima femminista, Livia Drusilla fu la prima donna romana di potere, ufficialmente considerata come tale. Un potere ottenuto non lesinando sotterfugi e intrighi di corte. Una donna, perciò, che diede il via a una tradizione che si protrasse a lungo nella storia di Roma. Pensiamo a Messalina, la moglie di Claudio, oppure ad Agrippina, la madre di Nerone, tutti personaggi femminili di successo, le cui vicende sono legate a storie spesso torbide e sanguinose.

Una tradizione che si protrasse anche mille anni dopo la fine dell’impero romano, per cui le figure femminili, ben lungi dal reclamare pari diritti per le donne, tentarono di ottenere spazio e soddisfazioni attraverso i mezzi a loro disposizione: matrimoni d’interesse, accordi segreti, intrighi di letto, complotti, tutte cose di cui è costellata la vita di donne come Lucrezia Borgia o come Caterina de’ Medici.

Se questa, in fondo, può comunque essere considerata una forma di femminismo, sebbene criptico e inconsapevole, l’unica che la ristretta mentalità dell’epoca permetteva di mettere in atto, beh, allora sì, anche Livia Drusilla può essere considerata una femminista. La prima femminista. Ma a sua insaputa.

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