E pineta fu

Non amo fare foto in pineta. Il bianco e nero sembra creare solo un gran frastuono tra le foglie e, in quel fragore, si perde lo scalpiccio dei passi. Resto in ascolto del mio incedere, a tratti sordo sul terreno e, in altri momenti, crepitante tra i rami.
Le foto non raccontano il costante mutare dei profumi. Resina, salsedine, pioggia, legna e purtroppo anche l’acre tanfo degli incendi estivi.
La pineta pulsa a ritmo sostenuto. Tra gli alberi atleti di ogni tipo. Quelli della domenica e chi quei sentieri potrebbe percorrerli anche ad occhi chiusi. Bambini alle prime pedalate e ciclisti aggressivi in cerca del miglior tempo possibile tranne quello per rallentare. 
L’abbandono e il degrado arrivano anche tra le folte fronde, i tagli e i crolli di alcuni pini ne sono il sintomo più evidente. 
Gli imponenti alberi, accasciati a terra, mantengono la loro maestosità e continuano ad offrire riparo.
Il canale dei Pescatori, immobile e silenzioso, ne percorre parte del perimetro e accoglie in sé Diana, recente inquilina della pineta ma già tappa fissa per le passeggiate dei più curiosi. 

10-gennaio

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