Corviale, la benedizione degli animali

Dall’Esquilino a Corviale, dalla chiesa dove nasce e si radica a Roma la tradizione della benedizione degli animali, nei pressi di Santa Maria Maggiore, poi spostata a Sant’Eusebio su piazza Vittorio, per evitare problemi di traffico, alla parrocchia del palazzo lungo un chilometro. Dal centro alla periferia.

E così, al termine della Messa delle 18, sul sagrato della chiesa di San Paolo della Croce sono comparsi cani e gatti ad animare una serata silenziosa e fredda.

Una cerimonia semplice che è stata anche qui, dove la città lascia spazio alla campagna, ben lontana dalla sfilata degli animali che un tempo venivano benedetti: buoi, asini, animali da cortile, fino ad arrivare ai cavalli delle carrozze che trasportavano i nobili romani.

Uno spettacolo che iniziava fin dalle prime ore del mattino, raccontato da Goethe e Andersen, e immortalato in quadri e litografie, da A.J.B. Thomas a Bartolomeo Pinelli a Wilhelm Mastrand.

In particolare erano le offerte che attiravano l’attenzione degli osservatori esterni: da quelle in natura dei più poveri a quelle in denaro dei nobili, che non potevano non lasciare traccia nei sonetti del Belli:

Er discissette ggennaro

Nostròdine cor zanto Madrimonio
sem’iti a vvisità Ssanta Pressede,
e ddoppo a Ssammartino, e ddoppo a vvede
a bbenedí le gubbie a Ssant’Antonio.
Er prete era cuer pezzo de demonio
de don Pangrazzio, e stava in cotta in piede
a aspettà cco l’asperge che la fede
je portassi le bbestie ar mercimonio.
Porchi, somari, pecore, cavalli,
s’aïnaveno tutti in una turma,
pieni de fiocchi bbianchi, e rrossi e ggialli.
E ddon Pangrazzio, fascenno una toppa
de quadrini, strillava a cquella sciurma:
«Fijji, la carità nnun è mmai troppa».

Il giro di interessi economici legato alla cerimonia divenne così rilevante da spingere i parroci di altre chiese a tentare di farlo proprio, creando una vera e propria concorrenza tra Sant’Antonio Abate e altre chiese romane per l’esclusiva sulla benedizione degli animali; nel 1831 dovette intervenire il cardinale vicario minacciando la sospensione a divinis per chi avesse compiuto il rito al di fuori della chiesa di Sant’Antonio.

Ma questo non è il caso di oggi e anche qui, a Corviale, estrema periferia di Roma, vive e si ripete una tradizione e una devozione popolare che dà sostanza e anima a una città che è storia e popolo. 

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