Fantasmi a Roma Nord

In quella Roma plurimillenaria, quella città che si permette di chiamare un edificio vecchio di tre secoli La Chiesa Nuova, quella di Santa Maria in Vallicella, nei pressi di Corso Vittorio, ciò che non ti aspetti è che uno dei suoi luoghi più densi di leggende, di misteri, di storie di fantasmi, di fan del paranormale che corrono a visitarlo, sia un palazzo costruito solo poco più di 80 anni fa, quindi nuovissimo, in base ai canoni romani, Ma il cui vero passato è già sfumato nel mito, dimenticato, crollato come le sue mura e ridipinto in modo inatteso e creativo da mani misteriose, come le sue pareti ricche di murales.

La strada porta a un’enorme struttura in stato di totale abbandono, che le poche e piuttosto incerte fonti ufficiali definiscono come un ex orfanotrofio femminile

Siamo a nord della città, nel parco della Marcigliana, fra la via Salaria e la via Nomentana. Quasi cinquemila ettari di verde a perdita d’occhio, che racchiudono meraviglie che sembrano provenire da un’altra dimensione spazio-temporale. Non solo le rovine di Crustumerium, un’antica necropoli di epoca preromana, o la medievale Tor San Giovanni, ma anche una comunità agricola come quella della Cesarina, che ancora oggi vive e opera con ritmi quasi ottocenteschi. E poi istrici, volpi, cinghiali che passeggiano indisturbati.

La modernità sta però avanzando rapidamente anche da queste parti. Inoltrandosi lungo via della Bufalotta, dove un tempo era tutta campagna, si vedono oggi palazzine di recente costruzione, altre in fase di edificazione, e poi villette mono e plurifamiliari, mobilifici, vivai, il nuovo supermercato Emmedì. All’improvviso la strada si restringe, inoltrandosi nel bosco, per interrompersi poco dopo all’altezza di un bivio. È uno spazio in cui non sfigurerebbe il casellante del film “Non ci resta che piangere”. Svoltando verso sinistra si raggiunge una moderna centrale elettrica, gestita da Terna. Sulla destra, incastonato nel verde, c’è un elegante e ben frequentato circolo del tennis. Proseguendo dritti, invece, protetta e seminascosta da un cancello arrugginito, si intravede una piccola strada in salita, che pare abbandonata da anni e che sembrerebbe condurre verso il nulla.

Invece la strada porta a un’enorme struttura in stato di totale abbandono, che le poche e piuttosto incerte fonti ufficiali definiscono come un ex orfanotrofio femminile. A confermarne quell’antica destinazione, nel marzo 2007, sul giornale locale “La Voce del municipio” apparve, a pagina 10, una bella intervista a una sua ex ospite, la signora Bruna, all’epoca sessantatreenne, che ne ricordava i fasti, raccontando la vita che si svolgeva al suo interno.

La signora Bruna. L’orfanotrofio femminile. Eppure, e qui comincia il primo mistero dei tanti legati a questo luogo, c’è un cinegiornale Luce del 1934, tra i più antichi documenti sulla struttura che risultino attualmente disponibili, che dovrebbe ritrarre, come si legge nei titoli di testa: “Il Capo del Governo in visita al nuovo Orfanotrofio della Colonia Agricola alla Bufalotta”. Come potete notare anche voi se guardate quel video, nel documentario di ragazze ospiti della struttura non pare esservi traccia: solo maschietti schierati come soldati nei loro abiti da giovani Balilla.
E c’è anche un altro mistero legato a quel cinegiornale: il capo del governo, ovvero il cavaliere Benito Mussolini, col suo profilo inconfondibile, non compare nel filmato tra le autorità in visita. L’unica cosa che si vede bene e senza possibilità di dubbio, è la grande costruzione, all’epoca ancora integra, che risulta essere effettivamente quella oggetto del nostro racconto.

È forse per queste strane e inattese discrepanze fra le fonti e i documenti disponibili, che attorno alla struttura sono fiorite numerose leggende. Una di queste vuole che in quel palazzo non vi fosse un orfanotrofio bensì un manicomio. Persino Google Maps indica quel luogo come “ex manicomio”. Nessun documento d’archivio, però, pare attestare la passata presenza di manicomi nella zona. Anzi, a dire il vero, un documento c’è: ma si tratta di un film, un “b-movie” degli anni Settanta con Tomas Milian: “La banda del Gobbo”.

Altrettanto poco certa è la notizia che vuole che il palazzo sia stato, nei suoi ultimi anni di vita, la sede di una casa di riposo per anziani

Nella pellicola, quando il protagonista viene internato in un istituto per malati di mente, finisce proprio in quel palazzo, davanti al quale compare una scritta (che, a guardarla bene, sembrerebbe piuttosto posticcia, forse appositamente collocata lì per le riprese): “Ospedale Psichiatrico Santa Maria della Pietà”. È un semplice, quasi impercettibile fotogramma del film, ma a quanto pare è stato sufficiente per creare leggende, fantasie, racconti e false certezze su quella struttura.

Altrettanto poco certa è la notizia che vuole che il palazzo sia stato, nei suoi ultimi anni di vita, la sede di una casa di riposo per anziani. Anche in questo caso la principale fonte documentale parrebbe essere un film del 1977: “I nuovi mostri”. Un intero episodio di quella pellicola, intitolato “Come una regina”, è girato “in questo grande albergo, libero, tranquillo, indipendente”, così come lo definisce Alberto Sordi, l’attore protagonista.
Il luogo, nella pellicola, è per l’appunto una casa di riposo in cui viene portata l’anziana madre. L’unica prova fornita dal film è però l’evidenza che nel 1977 la struttura risultasse ancora in ottimo stato, coi giardini curatissimi, le vetrate intonse, le mura apparentemente solide.

La stessa certezza che il palazzo sia sorto per accogliere un orfanotrofio femminile è forse dovuta all’intitolazione del vialetto d’ingresso a Santa Bartolomea Capitanio. Questo è l’indirizzo da cercare sugli stradari per raggiungere quel luogo. Bartolomea Capitanio fu, guarda caso, la fondatrice della Congregazione delle Suore di Maria Bambina, ovvero un’opera pia la cui principale finalità era quella della cura e dell’istruzione per le bambine povere. “Perché dedicare la strada a una persona così, se le finalità della struttura della Marcigliana non erano in fondo le stesse di quelle perseguite dalla santa?” avrà pensato qualcuno. Che questa supposizione corrisponda a verità, non c’è però alcun documento che lo confermi.

Se non si sa con certezza a cosa sia servita davvero quella grande struttura, costruita in un luogo ancora oggi ai margini della città e un tempo in piena campagna, non si sa nemmeno perché, più o meno negli anni Ottanta, essa sia stata rapidamente e totalmente abbandonata. Oggi Alberto Sordi stenterebbe a riconoscere quelle mura, tanto è il degrado e la distruzione cui sono state sottoposte.

Oltre ai murales, le sue pareti custodiscono anche alcune scritte poetiche, nonché i presunti messaggi incisi sul muro dalle bambine che qui avrebbero alloggiato e alcuni slogan inneggianti a Satana

In un documentario del 2013, realizzato dalla scuola di cinema NUCT e da “Nuovi Paesaggi Urbani”, si cercava di dare una risposta a queste domande e di ricostruire le vicende di quel palazzo abbandonato, intervistando il sedicente guardiano di quel luogo pieno di misteri. Il racconto che ne risultava era però abbastanza lacunoso. Ad ogni modo, tra le notizie che il “guardiano” lasciava trasparire nella sua intervista, c’era il ricordo di presunti riti satanici che una ventina di anni fa vi avrebbero avuto luogo. L’uomo parlava anche di numerosi “piccoli cortometraggi” girati nella struttura. In effetti, un’aura di leggende legate al paranormale è cresciuta negli anni attorno a quello spazio, ingigantendosi via via che le sue mura perdevano di consistenza. E così molti giovani videomaker si sono tuffati a tradurre in immagini quelle voci e quelle dicerie. Alcuni lo hanno fatto con un pizzico d’ironia, come i ragazzi della DT Production, che qui hanno realizzato un loro docufilm a puntate. Altri si sono presi molto più sul serio, occupando il palazzo con lo spirito dei “cacciatori di fantasmi”, armati di tutto punto con attrezzature tecniche definite idonee a segnalare la presenza di spiriti e di misteriosi campi magnetici, come nel caso del video realizzato da Francesco Marsala.

Sono stati proprio quei video e altri analoghi, rilanciati e condivisi su numerosi siti per appassionati di racconti gotici, di paranormale, di leggende metropolitane, ad aver contribuito a costruire attorno al palazzo un’aura quasi satanica.
Nonostante ciò, in vista del Giubileo del 2000, qualcuno aveva pensato di rimettere a nuovo la struttura, trasformandola in un grande ostello per la gioventù. Erano stati avviati anche alcuni lavori di ristrutturazione. I fondi disponibili, però, si rivelarono insufficienti e le opere previste non vennero ultimate, salvo lo scheletro in cemento delle scale antincendio, che oggi campeggia accanto alla costruzione originaria.

Quello che appare adesso agli occhi di un ipotetico visitatore è un palazzo fatiscente e in rovina, certamente con aspetti inquietanti, pericolante e pericoloso nelle sue strutture di accesso, ormai semidistrutte, ma anche ricco di fascino, grazie ai bellissimi murales, dipinti da mani ignote, che ne arricchiscono le mura.
Oltre ai murales, le sue pareti custodiscono anche alcune scritte poetiche, nonché i presunti messaggi incisi sul muro dalle bambine che qui avrebbero alloggiato (probabilmente dei “falsi storici” realizzati in epoche molto più recenti) e alcuni slogan inneggianti a Satana, in gran parte cancellati, che si trovano soprattutto nella zona di quella che un tempo era la cappella consacrata dell’edificio.

Provare ad avere notizie in più e soprattutto più certe sul reale passato di quella struttura è un’operazione piuttosto frustrante, che al momento risulta destinata al fallimento. Né il Comune di Roma, né il Municipio competente per territorio, contattati in merito, riescono a venire in aiuto e a fornire qualche informazione aggiuntiva.
Dunque, a parte il vecchio cinegiornale Luce, gli unici documenti su cui fare affidamento restano, a oggi, alcune planimetrie datate 1931 e pubblicate sul blog personale dell’architetta Katia Longo, in un post in cui si occupa di questioni architettoniche legate all’ex orfanotrofio. Planimetrie che parrebbero confermare la datazione ai primi anni Trenta, relativamente alla costruzione del corpo centrale della struttura.

A tutto il resto, perciò, fino a nuove scoperte, continuerà a sopperire la fantasia, la creatività popolare, che continuerà a moltiplicare racconti e leggende, storie fantastiche e terribili su quel luogo. Sono storie che potranno essere “nere”, cioè popolate di presenze, di spiriti malvagi, di inquietudini angosciose, come quelle che si respirano in molti dei video, anche recenti, che continuano a girare in rete.
Oppure saranno più allegre, più leggere, più delicate. Le storie paranormali potranno divenire solo un’occasione conviviale per sorrisi e ironia, come alla fine delle riprese di quel film a puntate dei DT Production già citato, in cui quel gruppo di ragazzi, scherzandoci su, nel suo backstage, dimostra di avere forse trovato il modo migliore per “scacciare i fantasmi”. Proprio quei fantasmi che, secondo la leggenda, popolano ancora oggi le stanze abbandonate di quel grande palazzo, seminascosto fra le meravigliose campagne della Marcigliana.

[Le foto sono di Pietromassimo Pasqui]

4 thoughts on “Fantasmi a Roma Nord

  • 11 Ottobre 2020 in 21:05
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    Salve, mia madre abitava nel Casale Belladonna che si trovava nelle vicinanze nel podere della famiglia Tarantelli che erano i proprietari dei terreni dove ora sorgono le ville. Quelli era un femminile invece il maschile si trovava in via della colonia agricolo dove ora c’è il liceo agrario dopo fu abbandonato e negli anni 7o fu ristrutturato e ospitava un centro che faceva esperimenti su cavie animali poi chiuso quel centro fu abbandonato preso di assalto e rubarono tutto Porte finestre ecc ecc

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  • 13 Ottobre 2020 in 10:01
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    Un mio zio nel 1950 si è sposato nella chiesa dell’istituto è un altro nel 1957. L’istituto era tenuto dalle suore e c’era la scuola elementare per le bambine ed era frequentata dai bambini che abitavano nei dintorni. Mia sorella ci ha frequentato la prima elementare. Mia sorella si ricorda che le bambine avevano tutte un grembiulino rosa e che la struttura era bellissima e la chiesa aveva un bellissimo organo. Una amica di mia sorella e’ stata ospite dell’istituto.

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  • 14 Ottobre 2020 in 7:10
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    Salve, vivo da quelle parti e mi ha sempre affascinato questo edificio, al punto che ci ho ambientato un libro scritto da me e pubblicato qualche anno fa, in questo libro ho inserito una foto suggestiva del palazzo, di quando ancora il viale che portava al palazzo era adornato da numerose palme rigogliose, le quali conferivano all’ingresso un aspetto ancora più misterioso, poi furono tagliate tutte, non so il motivo, peccato.

    Il libro è questo:

    https://www.booksprintedizioni.it/libro/racconto/il-sangue-dell-ombra

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