Capolavori del collezionismo: la casata Farnese nella Roma del Cinquecento
Nella maestosa cornice di Villa Caffarelli, al Campidoglio, è allestita la mostra dedicata agli esponenti dei Farnese – da Alessandro, poi divenuto Papa Paolo III, ai suoi nipoti – un ricco percorso espositivo (centoquaranta opere tra dipinti, disegni, manoscritti, gemme e monete) utili a comprendere i rapporti di potere e di cultura nella Roma dai primi decenni del XVI secolo fino all’inizio del XVII.
A Papa Farnese vanno iscritti alcuni interventi sulla città – tra questi la conclusione del progetto michelangiolesco della Piazza del Campidoglio – oltre alla tendenza a trasformare in un “museo” ante litteram le sale del Palazzo Farnese a Campo de’Fiori con opere non solo di Raffaello e Tiziano o Annibale Carracci (cui si devono i celebri affreschi della Galleria Farnese) ma anche numerose sculture del I e II secolo d.C. reperite durante gli scavi in una città ancora provata dal sacco di Roma del 1527.
Oggi, le opere si trovano soprattutto presso il Museo Archeologico di Napoli (Ferdinando IV riuscì a trasportarle nella sua città dopo il declino dei Farnese), presso la Biblioteca Apostolica Vaticana, il Museo del Louvre di Parigi e, per un manoscritto, persino la Morgan Library di New York.
Si tratta dunque di una immersione che si snoda in dodici sale unite dal filo comune della passione per il collezionismo – più profano che sacro a dire la verità – di questa ricca famiglia, i cui esponenti di spicco furono Paolo III e il Gran Cardinale Alessandro, i quali determinarono la fortuna – per l’epoca – di un palazzo già presente nelle guide romane del XVI secolo.
Tra i principali capolavori esposti secondo una ricostruzione della Sala dei Filosofi, il Camerino del Gran Cardinale, le Stanze dei dipinti sacri e quella dei ritratti, fanno mostra di sé il gruppo del “Pan e Daphni” (metà del II secolo d.C.), il gruppo del “Ganimede con l’Aquila” (stesso periodo), l’armoniosa “Venere Callipigia” (epoca adrianea) tra le oltre sessanta sculture qui esposte.
Nelle sale sono in mostra, come detto, i capolavori rinascimentali della “Madonna del Divino Amore” di Raffaello e il celebre “Ritratto di Papa Paolo III con il camauro” di Tiziano.
Una sala è dedicata alla figura di Fulvio Orsini, umanista e antiquario, che si dedicò alla raccolta Farnese in modo organico, diventandone il Conservatore fino all’anno della sua morte, avvenuta nel 1600.
Tra gli oggetti si segnalano la Sottocoppa, pervenuta fino a noi, della “Tazza Farnese” con la riproduzione del “Sileno ebbro”, preziosa lastra d’argento incisa a bulino, opera di Annibale Carracci, autore anche dei numerosi disegni preparatori del Palazzo (oggi sede dell’Ambasciata di Francia) e di schizzi per le sue principali opere, disseminati lungo le sale.
Di eguale fascino l’esposizione di cammei preziosi e di due manoscritti, uno dei quali – il “De Musica” del filosofo romano Severino Boezio – riporta preziose miniature ed è vergato ancora in scrittura gotica.
Completano il percorso due opere di El Greco e una “Venere e Cupido” di Pontormo.
Una mostra suggestiva, senza bisogno di ricorrere a totem multimediali, suoni o luci; una mostra, soprattutto, che non riporta indietro nel tempo ma permette al visitatore di apprezzare, sia pure tenendo conto dell’epoca sanguinaria, la costanza e la passione per l’arte espressa dalla potente famiglia Farnese.
Mostra “I Farnese nella Roma del Cinquecento” a Villa Caffarelli, Campidoglio: fino al 18 maggio.