Le leggende della breccia di Villa Ada

Quando si tratta di brecce a Roma, non può che venirne in mente una sola: quella di Porta Pia del 1870 ad opera dei bersaglieri che penetrarono in città il 20 settembre col cannoneggiamento delle mura. Ma nella Capitale, senza apparire assolutamente irriverenti, esiste un’altra breccia di molto minore che è quella di Villa Ada, sulla stradina (Via di San Filippo Martire) a ridosso dei Parioli (zona Piazzale delle Muse).

Conosciuta da pochi, se non dai residenti della zona, favorisce ai benestanti del luogo un facile scavalcamento, e l’accesso alla parte più segreta ed inesplorata della Villa Ada/Savoia, evitando un lungo percorso di aggiramento verso le entrate “ufficiali”. Un foro alto 150 centimetri, con annesso scavalcamento, che introduce nei meandri di un bosco straordinario, nella parte meno conosciuta della grande villa romana, che vide l’arresto di Mussolini il 25 luglio del 1943, nella dimora di Re Vittorio Emanuele III; e quindi la fine del regime fascista.

Ma non dilunghiamoci troppo sulla villa “ufficiale” quella del laghetto, quella di Villa Savoia, oggi Ambasciata d’Egitto, quella del Cascianese Country Club scuola federale di Equitazione, quella del bistrot “Lo Scoiattolo”, tutti luoghi sul versante Via Salaria. Concentriamoci su quella parte segreta ed inestricabile di Villa Ada “selvaggia”, che regala un labirinto di vegetazione e sentierini che si intrecciano sulla Collina del Roccolo e la relativa Torretta dove si praticava la cattura di uccellini vivi con una tecnica di caccia a rete, pratica peraltro vietata.
Qui, nonostante gli attuali lavori di pulizia e ampliamento dei vialetti, si gode il del piacere di “perdersi” e “ritrovarsi” come per incanto a Monte Antenne di fronte al Forte omonimo. Smarrendosi può capitare anche di trovarsi in quel piccolo ed amorevole “book crossing” in una capannetta che poco protegge i libri dalla pioggia.

Bene, tutti luoghi riservati e conosciuti da pochissimi, ma soprattutto dai “valicatori della breccia” che tra non molto vedranno invece aprirsi un cancello ampio anche con accesso laterale pedonale, secondo le promesse (e relativa delibera) dell’assessora all’Ambiente Sabrina Alfonsi che riferisce anche di lavori di sistemazione di questi sentieri che verranno ripuliti e resi più fruibili. Speriamo che il fascino non si perda!

Ma torniamo alla breccia e alla parte più fantasiosa e “leggendaria” della sua origine.
Il sottoscritto, nel suo libro “Roma, Guida Insolita per Esploratori Urbani” – Edizioni Il Lupo, 2021 – narra nell’itinerario “Villa Ada Selvaggia” di aver incontrato proprio di fronte al “Buco di San Filippo” – altrimenti detto – un signore che ha rivelato con un certo orgoglio come il padre, generale, avesse commissionato quel foro per entrare più velocemente col suo cane. Il buco fu però richiuso ed allora il tenace generale lo fece riaprire da fidi spaccatori di pietre: poi, per evitare nuove chiusure, fece un accordo, scritto, con il comando dei Carabinieri di zona, che tollerarono nel tempo il foro abusivo per facilitare l’accesso.

Ma non basta. Un’altra versione, sicuramente più esoterica, ricorda la breccia come la “bocca di Satana” perché aperta dai satanisti per entrare e celebrare i propri riti nella fitta boscaglia del parco.

Infine, per annoverare tutte le ipotesi, quella più affascinante, romantica e ricca di intrigo è quella del giardiniere, “Filippo” – non sappiamo se riferito al martire che dà il nome alla stradina – che aprì nel 1921 questo foro per godersi il bosco e il suo silenzio complice, per incontri appassionati con una dama probabilmente residente in villa. Un precursore del romanzo “L’amante di Lady Chatterley” di D.H. Lawrence risalente al 1928.

Le lggende si intrecciano alle delibere, e quindi un bel suggerimento è quello di non perdersi la “breccia di San Filippo” finché esiste;  per l’assessora Alfonsi, di posizionare a fianco della futura porta “ufficiale” una targa che riporti tutte le storie frutto di oralità e forse di tante mezze verità, oltre alla foto del vecchio “foro” così ispiratore.

(Le foto sono di Filippo Pompili)

Villa Ada.

 

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