Un corteo che viene da lontano
Anna alla manifestazione con me ce la porto.
Non solo perché è lei che sceglie di venire. Io Anna ce la porto perché abbiamo lo stesso passo mentre facciamo le foto. Corriamo insieme nelle nuvole di fumogeni in cerca dello scatto perfetto. Restiamo serrate mentre risaliamo la manifestazione attraversando i 150mila corpi che sabato 23 novembre hanno sfilato in corteo. Corriamo sotto cassa e saltiamo nella marea ondeggiante che danza per chi non danzerà più. Ci accucciamo insieme a tutte e tutti per un minuto di silenzio, per poi romperlo con tutto il fracasso di cui siamo capaci, perché nessunə più resti in silenzio, perché nessunə più resti inascoltatə.
Anna sa muoversi lungo il percorso, meglio di me che scavalco goffa ostacoli e mi abbatto sistematicamente contro il cordone di sicurezza ogni anno sempre più ostile. Che poi nutro giusto la presunzione di far durare questo giorno nel tempo. Seguiamo un corteo armato della più belligerante intenzione di disarmare il patriarcato e non teme di abbracciare a sé questioni come la guerra e l’ambiente.
È un corteo che proviene da lontano, nasce da movimenti iniziati ben prima che io cominciassi a percorrere queste strade e in cui incedo insistentemente anche per Anna, perché possa un giorno raggiungerne i traguardi. Un percorso lungo il quale posso solo accompagnarla, perché sappia che, in qualsiasi momento della sua vita, in qualsiasi momento delle nostre vite, non saremo mai solə ma assieme a molte sorelle.
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