AS Roma, nuovo allenatore: da De Rossi al Brutto Anatroccolo

Hanno mandato via un Figlio di Roma, Daniele De Rossi, ed è arrivato quello che potrebbe sembrare un Brutto Anatroccolo, che si è fatto sì già notare, ma che ancora non è diventato un cigno sul palcoscenico del calcio italiano e tantomeno di quello europeo. Tutto fa pensare che con una certa dose di serendipità, da valutare inevitabilmente nei prossimi mesi, Ivan Juric da Spalato, dov’è nato il 25 agosto del 1975, potrebbe far girare bene i diversi pezzi di una squadra che ancora non ha trovato una sua forma.

Intanto però il comportamento dei Friedkin, con queste loro decisioni che non hanno né capo e né coda, preoccupa. Per certi versi sono il simbolo di un calcio neoliberista, di un capitalismo privo di territorio, che pensa agli affari come a qualcosa di sradicato dai valori che la comunità in cui operano esprime. Insomma, la Roma è storia, sono emozioni, è radicamento, sono ricordi, è tanta roba. Non puoi gestirla come una qualsiasi impresa dove tu sei il boss che non parla a nessuno, e che quando fa errori – o qualcuno altro li fa per te – vai in cerca di un capro espiatorio: prima Mourinho e poi De Rossi.

Le premesse non chiariscono per nulla le scelte dei proprietari della As Roma, che paiono dettate più che altro da un profilo padronale. È vero, l’inizio del campionato non è stato esaltante: quattro pareggi e una sconfitta, ai quali bisogna aggiungere il finale della stagione precedente, dove la squadra – sempre da De Rossi guidata – non ha brillato, con un calo fisico evidente e poche vittorie.

Nonostante questo, i Friedkin hanno dato fiducia al tecnico e lo hanno coinvolto con un progetto a lungo termine, un contratto di tre anni, l’acquisto di nuovi giocatori, abbassando l’età media della squadra e cercando di far calare il monte ingaggi. Uno dei perni essenziali del progetto era Daniele De Rossi. Per raggiungere tali obiettivi, ci vuole tempo. E ce ne vuole ancor di più se il mercato chiude quando il campionato è già iniziato, con giocatori che si aggiungono alla squadra all’ultimo momento, senza nessuna preparazione comune.

La Roma completa il mercato il 4 settembre con l’arrivo di Mats Hummels, tre giorni prima c’era stato quello di Mario Hermoso, e Manu Konè il 30 agosto. Una squadra costruita al fotofinish, con reparti non completi: manca un esterno sinistro, un terzino destro, il vice-Dovbkyk. E poi come tenere insieme Dybala e Soulé? Quale schema di gioco adottare? Situazioni difficili che non dipendevano da De Rossi e che lui però doveva risolvere. Poi, ci si è messa anche una certa dose di “sfortuna”, come con il Genova.

C’è dolore e rabbia per Daniele, che in quanto Figlio ha preso un ruolo complicato, allenare la Roma, esponendosi all’impietoso giudizio popolare di partita in partita, e si sa, che basta imboccare una serie negativa di risultati, che si passa dalla gloria alla miseria in un attimo. Quegli spalti, quei colori, quella gente che su di lui riponeva speranze e attese avevano il problema di dover giudicare un Figlio e non avrebbe voluto farlo mai. Qualche esplosione di malcontento tra web e radio c’è stata. Ma Daniele è un uomo verticale, ed ha cercato di separare il passato dal presente, tranne forse nell’ultima partita sulla panchina della Roma, sul campo del Genova dove è esploso, rivendicando con passione – la famosa vena sul collo – un fallo su Pellegrini, di conseguenza l’arbitro lo ha espulso.

Adesso è la volta di Ivan Juric, lo abbiamo visto al prima allenamento con la Roma. Maglia giallorossa. Addome prominente. Ama il rock, il death metal è la sua passione e quando può segue i concerti dal vivo. È uno che se ti deve dire qualcosa non ci pensa due volte. Ama il confronto fino allo scontro, poi però vuole fare pace. Non porta rancore. Si racconta di suoi litigi con calciatori e dirigenti. Non ha filtri, per questa ragione incline ai sentimenti ma niente di sdolcinato. Le sue squadre tendono al rock: forza, energia, aggressività. Vuole che si vada a rubare la palla, che si attacchi l’uomo. Andare a prendere il pallone il più lontano possibile dalla propria porta. Tanta intensità. E come dice lui: se rubi palla devi castigarli!

Il Brutto Anatroccolo si trasformerà in un bellissimo Cigno? Staremo a vedere.

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