Riscoprire “Roma” di Nicola Manuppelli: un romanzo tra cinema e storia

A sei anni dalla sua pubblicazione, “Roma” di Nicola Manuppelli si presenta come una piacevole scoperta per chi ama il cinema e le storie ambientate nella capitale. Ambientato nel 1970, il romanzo segue le vicende di un giovane giornalista milanese che, dopo l’attentato di Piazza Fontana, si trasferisce a Roma per immergersi nel mondo cinematografico. Tra miti felliniani e quartieri storici, Manuppelli tesse una trama sospesa tra realtà e finzione, facendo del cinema il vero protagonista.

Si può recensire un romanzo uscito sei anni fa, nel 2018, come se si trattasse di una novità? Sì, credo, soprattutto avendone scoperto l’esistenza solo recentemente, come è il caso di “Roma”, di Nicola Manuppelli. 
Sia l’autore – uno scrittore e traduttore della provincia di Milano, classe 1977, trapiantato nella Capitale da qualche anno – che il titolo erano a me totalmente sconosciuti fino alla fine di luglio, quando cioè un’amica mi ha regalato il libro, che conosceva grazie alla sua libraia di fiducia.

Il protagonista della storia è un giovane giornalista milanese che si trasferisce a Roma nel 1970. Un anno prima, nel 1969, Tommaso è rimasto casualmente ferito nell’attentato di piazza Fontana, ed è questo “incidente” il motivo, l’espediente narrativo, che facilita la sua partenza da Milano. Sotto il Duomo non ha più niente da fare, da apprendere, deve andare a Roma, lì dove il cinema vive veramente (prima della crisi piena degli anni Settanta, occorre dire). E dove si vive e si muore – e si scrive – per il cinema.
Ma il riferimento a piazza Fontana, ovvero la prima strage – fascista – della cosiddetta strategia della tensione e di un’epoca drammatica per l’Italia è forse l’unico elemento politico dell’intero romanzo. Che per il resto potrebbe tranquillamente essere ambientato negli anni Sessanta, prima della “contestazione”, più che nei caldi Settanta, proprio per l’assenza completa nelle pagine del libro di quella dimensione.
Ovviamente non è che il Sessantotto e la contestazione fossero nei pensieri e nelle vite di tutti i romani, certo. Però qui risulta quasi del tutto assente. Non è una critica: è una constatazione. Che, appunto, mi porta a pensare che in realtà il romanzo parli di una Roma antecedente. 

Manuppelli racconta di Cinecittà, del sottobosco professionale e umano che gira intorno all’industria cinematografica e alla stampa scandalistica, tratteggiando spesso nella sua narrazione anche alcuni quartieri della Capitale, tra il Pigneto e Porta Maggiore, Trastevere, il Tuscolano, un po’ di centro storico (quando non era ancora diventato un pascolo per sole mandrie di turisti), Casalalpalocco, la spiaggia di Ostia. 
Certo, c’è qualche “capellone”, c’è perfino una scritta sul muro, “Autonomia Operaia” (che però non esisteva, come organizzazione, prima del 1973: licenza poetica?). C’è Pasolini. Ma niente di più. C’è invece, come dicevamo, moltissimo cinema, moltissime storie e storielle sul cinema. Ed è un racconto molto godibile. All’inizio del libro, per esempio, l’autore impiega diverse pagine per narrare le avventure d’amore ed erotismo di Burt Lancaster a Casalpalocco.

Roma è un libro dichiaratamente felliniano, soprattutto, nelle storie e nei caratteri di alcuni personaggi. In particolare quando racconta un film leggendario del regista romagnolo, “Roma” – che è forse più un documentario surreale, che un film, almeno a tratti – e sulla sua realizzazione. Su cui, appunto, si narrano numerose leggende.

Nel romanzo troverete storie forse vere, probabilmente false, spesso verosimili. Come quella di Louis Palumbo detto Satchmo, imitatore nano del famoso jazzista statunitense noto con quel soprannome. Grazie al Satchmo de’ noantri, Tommaso trova non soltanto un lavoro – raccogliere pettegolezzi, voci e notizie su personaggi famosi, per inventare poi storie da rivendere alla stampa – ma anche una nuova famiglia. È vissuto davvero Louis Palumbo, padre americano e madre italiana, morto nel 1971 durante una sfarzosa cena, soffocato dal cibo? Chi lo sa. Ho provato a cercarne traccia sul web, senza successo. Dovrei recarmi al cimitero Acattolico per scoprire, come scrive Manuppelli, se davvero è sepolto vicino alla tomba di Belinda Lee, sua presunta fiamma: ma alla fine, mi sono convinto che non è così importante.

“Roma”, di Nicola Manuppelli. Miraggi Edizioni, 2018.

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