Come uscire dall’usura. “Sotto strozzo” racconta una storia vera
“Sotto strozzo”, il libro scritto da Mauro Bazzucchi, racconta in prima persona la vera storia di un uomo – suo padre – vittima dell’usura e del suo percorso per uscirne, grazie all’Ambulatorio Antiusura. Una storia anche familiare, che si dipana soprattutto a Valmelaina.
C’è un passaggio, in “Sotto Strozzo”, che mi ha colpito molto: quando la relazione tra la vittima dell’usura e lo strozzino viene paragonata a quella tra il tossicodipendente e lo spacciatore. Al centro c’è la roba – la droga, in un caso, i soldi nell’altro – e la necessità di averla. Tutti i paragoni hanno dei limiti, perché sono per forza parziali, e dunque possono generare incomprensioni, anche se chi li propone pensa che magari aiutino a capire meglio. In questo caso, però, capisco il paragone, grazie al racconto della figura dell’usurato, della persona, della sua psicologia, della larvata forma di complicità che lo lega al carnefice.
E mi ha colpito, ho capito meglio, in cosa consiste la sconfitta dell’usuraio: non è soltanto un procedimento giudiziario, il risultato di un’inchiesta di polizia, ma è prima di tutto un processo di autocoscienza dell’usurato. Che però, per liberarsi, ha bisogno anche del conforto di altre persone, che lo aiutino a superare quella che vive come una vergogna di cui non ha potuto fare a meno, almeno fino a quel momento.
La storia di Giuliano, l’usurato, è una storia vera. Ed è raccontata dal figlio Mauro Bazzucchi, che è un collega e un amico, insieme a Luigi Ciatti, un avvocato impegnato da 30 anni ormai sulla lotta all’usura e il sostegno alle vittime. “Sotto strozzo” non è un saggio, non è un romanzo. È una cronaca raccontata, per così dire, che non ha nulla del giallo, del thriller, che non strizza l’occhio – anzi – alla narrativa di genere e alla fascinazione di massa per il crimine organizzato. Ed è anche, soprattutto direi, un’autobiografia familiare: per scriverla, credo ci sia voluto, da parte di Mauro, un incredibile coraggio.
Ho scoperto questa storia perché me l’ha raccontata Mauro un giorno al bar, pochi anni fa, dicendomi che voleva scriverla. Aveva pensato, in prima battuta, a un romanzo. Per comprensibili timori sulle implicazioni legali e anche per una questione di imbarazzi rispetto a certi protagonisti (protagonisti nel bene e nel male).
Gli avevo detto che secondo me il valore principale stava nel raccontare “una storia vera” in modo diretto, scrivendo una cronaca puntuale, non ricorrendo a un artificio narrativo, non facendo “finta”. Sono contento che si sia convinto (non credo di averlo convinto io: penso che fosse semplicemente nelle cose, la scelta) e che abbia scritto “Sotto strozzo” così come ha fatto.
È un libro facile e insieme difficile, il suo (e di Ciatti, che ha materialmente scritto alcuni capitoli molto pregnanti, personali e insieme analitici sul fenomeno).
Si legge rapidamente, perché conta meno di 150 pagine, ha uno stile essenziale, una scrittura chiarissima. È un libro efficace, insomma, che emoziona, commuove.
Ma è anche un libro “difficile” perché è di rara onestà intellettuale: Mauro non risparmia e neanche si risparmia, nel descrivere se stesso e la sua famiglia, il padre (che non c’è più), la madre, nel parlare apertamente dei propri sentimenti.
SOTTO STROZZO, Mauro Bazzucchi e Luigi Ciatti, Solferino editore, 148 pagine, 16 euro