Er pasticciaccio di Natale dell’800
Lo abbiamo imparato tutti a scuola, sui libri di storia: il giorno di Natale dell’anno 800, il re dei Franchi, Carlo Magno, venne incoronato imperatore dei romani a San Pietro, da papa Leone III. Un grande evento storico, che non avveniva più da secoli, cioè da quando, nel 476, l’imperatore Romolo Augustolo era stato deposto e l’impero romano era crollato.
Fin qui i manuali scolastici. E tutti vissero felici e contenti, verrebbe anche da aggiungere. Invece, stando a quanto scrisse Eginardo, uno che quel giorno c’era, uno che era il biografo ufficiale di re Carlo Magno e che lo seguiva ovunque, le cose furono molto più contorte e complicate di così. Eginardo aggiunse pure che, stranamente, Carlo invece di sprizzare gioia da tutti i pori, rimase spiazzato e indispettito per quella incoronazione.
L’irritazione di Carlo Magno
Così scrive Eginardo nella sua vita di Carlo: “Venne a Roma per rimettere a posto la situazione della Chiesa, che era diventata eccessivamente confusa, e vi si trattenne per tutto il periodo invernale. In questo periodo prese il titolo di Imperatore e di Augusto. Il che dapprima lo contrariò a tal punto che giunse a dichiarare che in quel giorno, anche se era una delle più grandi festività, mai sarebbe entrato in chiesa se avesse potuto supporre quale era il progetto del pontefice”.
Cioè, immaginate la situazione per un attimo: voi siete venuti a Roma quasi da turisti, il papa in persona vi invita a san Pietro e vi incorona imperatori e voi, invece di stappare champagne e andare a farvi il bagno nudi a fontana di Trevi per festeggiare, siete “contrariati” e dite che, a saperlo prima, col cavolo che ci mettevate piede a san Pietro. Ma possibile? Sì ok, lo so che all’epoca non c’era ancora la fontana di Trevi e forse nemmeno un’enoteca decente dove comprare una bottiglia di champagne, però un modo per festeggiare si trovava lo stesso, no? Perché siete arrabbiati?
Un intrigo internazionale
Per capire il perché di quella strana irritazione, bisogna fare chiarezza su quella che era la complicata situazione internazionale dell’epoca. E bisogna anche fare un passo indietro per smentire una “fake news” che ancora oggi ci portiamo dietro. Infatti, all’epoca di Carlo Magno, l’impero romano non era affatto crollato. Sì, certo, Romolo Augustolo era stato deposto nel 476, ma un imperatore romano c’era comunque, anche se non stava più a Roma ma a Costantinopoli.
Quello che noi abbiamo sempre chiamato “impero bizantino” era infatti, a tutti gli effetti, l’impero romano. La parte orientale dell’impero, certo, ma comunque impero romano. E l’imperatore bizantino, correttamente, chiamava se stesso “Basileus ton romaíon” che in greco significa appunto “imperatore romano”. Tra l’altro, anni prima, Giustiniano aveva anche riconquistato alcuni territori di occidente, fra cui Roma, che nell’800 era ancora formalmente una città dell’impero bizantino, cioè dell’impero romano.
L’imperatrice Irene
Forse qualcuno di voi comincia già a intuire che, in base al diritto internazionale dell’epoca, né il papa, né Carlo Magno avevano i titoli per poter proclamare nessuno imperatore, visto che un imperatore formalmente c’era già. Però, in quel preciso momento, l’imperatore di Costantinopoli era una donna: Irene. Questo cambiava tutto lo scenario. Nella mentalità di un uomo dell’800 dopo Cristo, si poteva considerare una donna un vero imperatore?
Certo lei, furbescamente, come certe direttrici d’orchestra contemporanee che oggi si fanno chiamare direttori, non si era fatta nominare “Basilissa”, cioè imperatrice, ma proprio “Basileus ton romaíon”, imperatore dei romani, al maschile. Però, al maschile o no, sempre donna lei restava e molti storcevano la bocca. Al papa venne perciò il colpo di genio: “E se non la riconoscessimo, considerassimo il ruolo vacante e ci facessimo un bell’imperatore nuovo per conto nostro?”
La titubanza di Carlo
Disegnato questo quadro d’insieme, risulta chiaro che, quindi, Carlo Magno non è che non fosse contento di diventare imperatore, cosa che anzi lo eccitava moltissimo, ma aveva paura che una decisione del genere avrebbe fatto irritare un sacco i bizantini – cosa che puntualmente avvenne – e fatto scoppiare un conflitto internazionale contro una delle maggiori superpotenze dell’epoca: l’impero di Bisanzio.
Per questo decise di adottare una politica dei due forni. Da una parte accettò di essere incoronato a Roma, dall’altra però disse ad Eginardo di scrivere che lui non ne sapeva niente, che se solo lo avesse saputo non ci sarebbe nemmeno entrato a san Pietro, che aveva organizzato tutto il papa senza nemmeno fargli una telefonata prima per avvertirlo. Un modo per dire ai bizantini: “Oh ragazzi, non guardate me eh! Prendetevela con quell’infame del papa, semmai. Fate guerra a lui se credete, che io non c’entro niente”, uscendone così pulito.
Il matrimonio fra Carlo e Irene
I bizantini la presero davvero malissimo e minacciarono sul serio la guerra. Però una bella guerra fra bizantini e franchi rischiava di fare uscire tutti malconci e con le ossa rotte. Rischiava di creare un conflitto globale che alla fine non avrebbe avuto né vincitori né vinti, magari facendo felice qualche terzo incomodo, come per esempio gli arabi, a cui non sarebbe parso vero di vedere indeboliti, in un sol colpo, entrambi i propri principali nemici.
E così, fra Irene e Carlo Magno cominciarono incontri diplomatici per appianare la questione pacificamente. Incontri tanto fitti e intensi che, a un certo punto, pareva cosa fatta un matrimonio fra loro due. Uno sposalizio che avrebbe risolto la faccenda in modo brillante, riunendo anche, dopo mezzo millennio, oriente e occidente. Bisognava però definire ii dettagli quando, mentre ancora non si era decisa la data, all’improvviso, Irene viene deposta da una congiura di palazzo. A quel punto l’idea del matrimonio diventa superata dagli eventi e viene cancellata dall’agenda.
La nascita dell’idea di Europa
Tolta di mezzo Irene, la situazione fra franchi e bizantini tornava a essere potenzialmente esplosiva. Prevalse però la realpolitik: invece di farsi la guerra, i due imperi scelsero la strada inversa e decisero semplicemente d’ignorarsi a vicenda. Così, se per un attimo sembrava quasi che oriente e occidente potessero finalmente riunirsi, la storia prese la direzione opposta, tracciando fra loro un solco sempre più grande.
Paradossalmente, fu proprio la proclamazione di un nuovo imperatore dei romani, che finì per dare il colpo di grazia al concetto tradizionale dell’impero romano, quello che aveva sempre considerato il Mediterraneo al centro di tutto. Quel mare, da centro che era, diventava zona di confine, mentre il cuore pulsante della politica si spostava al nord, verso la Francia e la Germania.
Era così nata l’idea di Europa e quella di Occidente. Un’idea che si sarebbe riproposta quasi uguale più di mille anni dopo, coi Trattati di Roma e la futura Unione Europea, anch’essa una realtà a trazione franco-tedesca. Per uno strano scherzo del destino, in entrambi i casi, quell’Occidente e quell’Europa che spostavano al nord le leve della politica, nascevano formalmente proprio nella Città Eterna. Con il Natale dell’800 Roma tornava così ad essere simbolicamente il centro del mondo, divenendo nei fatti la sua periferia.