Un romano a Copenhill
Temevo (ironicamente) di essere indicato con un dito dai danesi, appena sbarcato dall’aereo a Copenaghen: Ecco un altro romano in cerca di risposte sul termovalorizzatore della nostra città! Un altro, perché non sono pochi gli italiani, e in particolare i romani, ad aver scelto come meta della loro vacanza estiva la Danimarca. Me ne sono capitati attorno parecchi. Ovviamente non c’era nessun vichingo ad aspettarmi sulla pista d’atterraggio, e per lo più – da quanto ho capito – da queste parti non hanno grande interesse sulla sorte dei nostri rifiuti.
Io però volevo vederlo il famoso inceneritore, ma non dedicarci un giornata, questo no. Magari capire se veramente, come raccontano, si trova dentro la città e non in qualche sconosciuta periferia. La prima apparizione di Copenhill, così viene chiamato e indicato nei cartelli stradali il sito di trattamento degli scarti urbani, l’ho avuta dalla cima di Rundetårn, la Torre Rotonda in mattoni rossi, alta 34,8 metri, che si trova nel centro storico di Copenaghen.
È una classica tappa turistica e non essendo molto originale nelle mie scelte, non potevo disattendere la meta proposta dalla guida. La parte più originale del monumento è la lunga rampa elicoidale che porta sino in cima. Insomma, sì, una volta su si gode un bel panorama a 360 gradi sulla città. Proprio in quel momento mentre allungavo lo sguardo verso il porto mi è comparso, a determinare lo skyline cittadino, il termovalorizzatore con le sue ciminiere fumanti. Cosa tireranno fuori? Vapore acqueo o pericolosa diossina?
Mi auguro il primo. La fama di Copenhill è di aver ridotto in modo significativo le emissioni inquinanti. Ma su questo tema ci sono articoli diversi in rete, non sempre dal significato univoco. Per gran parte di noi si tratta di un termovalorizzatore/inceneritore con sopra una pista da sci. In realtà è qualcosa di più articolato, per diversi motivi. L’area dove è stato costruito si chiama Margretheholm, un quartiere-isolotto che era una ex zona militare. Attraverso una ristrutturazione urbana sono stati costruiti dei complessi residenziali a opera di un noto studio di architettura. Tra gli obiettivi di questo progetto c’è il rapporto/equilibrio tra città e natura. È un posto che attrae, per le case, il verde, la possibilità di spostarsi in bicicletta. Parte delle residenze sono destinate a studenti, che tra Margretheholm e Refshaleøen, insieme all’ampio spazio dedicato allo street food internazionale, danno tono e vivacità. Il tutto vicino all’inceneritore della città: la distanza a piedi da queste abitazioni è di 10 minuti, in auto appena due minuti.
Muovendomi a Copenaghen mi sono reso conto che è piuttosto facile incrociare la sagoma di Copenhill, con le sue ciminiere fumanti, ben visibili da Christiania e Holmen. Mi ha sorpreso che fosse così presente e vicino alla parte storica della città (dalla zona centrale, con l’autobus A2, ci vogliono 15 minuti per raggiungerlo; bisogna ricordare che Copenaghen ha degli ottimi mezzi pubblici e ci si muove molto bene).
Ho chiesto a qualche amico italo-danese come ci convivono. Le persone con cui ho parlato sono piuttosto critiche rispetto all’impiego degli inceneritori, mi raccontano tuttavia che godono del consenso di gran parte della popolazione.
Spostandomi in un’altra regione della Danimarca ho avuto modo di vedere altri due impianti. Il favore con cui sono accolti dipende dai vantaggi energetici prodotti. Mi hanno raccontato che parte del riscaldamento e dell’acqua calda di Copenaghen (circa 72mila case), per esempio, proviene da Copenhill. Un altro amico danese mi parla addirittura dei vantaggi in bolletta, che in questo periodo con il gas alle stelle, non si sarebbe fatto sentire (l’energia elettrica raggiungerebbe circa 30mila abitazioni). Un terzo amico mi spiega che la lobby dei costruttori di termovalorizzatori in Danimarca fa il brutto e il cattivo tempo.
Non solo pista da sci, dunque. L’impianto permette attività di running, di arrampicata (una parete altissima), in cima c’è una terrazza con ristorante, e si organizzano aperitivi. La nuvoletta di fumo che costantemente fuoriesce dalle sue ciminiere è inodore, questa è una delle ragioni per cui chi abita lì vicino non ha i problemi dei siti romani.
Ma non vorrei a questo punto passare per un sostenitore degli inceneritori e nemmeno sponsorizzare l’iniziativa del sindaco Roberto Gualtieri. È noto che l’Unione europea non li indica come virtuosi e convenienti, li mette al penultimo posto tra le buone pratiche. Mi ha però fatto riflettere la situazione di Copenaghen. Come abbiamo scritto qui su Roma Report, il nodo non è tanto e solo l’inceneritore, ma le sue dimensioni, i filtri utilizzati, gli impianti di trattamento dell’indifferenziata (tritovagliatori eTMB di trattamento meccanico-biologico), e l’aumento della raccolta differenziata. Insomma, l’esempio danese, al di là della criticità che spingeranno quel Paese a cercare altre strade, prima o poi, fa pensare ad un metodo di lavoro complesso, complessità che sembra sfuggire sulle rive del Tevere.