Er Ponte der Soldino
Già ai tempi del Papa Re, Roma poteva sfoggiare il primo “ponte de fero” della sua storia, realizzato interamente in acciaio, a un’unica campata, capace dunque di rivaleggiare col newyorkese ponte di Brooklyn. Costruito del Genio Pontificio, sorgeva tra via Giulia e via della Lungara, all’altezza della chiesa di San Giovanni dei Fiorentini, da cui prese il nome.
Adibito al transito pedonale, quel ponte aveva una caratteristica che non lo rese mai troppo amato dai romani, che non piansero troppo quando, ottant’anni esatti dopo la sua costruzione, venne abbattuto: il transito sul ponte era infatti a pagamento.
Il governo pontificio, per permettere alla società costruttrice di ripagare le spese sostenute, le diede infatti in appalto per 99 anni la riscossione di un pedaggio per chiunque volesse attraversarlo. Erano esonerati dal pagamento solo i militari e i frati.
Er moro der ponte de fero
Ad occuparsi della riscossione del pedaggio fu incaricata la famiglia Celani. Il costo per ogni traversata era di un soldo, motivo per cui il ponte fu ben presto ribattezzato dai romani “Ponte der Soldino”. Per i Celani pareva davvero la garanzia di un’entrata copiosa, sicura e a lungo termine, vista la scadenza dell’accordo fissata al 1961. Ma le cose andarono diversamente.
Innanzi tutto con la fine dello Stato Pontificio, uno dei primi progetti del nuovo stato unitario per il riassetto di Roma, riguardò proprio il Lungotevere, con la costruzione dei muraglioni. Nel 1886 fu anche progettato il nuovo ponte Vittorio Emanuele II. I lavori si protrassero a lungo, ma quando questo ponte venne inaugurato, nel 1911, per chi gestiva il “Ponte der Soldino” fu economicamente un tracollo.
A gestire il pedaggio, in quel momento, era Domenico Celani, soprannominato “Er moro der ponte de fero”, insieme a sua moglie. Indispettito dalla nuova situazione, si dice che divenne sempre più intrattabile, finendo per creare risse con chi cercava di non pagare il passaggio, fino a morire per un attacco di cuore poco tempo dopo.
Il Ponte Principe Amedeo
A sostituirlo fu il figlio Ferdinando, anche lui, in base a quanto tramandato nei racconti popolari, una sorta di eroe tragico. Tanto che, quando venne avvertito dell’intenzione di costruire un ulteriore ponte, dedicato stavolta al Principe Amedeo, a pochi metri di distanza dal suo, fu preso anch’egli da un attacco di crepacuore che lo portò alla morte prematura.
Il ponte Principe Amedeo fu ultimato nel 1941, in piena guerra. Contemporaneamente s’iniziò lo smantellamento del Ponte dei Fiorentini. Così il “ponte de fero” concludeva la sua breve esistenza, con vent’anni d’anticipo rispetto alla scadenza dell’accordo stabilito ottant’anni prima dai costruttori e dalla famiglia Celani col Papa Re.
L’acciaio del ponte, ancora in ottimo stato, date le contingenze, venne subito riutilizzato per la costruzione di armamenti. Del vecchio “Ponte der Soldino” non rimaneva più nulla, se non alcune foto e una labilissima traccia nella memoria dei romani.