Cola di Rienzo: tra medioevo e shopping
Parlare oggi ai romani di Cola di Rienzo, significa parlare di negozi alla moda e struscio, nella principale via dello shopping romano. In pochi, infatti, ricordano chi sia stato l’avventuroso personaggio a cui quel grande viale, che ricorda quasi i boulevard di Parigi, è dedicato. Meno ancora sono coloro che sanno il perché quella strada sia dedicata proprio a lui.
Eppure, questa è una vicenda affascinante, che attraversa oltre mezzo millennio di storia e che sconfina nella leggenda, sia per le mille stranezze e contraddizioni del protagonista, sia per la curiosa e decisamente falsata visione che si ebbe di lui nel corso dei secoli, dopo la sua morte.
Il Tribuno del Popolo
Cola di Rienzo è un personaggio vissuto nella Roma del trecento, coevo e amico personale di Francesco Petrarca. Un personaggio la cui esistenza sembra però uscita da un romanzo. A raccontarci le sue vicende è una bellissima “Cronica”, scritta poco dopo la sua scomparsa da un anonimo, ricca di dettagli sulla sua biografia, la sua ascesa e la sua caduta.
Bello, simpatico, sempre sorridente, Cola di Rienzo cresce in una Roma in forte crisi e dilaniata da lotte fra i clan rivali dei Colonna, degli Orsini, dei Caetani, coltivando la passione per la Roma antica, di cui ammira la grandezza e rimpiange la decadenza.
Sogna perciò di risollevare Roma, alla testa dei cittadini, contro le famiglie di cavalieri che tenevano la città sotto scacco. Nel 1347, approfittando dell’assenza da Roma degli Orsini e di altri nobili, si mette perciò a capo di una rivolta e progetta sull’Aventino un colpo di stato che riuscirà perfettamente.
Acclamato dai cittadini, si metterà a capo della Repubblica, col titolo di “Tribuno del popolo”, proclamando gli “ordinamenti del buon governo”, in pratica una costituzione democratica ante litteram.
Cola di Rienzo si dimostra sotto molti piani un precursore: il suo amore per l’epoca classica lo fa somigliare a un uomo di un Rinascimento che arriverà solo un secolo dopo di lui. Il suo progetto visionario di un’Italia unita e repubblicana, sotto la guida di Roma, lo fa invece somigliare a un Mazzini in anticipo di mezzo millennio. Talmente in anticipo che nessuno dei potenti italiani dell’epoca gli darà man forte in quest’idea visionaria, che Cola dovrà presto abbandonare.
Il maestro del marketing
Il successo iniziale è anche dovuto a una sua grande abilità di comunicatore. Non solo grazie alla sua qualità di oratore, ma anche per mezzo di grandi affreschi ed enormi tele, purtroppo oggi scomparse, che fece affiggere sui palazzi di Roma.
Nelle immagini veniva raffigurato il suo programma politico di rinascita di Roma. Erano in pratica, degli enormi cartelloni pubblicitari, o meglio, dei giganteschi pannelli propagandistici, paragonabili a quelli che, seicento anni dopo, orneranno le vie e i palazzi dell’Unione Sovietica.
Anche in questo dunque, si dimostrò, enormemente avanti. Ma il successo gli diede alla testa e, quasi come “Il dittatore dello stato libero di Bananas” sel film di Woody Allen, Cola di Rienzo, da democratico Tribuno del Popolo, si trasformò rapidamente in despota, alzando le tasse, esagerando in feste e libagioni, ornandosi di vestiti pregiati, ricoprendosi di gioielli.
Questo comportamento gli fece perdere l’appoggio del popolo e così, le famiglie di nobili rialzarono la testa ed ebbero gioco facile a spodestarlo per tornare al potere.
L’esilio e il ritorno
Per Cola di Rienzo cominciano anni pieni di colpi di scena: prigioniero degli Orsini a Castel Sant’Angelo, poi liberato, poi per due anni mistico eremita nelle campagne, poi ospite e quindi prigioniero dell’Imperatore, quindi messo sotto processo dal Papa ad Avignone, poi liberato di nuovo e, con un ulteriore colpo di scena, nominato delegato papale per ristabilire l’ordine a Roma.
Era il 1354 e il suo ritorno al potere di Roma durò solo poche settimane. D’altronde non era più visto come il Tribuno del Popolo romano, ma come una sorta di tiranno al soldo di un Papa straniero, dunque, in pratica, come un uomo che aveva completamente tradito i suoi ideali di gioventù. I romani non gliela perdonarono e l’otto di ottobre 1354, i cittadini in rivolta assediarono il Campidoglio dove lui era asserragliato.
La morte: un Mussolini del Trecento
La morte di Cola di Rienzo ha sorprendenti analogie con quella di un altro tiranno, vissuto però seicento anni dopo di lui: Benito Mussolini. Cola, infatti, pensò di fuggire da Roma e, travestito da popolano, si mescolò tra la folla. Stava per farla franca, quando qualcuno lo riconobbe. A quel punto la sua fine era segnata: fu ucciso con un colpo di spada.
Il suo cadavere venne oltraggiato in ogni modo dai romani inferociti e, forse anche per evitare un ulteriore scempio di quel corpo, venne poi appeso per i piedi e lasciato lì sospeso per un paio di giorni. Infine fu trasportato via, i suoi resti vennero bruciati e le ceneri disperse nel Tevere per non lasciarne traccia.
L’eroe del Risorgimento
Con l’unità d’Italia, alla fine dell’ottocento, la figura controversa di Cola di Rienzo venne enormemente rivalutata e idealizzata. In lui fu visto non solo l’antesignano delle lotte risorgimentali, ma anche una sorta di eroe popolare e anticlericale, cosa che nella realtà forse non fu mai.
E così, dopo la breccia di Porta Pia e l’annessione di Roma al Regno d’Italia, per fare “dispetto” al Papa, che si ostinava a non volere riconoscere lo stato italiano, il nuovo governo unitario decise di dedicare a Cola di Rienzo una statua sulle pendici del Campidoglio, oltre che una targa in quella che si riteneva essere la sua casa natale.
Intanto Lord Byron prima, Richard Wagner poi e infine Gabriele D’Annunzio, s’ispiravano tutti a Cola di Rienzo per la realizzazione di alcune loro importanti opere musicali e letterarie.
Infine, quando si decise di costruire il nuovo quartiere di Prati, con il lungo boulevard che andava a congiungere il lungotevere con le mura Vaticane, si scelse di dedicare proprio a Cola di Rienzo quella importante nuova arteria, a ulteriore “sfregio” nei confronti del Papa, vista la vicinanza della via con la Basilica di San Pietro.
Ed è così che, da ormai oltre cento anni, il nome Cola di Rienzo ha smesso di evocare nei romani le sanguinose lotte della Roma medievale, per passare a indicare il placido passeggio nella più importante via dello shopping capitolino, fra accattivanti vetrine, da un secolo sempre alla moda.