Se scoppia la guerra corsivo-romanesca
Dopo due anni d’ostentazione di un linguaggio perennemente bellico, attribuito prima alla lotta al virus e poi a una guerra in senso più classico, come quella scoppiata fra Russia e Ucraina, era forse inevitabile che anche piccole – o meglio: apparentemente piccole – questioni di costume, potessero generare scontri frontali e violenti, fra visioni inconciliabili del mondo.
È successo anche per quella nuova moda, molto in voga fra gli adolescenti, che è oggi nota come il “parlare corsivo”. La parlata corsiva, è una sorta di caricatura ironica della calata milanese, che tende ad allungare le vocali finali delle parole e delle frasi. Mentre questo trend si fa largo fra i giovani, a tentare di sbarrargli la strada ci stanno però pensando i difensori del dialetto. Nello specifico del dialetto romanesco. La questione è così diventata un vero e proprio “scontro di civiltà”, fra due opposti schieramenti in guerra.
I generali di questi due eserciti, nonché i loro ideologi, sono due donne. Da una parte c’è Elisa Esposito. Anche se forse non è lei l’inventrice – c’è chi ne attribuisce l’invenzione a un’altra donna, l’italo marocchina Chaimaa Cherbal – Elisa Esposito è, certamente, la principale “propagandista” del parlare corsivo. Non uso il termine “propagandista” a caso, visto che la ragazza è divenuta anche uno dei volti noti di “Propaganda Live”, il programma di Diego Bianchi, che l’ha chiamata più volte a fornire al pubblico “lezioni di corsivo”.
Elisa Esposito spiega le regole base del parlare corsivo
Diciannove anni, nata a Milano, Elisa Esposito ha registrato via social dei veri e propri corsi intensivi di corsivo, una neolingua di cui lei svela i segreti, con tanto di precise regole grammaticali, già ben codificate. Un gioco, in realtà, un semplice divertissement, ma che sta permettendo a Elisa Esposito di scalare rapidamente le vette della notorietà, divenendo una delle regine social più seguite e cliccate.
A contrapporsi frontalmente a lei non poteva, dunque, che essere un’altra neo-regina dei social, un donna nota al pubblico come Pubble l’imbannabile. Quello di Pubble è un personaggio decisamente più complesso e interessante rispetto a Elisa Esposito. Pubble, nella vita reale, si chiama Paola Ceccantoni. Ha scelto questo pseudonimo, in omaggio al videogioco preferito della sua infanzia – Puzzle Bubble – e ha cominciato a farsi apprezzare, prima di tutto, come vignettista.
In un certo senso, Pubble potrebbe essere definita “La mano destra di Zerocalcare”, il suo alter ego speculare. Romana come lui, coatta e “de periferia” tanto quanto lui e – anche in questo come lui – capace di lampi geniali e di un pensiero raffinato, espresso con un linguaggio semplice e molto “borgataro”. Sempre come lui, ha poi frequentato a lungo il mondo dei centri sociali, però, diversamente da lui, si trattava dei centri sociali di destra.
Una delle vignette di Pubble
Da qualche tempo, le sue vignette e i suoi video – in cui, con fare apparentemente coatto, parla di storia, di cultura e di politica, sfoggiando le competenze acquisite durante i suoi studi universitari – stanno facendo milioni di visualizzazioni. Uno di quei fenomeni, che smentiscono alla base chi pensa che sui social si possa fare audience solo parlando di stupidaggini leggere e con brevi clip da massimo due minuti.
Pubble no: lei approfondisce, spiega, monologa anche per mezz’orette buone. E, nonostante ciò, aumenta costantemente il proprio pubblico e il numero dei propri fan. Un po’ come accaduto, in un recente passato, ai video delle conferenze da un’ora di durata e da milioni di clic, del professore Alessandro Barbero, ormai divenuto, da timido professorino universitario piemontese quale era, una vera e propria “rockstar”.
Nella sua vis polemica iconoclasta, uno degli ultimi strali di Pubble è stato lanciato proprio contro Elisa Esposito e contro il suo parlare corsivo. A quella neolingua – stigmatizzata come un linguaggio privo di spessore e, manco a dirlo, simbolo del pensiero unico politicamente corretto – viene contrapposta una esaltazione del dialetto, in particolar modo della “lingua madre” dell’autrice: il romanesco, definito come un idioma ricco, profondo, carico di storia, di cultura e di potenzialità creative.
Il video in cui Pubble l’imbannabile punta il dito contro il parlare corsivo
Potrebbe trattarsi di una delle tante polemicucce del web, capace di sgonfiarsi con la stessa rapidità con cui è stata creata. C’è però da dire che questa polemicuccia, offre anche degli spunti interessanti di riflessione. Per fare un primo paragone, mi torna in mente la contrapposizione che, nel suo saggio del 2001 “I barbari”, Alessandro Baricco poneva al centro del suo discorso. Quella fra la “superficialità” del nuovo millennio, contro la “profondità” del pensiero novecentesco e di tradizione romantica.
A prima vista “superficiale” ha una connotazione negativa, mentre “profondo” ne ha una positiva. Ma proprio Baricco spiegava come quella “profondità” novecentesca, avesse anche generato il disastro di due guerre mondiali e come il restare in superficie, tipico della cultura dei nostri contemporanei, fosse anche una sorta di reazione sana e positiva per evitare di sprofondare di nuovo in quegli errori.
È un ragionamento che, trasposto in questa inedita contrapposizione fra parlata corsiva e dialetto romanesco, potrebbe trovare diversi punti di contatto. Ecco perché la guerra corsivo-romanesca è qualcosa di più di una banale polemicuccia social. Al contrario, è un tema che consiglio tutti di conoscere e approfondire meglio, per farsi un propria opinione, scegliendo poi di arruolarsi in uno dei due eserciti. Oppure, trovando il modo di conciliare quegli apparenti opposti, percorrendo una terza strada, al momento non ancora definita.
La Bubbles romanesca borgatara come la definisci tu, è laureata in lettere a Roma Tre. Quindi la 19 milanese, buon per lei (pubblicità e soldi vanno insieme)mette invece in risalto la cretineria galoppante di un mondo fatto di borotalco e unghie e ciglia finte. Mentre la prima, quella laureata, si avvale di donazioni per il suo sito web, anche di un semplice costo di un caffè al bar. L’altra si avvale di notorieta effimera, fine a se stessa,durerà fino al momento che qualcuno si inventerà un’altra minchiata. “Aricordateve ‘na cosa: I Romani Nun annamo in vacanza, annamo a controllà le legioni!
Paola Ceccantoni avrà anche un modo divertente di commentare e un pubblico cui rivolgersi che la segue, ma i concetti che esprime sono assai discutibili oltre che spesso intrisi di falsità e/o affermazioni apodittiche non rispondenti a realtà o comunque fuori contesto.
Ciao Fox. No, non definisco affatto Pubble una “romanesca borgatara”. Forse hai letto con troppa fretta la descrizione (rapida e incompleta, certo) che ho fatto di lei. Sono partito col dire che “Quello di Pubble è un personaggio decisamente più complesso e interessante rispetto a Elisa Esposito”, l’ho definita “capace di lampi geniali e di un pensiero raffinato”. Ho poi detto che i suoi modi sono solo “apparentemente coatti” e ho accennato al suo corso di studi, parlando delle “competenze acquisite durante i suoi studi universitari”. Infine l’ho paragonata a un docente universitario come Alessandro Barbero. Quindi no, non ho affatto sminuito Pubble, che trovo un personaggio estremamente interessante e una straordinaria divulgatrice, dalle ottime capacità comunicative, unite a una evidente competenza sugli argomenti che affronta di volta in volta.
Paola Ceccantoni avrà anche un modo divertente di commentare e un pubblico cui rivolgersi che la segue, ma i concetti che esprime sono assai discutibili oltre che spesso intrisi di falsità e/o affermazioni apodittiche non rispondenti a realtà o comunque fuori contesto.