Cordonata Tevere
Se sul Tevere si disputasse una competizione tra barche, qualcosa come Oxford contro Cambridge, questo sarebbe il posto ideale da cui osservarne l’arrivo, tanto più che la cascatella più avanti, di fianco all’Isola Tiberina, impedisce di proseguire la navigazione.
Proprio dall’Isola, più in là del grattacheccaro che ne insaporisce l’ingresso dal lato di Trastevere, scivola giù verso il fiume una cordonata gemella dell’altra che parte da Ponte Garibaldi.
Tutte e due convergono verso una terza gradinata morbida e speciale: sei scalini, ma larghi una cinquantina di metri e stondati alle estremità, che guardano dritti verso il fiume. Se in città c’è una tribuna Tevere, oltre a quella per cui si paga il biglietto, è questa.
Se ne sono accorti i ragazzi del Cinema America, che però hanno voltato le spalle all’acqua per proiettare sul muro, con arguta coerenza, The Wall.
Ci sono anche, sul muro, certi pannelli con sopra poesie dedicate a Roma, però sfregiate, ammutolite da scritte fatte con lo spray.
Dall’altra parte del fiume, sotto Ponte Garibaldi, si intravedono imore di fortuna. Nel caso di una regata, forse sarebbero rimosse per fissazione di decoro.
Le risparmia invece, con pietà mariana, la processione della Madonna Fiumarola, quando chiude la Festa de Noantri di fronte a centinaia di romani e turisti che affollano rive e ponti, rendendo plastico e stupefacente il faccia a faccia tra grande borgo e metropoli.
Sulla cordonata, nella circostanza, si dispone la banda. Ma in assenza di competizioni si può stare a guardare da quei gradini larghi la periferia dell’Isola Tiberina, che alle spalle dell’ospedale è collinetta che scivola verso il fiume con consistenza di piccola campagna, per poi ridiventare travertino,
e prua di nave immobile custodita dalla città.
[Alessandro Mauro è l’autore di Se Roma fatta a scale (Exòrma, 2016) e Basilio – Racconti di gioventù assoluta (Augh!, 2019)]
[La foto del titolo è di Nicholas Hartmann ed è stata pubblicata su Wikipedia con licenza creative commons]
Ogni volta che leggo le righe ammalianti che Alessandro Mauro dedica a Roma mi chiedo dove abbia vissuto io tutti questi anni. Grazie per mostrarmi cose che ho sotto gli occhi e che non vedo.