Muore il cigno Pippo e Gualtieri chiude il Laghetto del Giglio
Quando entri da Monteverde ci vai quasi a sbattere al laghetto del Giglio, alle sue fonti artificiali e ai canali che lo alimentano. Un po’ abbandonato come tutto a Roma, resta comunque un luogo piacevole, frequentato dai bambini e soprattutto dagli anziani che spesso portavano pomodori e insalata proprio al cigno che è morto di aviaria in questi giorni. Alcuni lo chiamavano Pippo che gradiva, starnazzante, soprattutto i pomodori. Pippo conviveva da un po’ oltre che con le anatre, i germani reali e qualche oca con nugoli di gabbiani che si sono trasferiti anche qui dopo la chiusura della discarica di Malagrotta.
Roma, come è noto quasi a tutti, è una città con dentro la campagna per via delle sue numerosissime e grandi ville, un tempo orto e residenza della nobiltà, quindi la possibilità che un virus avicolo raggiungesse il cuore della capitale c’era sin dall’individuazione del primo caso.
E’ dall’inizio di novembre che Zingaretti e Alessio D’Amato circoscrivono e chiudono aree per via del primo focolaio di influenza aviaria, sottotipo H5 HPAI, dalle parti del litorale, si perché Roma è anche la città con il più lungo litorale d’Italia, una città di mare direbbe Fulminacci.
Sta di fatto che il monteverdino Roberto Gualtieri, quindi forse frequentatore abituale di Villa Pamphili, è stato costretto a chiuderla con un’ordinanza.
«È davvero per me un grandissimo dispiacere firmare l’ordinanza che prevede la chiusura parziale al pubblico della parte est del Parco di Villa Pamphilj, dove si trova il laghetto del Giglio, un luogo che mi è particolarmente caro e che amo frequentare insieme alla mia famiglia.
Si tratta di un provvedimento precauzionale richiesto dalla ASL RM3 a seguito della morte per influenza aviaria di un cigno del laghetto. Per i prossimi 10 giorni, quindi, non potremo accedere a quell’area del parco, ma questo servirà a fare ulteriori accertamenti e, soprattutto, ad evitare che il virus si diffonda meccanicamente.
La salute dei cittadini per noi è prioritaria. Mi auguro di poter restituire al più presto alle romane e ai romani questo luogo prezioso e unico della nostra città.»
Povero Pippo e poveri anche noi.