W Guglielmo Marconi
Ieri qualcuno, in nome di un’intolleranza che attraversa i secoli, ha imbrattato la statua di Guglielmo Marconi al Pincio. Marconi è l’inventore del telegrafo senza fili, quindi, della premessa fisica (nel senso aristotelico opposto alla metafisica) alla radio, alla Tv, ai cellulari e anche a Internet.
La ragione è la sua indiscutibile adesione al regime fascista. Marconi come Maria Montessori (almeno all’inizio), per esempio, e un po’ tutti gli accademici e scienziati dell’epoca aderì al regime e da questi ebbe onori e denaro in quantità non trascurabile. Il che non gli fa onore, come non lo fece a quasi tutti gli academici italiani che nel 1931 giurarono fedeltà al fascismo e al Re. Ricordo Giuseppe Antonio Borgese e una ventina scarsa di altri che non giurarono. Come non fece onore a Benedetto Croce applaudire Benito Mussolini al San Carlo, per poi divenirne un fiero oppositore, o a Luigi Pirandello.
Sta di fatto che però Guglielmo Marconi oltre che essere una figura venerata e usata, si direbbe oggi, come case history del regime – e a dire il vero anche dei governi precedenti – è stato uno dei più grandi inventori e imprenditori di sempre, non solo in Italia ma nel mondo. Ha inventato e nello stesso tempo scoperto qualcosa che ha cambiato radicalmente le sorti dell’umanità per sempre, ben prima che Mussolini fondasse il fascismo.
Parte fondamentale del suo lavoro Marconi lo fece all’estero. La Marconi Company o The Wireless Telegraph & Signal Company in fin dei conti era un’azienda britannica che finì per diventare parte integrante del sistema di telecomunicazione militare del Regno unito.
Guglielmo Marconi aveva anche il senso dello showbiz, oltre che un incredibile talento per la fisica. Fu la cosa più simile a una figura che insieme riassumeva personaggi che oggi sono incarnati nell’immaginario collettivo da Steve Jobs, Elon Musk, Mark Zuckerberg. Insomma, un uomo di una modernità assoluta. Accendere la luce in Australia a Sidney dalla sua Elettra, ormeggiata al porto di Genova, è un gesto dimostrativo spettacolare paragonabile ai non sempre felici tentativi di Musk di andare nello spazio.
Gli imbrattatori invece usano uno slogan che sa un po’ di Futurismo, straordinario movimento avanguardistico, e un po’ di retorica fascista, del resto anche Marinetti divenne accademico d’Italia. “Creare è distruggere”, denunciando non solo il fascismo di Marconi ma anche le sue invenzioni considerate anch’esse strumento del fascismo, una visione tra il luddismo e Morpheus di Matrix, usando però proprio Facebook per propagandare il loro gesto.
Spero di essere riuscito a spiegare perché Marconi non è il generale Robert Edward Lee – ammesso che la statua equestre del generale americano meritasse di essere rimossa – ma uno dei più grandi geni dell’umanità, il cui esempio è diventato un topos da seguire ed imitare per tutti si suoi successori, direi una matrice.