Ecologisti sparsi nelle urne romane

Alle prossime elezioni comunali romane saranno presenti almeno cinque liste ecologiste, una specie di record. Anche perché in Italia l’effetto Greta Thunberg finora non ha funzionato, a differenza di altri Paesi europei dove i verdi hanno registrato risultati importanti.

Tre liste ecologiste corrono con il candidato sindaco del centrosinistra, Roberto Gualtieri: Europa Verde, cioè la nuova veste della federazione dei Verdi, quelli del Sole-che-ride; Roma Futura (che si definisce civica, ecologista, femminista) guidata dall’ex presidente del III Municipio – ed ex assessore all’Urbanistica della Giunta Marino, Giovanni Caudo, a cui partecipano i Green Italia, Possibile, Radicali Romani, Volt Italia e il movimento Pop che fa riferimento alla consigliera regionale Marta Bonafoni; infine, Sinistra Civica Ecologista, che mette insieme Liberare Roma (il movimento guidato da Amedeo Ciaccheri, presidente uscente dell’VIII Municipio), Sinistra X Roma (quella di Stefano Fassina, che ha corso nelle primarie del centrosinistra).

La quarta concorrente è la lista Roma Ecologista che sostiene, insieme al M5s, la candidatura della sindaca uscente, Virginia Raggi. Il deus ex machina, in questo caso, è Alfonso Pecoraro Scanio, ex ministro ed ex leader dei Verdi, che da tempo è un grillino convinto. Insieme a lui Alessandro Bianchi, ex ministro delle Infrastrutture del governo Prodi.

Infine, Roma per l’ecologia integrale è il nome della lista che sostiene Paolo Berdini, già assessore all’urbanistica della giunta Raggi, poi dimessosi in seguito a contrasti con la sindaca.

Ci sarebbe anche una sesta lista: quella di Rivoluzione Animalista, che sostiene il candidato di centrodestra Enrico Michetti e si definisce ambientalista.

Verdi, Green Italia e Possibile erano alleati alle ultime elezioni europee (senza riuscire a eleggere nessuno), ma l’idillio è durato poco, anche se tutti fanno riferimento ai Verdi europei. Del resto, anni fa Verdi e Green sono stati anche sul punto di  fare un partito insieme, saltato poi per le opposizioni interne e una serie di strascichi legali. A peggiorare le cose, nei mesi scorsi, è stata la decisione del Sole-che-ride di Angelo Bonelli e soci di togliere il simbolo che avevano accordato a Facciamo Eco, il mini gruppo parlamentare costituito dai deputati Rossella Muroni (ex presidente di Legambiente ed ex Sinistra Italiana), Alessandro Fusacchia (ex +Europa) e Lorenzo Fioramonti (ex M5s ed ex, per pochissimo tempo, ministro dell’Istruzione), rei di sostenere il governo di Mario Draghi, giudicato poco ambientalista. Ma i Verdi ce l’hanno anche con lo stesso Caudo, all’origine della scelta, ai tempi della Giunta Marino, di costruire lo stadio della AS Roma a Tor Di Valle, che hanno sempre contestato.
Il tentativo di fare una lista romana insieme dunque è saltato, anche se in un municipio, quello dell’Aurelio, i due raggruppamenti ecologisti dovrebbero correre sotto un unico simbolo.

Allo stesso tempo, la compagine di Caudo ha rotto con Fassina & compagni, con cui pure c’era stato un primo contatto. Pure Sinistra Civica Ecologista può vantare una quota green, grazie a Paola Balducci, ex deputata verde, ma sembra soprattutto il contenitore della sinistra oltre il Pd, ma che comunque resta nel centrosinistra. 

La Lista Civica Ecologista di Pecoraro Scanio (di cui Bonelli era il vice, di fatto, ai tempi in cui i Verdi avevano ancora una rappresentanza in Parlamento) è, come dicevamo, l’altra gamba dello schieramento che sostiene Raggi. Ma lo stesso M5s è stato un approdo per diversi elettori e attivisti ex Verdi: per esempio, l’ex assessora all’Ambiente Pinuccia Montanari. Mentre al Sole-che-ride si sono poi rivolti recentemente due dissidenti grillini: il consigliere regionale Marco Cacciatore – che in Consiglio regionale collabora spesso con Marta Bonafoni – e la consigliera comunale romana Simona Ficcardi, seconda nella lista dei Verdi al Campidoglio (il primo è l’attore Urbano Barberini).

Poi, c’è la scelta green della lista pro-Berdini, che invoca l’ecologia integrale: l’urbanista, che viene dal Pci e dal Partito della Rifondazione comunista, è stato per alcuni anni compagno di strada dei Verdi, prima di essere attirato per un po’ dalla sirena M5s. In realtà, la scelta di Berdini di candidarsi a sindaco è stata sostenuta da due forze politiche più rosse che verdi:  il Prc, appunto, e il Partito Comunista Italiano di Mauro Alboresi, una piccola formazione che simpatizza per la Cina e che ha ereditato il simbolo del Pci.

Infine, è in lizza anche Rivoluzione Animalista, il partito guidato da Gabriella Caramanica, che si definisce “una manager e imprenditrice di professione nel settore siderurgico e nei trasporti eccezionali e ferrostradali a livello nazionale” e che si era già candidata alle ultime elezioni regionali con la lista “Noi per Salvini”. Il presidente invece è Marco Strano, un criminologo già dirigente di Polizia. Dai punti del programma, si evince un certo interesse soprattutto per gli animali domestici.

Finora, dicevamo, l’effetto green non pare aver funzionato granché, nella politica italiana, al contrario di quanto succede invece nel mondo della comunicazione aziendale, dove la sostenibilità è diventata una sorta di mantra. Insomma, tira il bio, tirano le energie rinnovabili ma non tirano le liste verdeggianti. Eppure la politica romana, soprattutto a sinistra, quest’anno sembra aver deciso di puntare sulla carta ecologista. Greenwashing o scelta strategica?

[Foto di Garry Knight diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]

 

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