Il monumento alla porchetta a Trastevere
È lì, in uno dei distretti principali dello street food e della movida romana. Il porchettone di travertino, bianco legato con un cavo di acciaio a simulare il cordame che di solito avvolge la Porchetta di Ariccia IGP, giace su un piedistallo e su quello che ha tutta l’aria di essere un tagliere.
Siamo dietro Piazza Trilussa, tra via della Scala e via della Lungara, dietro il Lungotevere: un posto dove i ragazzi, e spesso anche i turisti, vengono a bere a mangiare qualcosa al volo, un Trapizzino, un pezzo di pizza, un supplì oppure appunto un panino con la porchetta, per poi proseguire nel casino e nello sbevazzamento e nel rimorchio, immagino e spero, notturno.
Piazza San Giovanni della Malva è un posto delizioso anche di giorno, quando la sua principale attrazione, oltra la chiesa che dà il nome alla piazza, è un fruttarolo dai prezzi degni di una gioielleria, in cui lavora anche un giovane garzone, forse bengalese, certamente musulmano.
Il biancore della scultura spicca nella piazza semivuota: ogni tanto qualcuno si ferma tutti fotografano, i commenti sono tutti inorriditi, ma in qualche modo anche divertiti. «Noooo! Ma che è? Nun po’ esse’». Vecchi, giovani, bardotti tutti ci fermiamo gli giriamo intorno lo ispezioniamo e alla fine un sorriso ci sfugge e una foto gliela facciamo.
L’opera ha un nome didascalico forse oltre il giusto, ma chiaro: Dal Panino si va in Piazza, ed è di Amadeo Longo, credo uno studente del Rufa (Roma University of Fine Art) https://www.unirufa.it/
Per chiarezza: si tratta di un’installazione provvisoria promossa, e immagino finanziata, dal Primo Municipio. Passando il cellulare sul QR code posto sotto il muso del suino, si finisce proprio in una pagina del sito del Rufa , che spiega della provvisorietà e del contesto delle installazioni, anche se del maialotto nostro non c’è ancora nessuna traccia.
In compenso si spiega che nello sviluppo delle ipotesi progettuali, si è considerato prioritario il posizionamento temporaneo delle opere e la correlata necessità che le strutture siano completamente autoportanti. Tali interventi artistici sono da intendersi quali lavori contestualizzati negli spazi urbani del centro storico di Roma, individuati al fine di una valorizzazione delle riqualificazioni avvenute. Nel considerare il rapporto tra le opere ed il contesto storico, culturale ed artistico, si è ritenuta la significativa congruenza tra il luogo e la tematica quale elemento di connotazione delle stesse.
Il monumento alla porchetta o Dal panino si va in piazza comunque ancora non è stato inaugurato ufficialmente e nonostante le parole un po’ retoriche ma molto inclusive del progetto (Leggerezza, Ossigeno, Respiro, Vita, Energia) ha suscitato subito una levata di scudi, soprattutto dal mondo animalista.
Gli animali non sono panini, dicono gli animalisti
Immediatamente la Lega Antivisezione ha diffuso un comunicato per disapprovare, e sui social molti tra vegani e animalisti si sono ribellati all’idea, esprimendo concetti non sempre condivisibili da tutti, ma forse più diffusi di quanto immaginiamo, che potremmo riassumere nella frase: «Gli animali non sono panini ma esseri senzienti».
E ancora: «L’arte non è arte se calpesta la sensibilità delle persone. Tale scelta è emblematica del livello di consapevolezza e della visione che ancor oggi certi amministratori pubblici hanno della questione animale».
L’opera è provvisoria, la nostra tolleranza?
Uno dei passanti con cui mi metto a commentare la cosa prima mi dice che si tratta di un’oscenità, poi fa una foto e si mette a scherzare con il garzone del negozio, dicendogli che se non si comporta bene, al posto del maiale lì tutto legato come un salame ci metteranno lui. Trovo questo un po’ oltre il limite del cazzeggio romanesco, ma tant’è.
L’opera, che ha anche il patrocinio del Mibac e del Campidoglio, ha già cominciato a diventare oggetto di graffiti e scritte che tentano blasfemi giochi di parole.
La vicenda ricorda per certi versi un’altra statua pietra di scandalo, quella in piazza Sempione che il presidente del Terzo Municipio voleva solo spostare.
Chissà se non interverranno anche le comunità religiose per le quali il maiale è un animale impuro. In ogni caso, abbiano tutti bisogno di diventare un po’ più tolleranti gli uni con gli altri. Vedremo che fine farà il porchettone di San Giovanni della Malva, se qualcuno si sentirà in dovere di mutilarlo o farlo a pezzi, come un moderno vitello d’oro del politicamente scorretto.