La destra candida due “quasi centrosinistri”
Se fare una campagna frontale contro Virginia Raggi, con cui pure già il Pd è pronto, come è noto, a collaborare al ballottaggio, è un’impresa difficile, lanciare una campagna antifascista contro il ticket Enrico Michetti & Simonetta Matone, appena scelti dal centrodestra per la sfida al Campidoglio, rischia oggi di essere ancora meno credibile, per il centrosinistra.
La carica antifascista non funzionò manco contro Gianni Alemanno, un esponente della destra sociale che non ha mai fatto mistero delle sue simpatie, figuriamoci contro una magistrata come Matone, da anni apprezzata giudice minorile, che ha istruito il primo processo nel Lazio contro i cosiddetti naziskin e ha lavorato per anni con Giuliano Vassalli, socialista e antifascista doc.
Michetti, avvocato e imprenditore, professore universitario, è divenuto popolare (moderatamente popolare) grazie ai suoi interventi dai microfoni di Radio Radio, una radio dai toni accesi, ma è difficile presentarlo come un postfascista. E ha sempre avuto rapporti cordiali e di lavoro con amministrazioni ed esponenti di centrosinistra.
Dice: sì, ma Michetti ha delle uscite chiaramente di destra, tipo quella che fare il saluto fascista è più igenico o che in Italia non serve una commissione d’inchiesta su razzismo e antisemitismo, anzi, chi la vuole complotta con le multinazionali. Be’, se facciamo la lista di esponenti omofobi, antiabortisti e di destra, ma anche soltanto conservatori, o turboliberisti in economia, transitati per le fila del Pd, hai voglia a trovarne, di Michetti.
Dice: allora dai addosso alla sinistra, pure tu. No. Dico che il centrosinistra è già partito male, trascinandosi per mesi nel giochino del candidato forte: prima David Sassoli, e poi Enrico Letta, e poi Roberto Gualtieri, eppoi Nicola Zingaretti – che però non è riuscito a far ritirare Virginia Raggi – eppoi di nuovo Gualtieri, però con la sceneggiata delle primarie (perché tutti sanno che il candidato ufficiale dei vertici del Pd è Gualtieri). Ora, stretto tra il centrosinistra tecnocratico di Carlo Calenda, l’alleata-non-alleata Raggi e il centrodestra di Michetti & Matone, il candidato Pd-centrosinistra non può limitarsi a stare a galla, deve proporre un’idea, lanciare un progetto, coinvolgere l’elettorato, provare soprattutto a suscitare entusiasmo, se vuole vincere le elezioni.
Sarei tentato di dire, alla Nanni Moretti: dica una cosa di sinistra (qualunque cosa questo significhi, beninteso).
Perché è chiaro che Raggi punterà a fare il pieno del suo zoccolo duro, dopo essere riuscita a recuperare consensi come nessuno di noi credeva mai sarebbe accaduto, chiedendo altri 5 anni. Calenda prenderà i voti di quelli che non vogliono sentire parlare né del M5s né di Raggi e che vogliono efficienza, ma non amano la destra caciarona. Michetti potrà giocare a tutto campo, dalla citata destra caciarona ai moderati passando per quelli che possono votare (e digerire) quasi tutti i candidati da un’elezione all’altra.
E il candidato di centrosinistra che farà?