Canitano: dare diritti e non elemosine
Elisabetta Canitano è una donna energica e combattiva. Esponente di spicco di Potere al Popolo, è abituata a fare politica come si faceva una volta: è una di quelle persone che trovi sempre in giro coi banchetti e col megafono, a distribuire volantini, mentre di fianco a lei sventolano le bandiere rosse. È una di quelle persone che girano per le periferie: da Tor Bella Monaca, a Centocelle, a Cinecittà. Oppure è a Velletri, a lottare contro l’impianto a biometano, o a Rocca Cencia, dove va a protestare contro il TMB, insieme ad Ascanio Celestini.
Ma lo stesso giorno puoi trovarla anche davanti al MIUR, il Ministero per la Pubblica Istruzione, o al presidio per gli AEC, proprio quello in cui è impegnata quando ci sentiamo: “AEC è una sigla che significa Assistenti Educativi e Culturali, cioè gli assistenti scolastici di sostegno – mi spiega – Vivono una condizione di disgrazia assoluta. Gli termina il contratto quando finisce la scuola, quindi d’estate non prendono un soldo, ma ho scoperto anche che, se il bambino si sente male, non gli pagano la giornata. Cioè, loro vanno la mattina alle otto per prendere servizio e si possono sentire dire che il bambino ha la febbre e devono tornare a casa. Così, senza avere diritto a nulla”.
Elisabetta Canitano, mentre mi parla di queste cose, ha il tono schietto, diretto e anche un po’ aspro di chi prende molto sul serio le situazioni che affronta, di volta in volta, nel suo impegno politico, identificandosi in quelle vicende, come se le stesse vivendo davvero sulla propria pelle.
Insieme a lei ragioniamo sulle imminenti elezioni romane, ma non solo. La sua passione vulcanica, ci porta infatti anche a spaziare su argomenti di diverso respiro: dalla sanità pubblica – vista la sua professione medica – al suo giudizio sul centrosinistra, in apparenza vicino politicamente, ma che lei e il suo movimento valutano, concretamente, come il peggiore dei nemici per le classi popolari.
Si avvicinano le elezioni comunali romane e Potere al Popolo sembra intenzionata a partecipare in modo indipendente, con un proprio candidato. E quel candidato sembrerebbe essere proprio lei. Mi conferma questa scelta?
La frase tecnica, quella che noi politici diciamo in questi casi, è mi sono messa a disposizione. Quindi diciamo di sì, poi vedremo che succede nei prossimi mesi. Per quanto riguarda Potere al Popolo, l’intenzione sarebbe quella di presentarci a Roma insieme a una coalizione di sinistra. Questo è il nostro desiderio di fondo, per il quale abbiamo già fatto incontri con la Confederazione delle Sinistre e con altre forze. Ovviamente, quando parlo di sinistra non intendo certo il centrosinistra e men che mai il PD.
Escludete dunque a priori una vostra collaborazione con il PD?
Deve essere molto chiara, per chiunque voglia entrare in una coalizione con noi, la considerazione che abbiamo del PD. Cioè che è un partito neoliberista, al servizio di Confindustria, responsabile della perdita dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici di questo paese, insieme alla CGIL. Quindi bisogna accordarsi sulla base di questa visione.
E per quanto riguarda le altre forze di centrosinistra?
Abbiamo avuto esempi lampanti di come si comportino certe presunte forze di sinistra alla prova dei fatti. E di come siano subalterne al PD. Ad esempio, un anno fa ci furono le suppletive di Roma centro, quelle che hanno eletto Roberto Gualtieri alla Camera dei Deputati. Erano un’occasione perfetta per creare una collaborazione fra le forze di sinistra alternative al PD, anche in vista delle prossime comunali. E invece, una persona come Stefano Fassina ha avversato questa possibilità, appoggiando apertamente Gualtieri, senza alcuna evidente motivazione ideale e politica, visto quanto aveva dichiarato fino al giorno prima. O vogliamo parlare di Nicola Fratoianni, che per accreditare tutto come sinistra, porta in barca con Carola Rackete persone come Matteo Orfini e Graziano Delrio? Insomma, quella zona di confine in cui il PD e i suoi alleati si travestono da sinistra, è una cosa che non ci riguarda.
Il PD è un partito neoliberista, responsabile della perdita dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici di questo paese, insieme alla CGIL
Parliamo per un attimo di lei: chi è Elisabetta Canitano? Ci racconti, sinteticamente, la sua storia.
Io sono un medico, anzi una medica. Una ginecologa. Ho cominciato a lavorare nel servizio pubblico quando avevo ventisei anni e per tutta la vita ho difeso la sanità pubblica, non facendone solo una questione teorica e di principio, ma lavorando concretamente e continuativamente in ambito pubblico. Ho partecipato a un grande momento di ristrutturazione del servizio pubblico ginecologico, un periodo in cui siamo riusciti a realizzare cose meravigliose e impensabili fino ad allora. Fra queste, anche una casa del parto in acqua, attivata nei giardini dell’ospedale Grassi di Ostia, totalmente gratuita. Unica in Italia. Una realtà che la giunta regionale di Renata Polverini a suo tempo sostenne e che quella di Nicola Zingaretti ha invece chiuso. Questo sia detto sempre a proposito di PD e centrosinistra, un centrosinistra che ha un evidente odio per il servizio pubblico e procede a una demolizione sistematica di tutto ciò che è collettività e welfare.
È qui che la chiacchierata si allarga su temi che spaziano verso orizzonti più ampi di quello romano, affrontando la questione della sanità, tanto più importante in un momento di pandemia come l’attuale. E la questione dell’associazionismo.
Lei capisce che se Zingaretti ha tenuto per tutti questi anni alla direzione della sanità un uomo di Confindustria, come Renato Botti, questo è il segno della progressiva abolizione della sanità pubblica. Io mi sono battuta tantissimo contro questo, lavorando, ma anche attraverso la mia associazione. E qui potremmo aprire un altro fronte, perché il terzo settore sta diventando un orrore, perché significa carità anziché diritti per chi ne usufruisce e lavoro precario per chi vi opera. Comunque ho aperto una associazione anche io, si chiama “Vita di donna”, dove faccio informazione scientifica e sanitaria gratuita, altra cosa che la Regione non fa attraverso la sanità pubblica. Così come non compra le spirali per i consultori, lo abbiamo fatto noi con l’associazione. Mi scusi se parlo male della Regione e di Zingaretti, ma c’è anche da dire che io vengo da lì. Alla sua prima elezione facevo parte del forum salute che lo sosteneva. Salvo poi scoprire che una volta eletto ha fatto l’esatto contrario di ciò che ha promesso.
Crediamo che ci si potrà curare solo se si è ricchi. Ma non è neanche così, perché la sanità privata fa male a tutti, anche ai ricchi
Il dente è rimasto avvelenato ed Elisabetta Canitano rincara la dose.
Lo scandalo è nell’appoggiare strutture private come il Campus Biomedico, per le sue attrezzature all’avanguardia, inaugurate dallo stesso Zingaretti, quando le stesse attrezzature sono, ad esempio, nei sotterranei del San Giovanni, pubblico, e lasciate lì a fare ruggine. Questo, oltre tutto, ci abitua a pensare che ci si potrà curare solo se si è ricchi. Ma non è neanche così, perché la sanità privata fa male a tutti, anche ai ricchi. Ne ha fornito una prova la Lombardia in questa pandemia: i più ricchi, i più privatizzati, i più assicurati e al tempo stesso i più pesantemente colpiti dal virus.
Parte a questo punto una pesante critica a una politica fatta troppo spesso solo di virtualità e di parole.
Anziché agire su cose basilari e pratiche, o sul controllo e la gestione delle strutture pubbliche e private, si sperperano soldi sulla digitalizzazione, creando cose come l’App Immuni o MioDottore, che poi si è visto non funzionano. Nel sud del Lazio si sono chiuse strutture dicendo che sarebbero state sostituite dalla tele medicina. È rimasto tutto lettera morta. Si sono annunciate pomposamente le aperture di nuove Case della Salute, salvo scoprire che sono semplicemente i poliambulatori che c’erano prima. Io chiamo tutto questo col nome di una nuova patologia: l’annuncite. Si fanno annunci roboanti. Non ci si cura che corrisponda a qualcosa di concreto. Eppure molte cose si possono fare, senza costi proibitivi e senza difficoltà insormontabili.
Lei sta parlando, però, più da ipotetica candidata alla presidenza della Regione, che da candidata sindaca, o mi sbaglio?
Questo perché si pensa che il Comune non abbia competenza sul piano della sanità. Il che però non è del tutto vero, perché il Sindaco è il garante della sanità per i suoi cittadini e delega per ogni Asl un cittadino che riporti le lamentele di quella zona.
Al di là della sanità, un Sindaco ha però diverse gatte da pelare. Quali sono secondo lei i problemi più spinosi della nostra città?
Le tragedie che sono in capo a un comune sono diverse, certo. Prima di tutto la casa. Non è possibile far partire la vendita delle case popolari! L’Ater le deve gestire. Tutti devono avere un tetto sopra la testa. È inutile mettere gli uni contro gli altri gli occupanti e gli assegnatari. Sono comunque persone che hanno bisogno di una casa. Bisogna ascoltare e soddisfare le necessità di entrambi. Parliamo, oltre tutto, di persone che spesso vivono con non più di 400 euro al mese. E allora cosa si fa? La soluzione adottata da chi ci governa ora, è che si regala loro del cibo. Che è una cosa moralmente orribile. Si fa elemosina calata dall’alto a gente che avrebbe dei diritti.
Se tu hai interessi con i palazzinari, o con chi gestisce la discarica dei rifiuti, difficilmente troverai soluzioni a questi problemi
Oltre alla casa, quali sono le altre priorità cittadine?
Sicuramente c’è il problema dei rifiuti. Perché anche qui non si governano e si lascia tutto al caos. Bisogna aumentare la differenziata, bisogna entrare nell’ottica di produrre meno rifiuti. E non bisogna fare come a Rocca Cencia dove ora pare vogliano aprire un nuovo impianto, fregandosene della salute e delle proteste dei cittadini. Mi rendo conto che gestire i rifiuti di una città come Roma è un grosso problema, ma occorre organizzarsi e soprattutto far partire davvero il porta a porta.
Perché finora non è avvenuto?
È chiaro che se tu hai interessi con i palazzinari, che sono i veri padroni di Roma, oltre che interessi con chi gestisce la discarica dei rifiuti o l’inceneritore, difficilmente troverai soluzioni a questi problemi. Continuerai piuttosto a fare colate di cemento, discariche, inceneritori, a produrre tonnellate di rifiuti e a consumare suolo.
La terza questione secondo lei prioritaria?
I trasporti. È chiaro che una delle metropoli più importanti del mondo deve porsi il problema di come trasportare la gente. E in periodo di Covid è tanto più grave andare così, a caso, senza una progettualità chiara, senza un piano generale e coordinato. In questo modo abbiamo centinaia di migliaia di cittadini che obblighiamo ad andare in macchina. Perché le persone utilizzerebbero senza problemi i mezzi pubblici se funzionassero. L’unica, ipotetica, soluzione che vedo proporre dall’attuale amministrazione è quella delle piste ciclabili. Per carità sono totalmente a favore della mobilità sostenibile, ma può essere un aiuto, però non è la soluzione. Anche perché in questo modo escludiamo migliaia di adulti, che per età e per condizione fisica, in bicicletta non possono andare. Anche e soprattutto a loro va garantito un efficiente sistema di trasporto.
Facciamo un gioco di fantasia: lei ha vinto le elezioni ed è diventata la nuova sindaca. Cosa immagina accadrà a Roma da qui a un anno? E dopo cinque anni? E dopo dieci?
Da qui a una anno la immagino una città dove condividere con i cittadini dove vogliamo andare. Che nulla venga fatto prendendo le decisioni in segrete stanze e poi fatte calare dall’alto. Un grande momento in cui sviluppare idee, progetti, in condivisione. Di qui a cinque anni ritengo si possa definitivamente risolvere la questione casa e capire cosa fare con i rifiuti, che sono anche un grande problema di salute. Da qui ai dieci anni penso che sarà costruita una mobilità che potrà liberare le persone sia dal passare ore in macchina, sia dall’essere uccisi lungo la strada, come a Roma purtroppo avviene troppo spesso.
Se non si parte dai bisogni dei cittadini, non si va da nessuna parte
Anche da parte di chi fosse d’accordo con le sue idee e il suo programma, di sicuro, a sinistra, scatterà presto un coro inneggiante al “voto utile”, che vi accuserà, con la vostra presenza sulle schede elettorali, di fare il gioco della destra e di consegnare quindi il Comune di Roma a presunti “barbari”. Lei cosa risponde in proposito?
Il cosiddetto centrosinistra, con le sue politiche neoliberiste, ha fatto in modo che fosse la destra a raccogliere le istanze delle persone, soprattutto di quelle meno abbienti. Quindi è esattamente il contrario di quello che si dice: non siamo noi che facciamo vincere la destra, ma questo avviene per colpa del PD e dei suoi alleati, ormai incapaci di dialogare con le periferie. Chi favorisce le destre è chi ha smesso di pensare ai diritti dei cittadini. Noi siamo il baluardo alla destra.
In conclusione, cosa augura alla Capitale e cosa dovrebbe fare chiunque ne dovesse diventare il nuovo sindaco?
Scendere nella città, raccontare cosa vuole fare e ascoltare i bisogni dei cittadini. Lo so che sembra banale, ma se non si parte dai bisogni dei cittadini, non si va da nessuna parte.
sei brava, ma condividi il deficit di cultura politica che ci affligge tutti da troppi anni: per dire, Fratoianni se va a testimoniare solidarietà a Carola e ai suoi migranti oggetto delle violenze verbali e delle minacce di Salvini e della Maggioranza Silenziosa trasversale che incombe, fa benissimo a coinvolgere anche esponenti politici moderati come perfino Delrio, perché sottrae questi al fronte avverso e rende più forte politicamente e mediaticamente l’impresa, per quello che questa può valere; l’obbiettivo non è mostrare al mondo chi è veramente di Sinistra ma costruire solidarietà coi migranti e con chi li aiuta concretamente. Quindi sbagli a criticare, in questo caso, e forse anche in qualche altro. Comunque buon lavoro e in bocca al lupo, a noi tutt*