Shaza Saker, sindaca di Hummustown
C’è l’hummus, ci sono i falafel, forse tra i piatti più conosciuti di origine medio orientale, oramai entrati nelle abitudini dei romani. Ma anche il mutabbal (salsa a base di melanzane affumicate o barbabietole, mescolate con yogurt, tahini, olio di oliva, sale, limone) o i kebbeh balls (burgul, carne e pinoli) o la moussaka siriana. Sì, perché in questo caso parliamo di Siria, di cucina siriana a Roma, che grazie ad Hummustown si sta diffondendo nella nostra città. Un food dellivery che nel primo lockdown ha avuto un’impennata e che continua a suscitare interesse in tante famiglie costrette a casa in questo lungo periodo di pandemia. Dietro questa cooperativa solidale ci sono Shaza Saker (che abbiamo intervistato per email) e un gruppo di profughi.
Shaza Saker, come inizia Hummustown?
Nel marzo 2017, con il continuo afflusso di rifugiati siriani, in Europa, a causa della guerra in Siria, ne avevo abbastanza di sentirmi triste, frustrata e impotente, guardando la situazione di tanti innocenti costretti a fuggire dalla loro patria solo per affrontare incognite scoraggianti e denigranti. Piuttosto che aspettare un cambiamento positivo che speravo si realizzasse, decisi che IO volevo essere quel cambiamento.
Tu sei nata a Damasco, da genitori siriani, ma sei vissuta quasi sempre a Roma. Hai la nazionalità italiana, e lavori alla Fao. Qual era il problema?
Mi accorsi che il problema principale che i rifugiati siriani affrontano quando arrivano in Italia è che, nonostante le competenze o i talenti che portano dal loro paese d’origine, si trovano in uno svantaggio immediato, perché mancano i principi chiave per l’integrazione e la ricerca di un guadagno redditizio. Non parlano la lingua e non hanno una rete che li supporti e che consentirebbe loro di esplorare l’opportunità di reddito. A questi rifugiati vulnerabili, occorrerebbero anni e anni di formazione linguistica e professionale per iniziare a essere produttivi ed economicamente redditizi.
E dunque?
È così che mi è venuta l’idea di “Hummustown”. Il modo migliore per questi rifugiati di iniziare a guadagnare un reddito onesto e dignitoso è quello di permettere loro di offrire l’unica specialità che trascende tutti i confini: la loro deliziosa tradizione culinaria siriana.
Che tipo di supporto hai fornito?
Insieme ad amici, colleghi e famigliari abbiamo dato una mano per superare le barriere linguistiche, di rete e di capitali, con donazioni benefiche e così sostenere l’inizio dell’attività. Questo si traduce in cucine igieniche per preparare e confezionare il cibo, un sito web per promuovere le attività del progetto. E poi, non meno importante, le reti sociali e commerciali intorno a Roma per promuovere il progetto e permettergli di trovare un’iniziale clientela.
Quante persone sono coinvolte?
In questo momento siamo in 15 (9 siriani, 2 palestinesi, 1 keniota e 3 italiane). Sin dall’inizio dell’iniziativa abbiamo aiutato più di dieci rifugiati a diventare economicamente più indipendenti e, di riflesso, più integrati nella vita romana.
Cos’è cambiato nella loro vita, con Hummustown?
È diventata il punto di appoggio sia economico (noi prestiamo soldi – a tasso zero 🙂 che culturale (gli offriamo corsi d’italiano certificati). Sanno che troveranno supporto anche morale, un pasto caldo, persone che potranno sostenerle anche emotivamente.
Quando scrivi che prestate soldi a tasso zero, cosa intendi?
Quando possiamo, cerchiamo di prestare soldi ai nostri ragazzi per aiutarli ad affrontare delle spese che altrimenti non potrebbero affrontare. Poi con il loro lavoro ripagano piano piano questo debito.
Come e quanto vengono pagate le persone coinvolte?
Vengono pagate alla fine di ogni giornata lavorativa 50 euro e gli viene offerto colazione, pranzo e cena.
Quali sono i piatti preferiti dai romani?
Hummus, mutabbal, musakaa, riso & shawerma, kebbeh balls, tabbouleh bianca, baklawa.
Ci puoi far conoscere qualche piatto?
Musakaa: piatto a base di verdure, melanzane, cipolle e pomodoro preparato in padella con aggiunta delle nostre spezie. Perfetto abbinato con il nostro riso siriano, oppure con il pane!
Come avvengono le consegne?
Noi pubblicizziamo Hummustown principalmente attraverso Google, Facebook, e Instagram. Abbiamo pure una newsletter settimanale. Tramite queste piattaforme condividiamo i nostri menu, sia quello à la carte che i menu promozionali. Gli ordini possono essere mandati sia via Whatsapp che via Email. Abbiamo un numero dedicato solo per gli ordini, 3385827961, dove risponde la nostra bravissima Giusy. Le consegne vengono gestite da noi, e la consegna avviene in tutta Roma, anche fuori dal Raccordo. Tutto viene preparato espresso e non abbiamo nulla di congelato.
Con quale speranza nel cuore vivono i rifugiati che lavorano con te?
Di avere un lavoro continuo, di poter mettere da parte dei soldini con i quali riuscirete a vivere bene qui a Roma e riuscire a mandare soldi alle loro famiglie in Siria. E perché no, tanti di loro, se la situazione lo permettesse tornerebbero nella loro patria…