RR Sound: Esteban Vivaldi, Tropicalia
Da piccolo, quando vivevo in Cile, ascoltavamo bossa nova in casa: Chico Buarque, Caetano Veloso, Vinicius de Moraes e Gilberto Gil hanno accompagnato la mia infanzia senza che me ne rendessi conto. In Cile vivevamo sotto la piú dura dittatura del continente e la musica che arrivava dall’immenso Brasile sembrava una boccata di ossigeno. Ho scoperto poi che anche il Brasile in quegli anni viveva sotto dittatura, ma i suoi musicisti non erano stati fatti sparire come da noi. Ancora oggi ascoltare “O que será” di Chico Buarque mi genera un’angoscia indescrivibile e, forse per questo, non l’ho voluta mettere in questa playlist. Ho scelto invece l’altra vena principale della musica brasiliana, il Samba.
[Qui il link alla playlist su Spotify in formato gratuito. In fondo al post, il player per ascoltare direttamente]
É interessante scoprire che il Samba, ai suoi albori, era proibito. Era la musica della favela, dei poveri, dei diseredati e dei poco di buono, come il Jazz negli Usa. Poi, col tempo, nel tentativo di unificare un paese enorme come il Brasile e dargli un’identitá comune, il Samba é stato eletto a musica nazionale. Oggi, le nueve generazioni non lo conoscono e preferiscono altri ritmi come il Funk, l’Axê o il Sertanejo. Ma in questa playlist ho messo anche alcuni pezzi che non sono ascrivibili come Samba, ma come musica tradizionale del Sertão, dell’entroterra brasiliano, dove, si dice, sia nato il Samba piú primitivo, il “Samba raíz”, prima di spostarsi nelle grandi cittá e “carnevalizzarsi”.
Alcuni dicono che in America Latina i grandi romanzieri sono argentini, i grandi poeti sono cileni e i brasiliani sono i migliori musicisti. Ma io credo che qui la musica si é unita alla poesia e alla prosa generando grandi poeti e narratori travestiti da canzonieri.