Tirar giù Madonne?
Quella che sto per raccontarvi sembra quasi la sceneggiatura di un film. Uno di quelli ispirati ai testi di Giovannino Guareschi, l’autore di novelle al tempo stesso profonde e divertenti, che raccontano di un’Italia appena uscita dalla guerra e spaccata in due. Quella che sto per raccontarvi è la storia di uno scontro e di una sfida: da una parte c’è una giunta municipale di centrosinistra, dall’altra c’è un combattivo parroco. Su entrambi i fronti, tutti sono assolutamente convinti di interpretare al meglio le esigenze del popolo. Motivo della contesa: il previsto spostamento di una statua della Vergine Maria.
A qualcuno forse è già venuta in mente la trama di “Don Camillo monsignore ma non troppo”, quarto film della famosa saga con Gino Cervi e Fernandel: una vicenda nella quale il buon Peppone, comunista mangiapreti e per lunghi anni già sindaco di Brescello, vorrebbe far spostare la statua della Madonnina del Borghetto, per consentire la costruzione di nuove case popolari – necessarie alle esigenze abitative della popolazione locale – trovando però l’acerrima opposizione del focoso Don Camillo.
Ebbene sì, le vicende di cui vi parlerò appaiono sorprendentemente simili, eppure non è una storia di fantasia e i contendenti, stavolta, sono persone reali. Ci troviamo a piazza Sempione, cuore di Montesacro, terzo Municipio della Capitale, Roma nord. E non siamo negli anni Cinquanta, ma nel 2021.
Da una parte, dicevamo, c’è una giunta di centrosinistra, quella guidata da Giovanni Caudo. Urbanista, già assessore e uomo di punta nella giunta capitolina guidata da Ignazio Marino, Caudo è indicato come uno dei possibili futuri candidati alla carica di primo cittadino. Il suo ufficio è nel bel palazzo anni Venti di Piazza Sempione, un edificio costruito dall’architetto Innocenzo Sabbatini, in cui ha sede il terzo Municipio.
Sull’altro lato della stessa piazza, a non più di qualche metro di distanza, c’è anche la Chiesa dei Santi Angeli Custodi, di cui da molti anni è parroco Don Mario Aceto (nomen omen, si potrebbe aggiungere con un filo d’ironia). Nel bel mezzo di quella piazza, equidistante fra la parrocchia e il Municipio, a fungere da centro geometrico, ma anche da spartitraffico per le numerose macchine che sfrecciano ogni giorno, c’è la statua della Madonna della Misericordia, lì collocata fin dal lontano 1948.
Il restyling di Piazza Sempione
Giovanni Caudo e la sua giunta, insediatasi nel 2018 e ormai a fine mandato, vogliono lasciare un segno e un lascito per i cittadini. Per migliorare l’aspetto e la vita del quartiere, pensano dunque che Montesacro abbia bisogno di un’importante area di incontro pubblico, un centro di ritrovo e di passeggio, una sorta di moderno agorà. Quale spazio migliore, per assolvere a questa funzione, di piazza Sempione, quel luogo elegante, progettato un secolo fa, alla fine della belle époque, dall’architetto e urbanista Gustavo Giovannoni, nato proprio per essere il salotto buono del quartiere?
Un salotto che però non è più tale da molti decenni. Purtroppo né Giovannoni, né Innocenzo Sabbatini, l’architetto che realizzò il palazzo oggi sede del Municipio, né chi venti anni dopo decise di collocare al centro della piazza una statua della Vergine, avevano infatti previsto il grande sviluppo che avrebbe ottenuto l’automobile di lì a pochi anni.
Oggi quella piazza, ideata dagli urbanisti degli anni Venti, è diventata un parcheggio e un luogo di passaggio – e non di passeggio – per le numerosi autovetture provenienti da via Nomentana.
Il primo passo da compiere, dunque, sarebbe quello di pedonalizzare la piazza. Stando attenti però a non paralizzare il traffico della zona, che oggi utilizza piazza Sempione come importante snodo.
Per risolvere il problema, Caudo decide di affidare all’architetto Maurizio Bradisca il delicato compito di studiare il modo migliore per realizzare questa trasformazione. Lo Studio Bradisca si mette subito all’opera e il progetto che ne viene fuori sembra piuttosto convincente.
Viene prevista la pedonalizzazione dei due terzi della piazza, con una grande area pedonale davanti la sede del Municipio e un’altra leggermente più piccola davanti la Chiesa. Rimane comunque un piccolo spazio per il deflusso delle autovetture, riuscendo così ad evitare un impatto troppo pesante sul traffico del quartiere.
Resta però un ultimo nodo: quello della Madonna della Misericordia. Infatti la statua, nell’attuale collocazione, finirebbe per trovarsi lungo il nuovo percorso ora previsto per le autovetture, rischiando così di diventare un ostacolo e un pericolo per gli automobilisti.
Lo Studio Bradisca ha però l’intuizione che la questione possa risolversi facilmente, spostando di alcuni metri la statua, per collocarla davanti al sagrato della Chiesa, in asse con la facciata dell’edificio sacro.
Giovanni Caudo, che nel frattempo ha anche trovato i fondi necessari per finanziare i lavori, è entusiasta. Talmente entusiasta che decide di affidare ad uno dei principali quotidiani nazionali, “La Repubblica”, la divulgazione del progetto. Il 25 gennaio di quest’anno, a firma di Paolo Boccacci, viene pubblicato un articolo esplicativo, dal titolo “Roma, la nuova piazza Sempione: due aree pedonali e cambio di pavimentazione”.
L’idea di riqualificazione, presentata in questo modo ai cittadini, sembra dunque a un passo dal diventare realtà. Tutto appare risolto e tutti possono dirsi contenti.
Ma non è così, perché la vicenda, anzi, è appena al suo inizio, o meglio ancora all’antefatto. Caudo, infatti, non si è ancora reso conto di dover fare i conti con l’oste, che in questo caso ha soprattutto le fattezze di Don Mario, il parroco di piazza Sempione, oltre che di alcuni comitati cittadini e di vari politici locali.
I primi colpi del “fuoco amico”
Nessuno ha ancora idea di cosa si stia per scatenare. Il progetto, infatti, sembra effettivamente bello, utile e funzionale. Certamente qualche consigliere di opposizione storce il naso, balbetta qualcosa, ma all’inizio sembra farlo così, solo per dovere di firma, senza troppa convinzione, in automatico, come si fa sempre contro ogni scelta compiuta dal proprio avversario politico.
Non ci si preoccupa più di tanto nemmeno ai primi di febbraio, quando sull’edizione cartacea del quotidiano “Il Messaggero”, di proprietà della famiglia Caltagirone, appare un articolo molto critico e polemico, dal titolo “Piazza Sempione, residenti in rivolta contro il restyling”.
C’è da dire che fra Giovanni Caudo, che ai tempi della giunta Marino fu piuttosto attivo nel realizzare un progetto di massima per il nuovo stadio della Roma a Tor di Valle, e la famiglia Caltagirone, che da sempre ha avversato la realizzazione dello stadio in quell’area della città, non corre buon sangue. L’articolo viene perciò visto, dalla giunta del terzo Municipio, più come un colpo di coda per sistemare vecchie ruggini mai sopite, che come una vera critica diretta contro la pedonalizzazione della piazza di Montesacro.
Quello però che né Caudo né la sua giunta sembrano aspettarsi, è che all’improvviso, oltre agli attacchi del Messaggero, partano contro di loro anche i colpi del fuoco amico. La prima importante bordata che va a segno contro la riqualificazione della piazza, infatti, arriva dal PD, cioè dal principale partito della maggioranza di centrosinistra del terzo Municipio. Per l’esattezza a “sparare” è il coordinatore della segreteria del Partito Democratico di Roma: Riccardo Corbucci.
Se, come dicevamo prima a proposito di Don Mario Aceto, nomen omen, facendo adesso un po’ di ironia, sarebbe stato strano se in un partito che ha la sua sede al Nazzareno, qualcuno non cominciasse, prima o poi, ad occuparsi con grande attenzione di una questione che si potrebbe definire di famiglia, visto che ha al centro una statua della Vergine Maria, madre proprio di quel Nazareno.
“Il progetto di riqualificazione di Piazza Sempione è una grande opportunità per il terzo Municipio di Roma – dice a un certo punto Corbucci – ma è assolutamente necessario che l’Istituzione municipale ricerchi e trovi il massimo consenso possibile per portarlo avanti”.
Detta così, nonostante l’apparenza quasi innocua, la frase pare una insidiosissima freccia al veleno, un fulmine a ciel sereno.
Tradotta dal politichese, infatti, quella frase sta a significare che il PD, che pure è parte determinante della sua maggioranza nel consiglio municipale, ha deciso di prendere le distanze dal progetto presentato dal presidente Caudo, chiedendogli dunque di sconfessarlo, di accantonarlo, di ridiscuterlo da zero, insieme ai cittadini del quartiere e alle varie forze politiche.
A dire il vero, affermare che arrivi proprio del tutto a ciel sereno quel fulmine, quel fuoco amico, equivale a dire una mezza bugia. Già da tempo, infatti, corrono voci e si sentono scricchiolii sempre più forti fra il PD e Caudo, con esplosioni a volte evidenti, più spesso sotterranee, raccontate, già alla fine di gennaio, anche dalla testata on line “RomaH24”, in un pezzo dal titolo “Piazza Sempione, un ring per il PD”, un articolo in cui si prospetta l’imminente deflagrazione di quello scontro.
D’altronde l’occasione del restyling è troppo ghiotta per non approfittarne, per non tentare un agguato, teso dal PD verso l’amico-nemico Caudo, forse anche al fine di gettare un po’ di discredito verso un potenziale sfidante alla corsa per il Campidoglio.
Giovanni Caudo, che non ha mai avuto la tessera del PD, è uno dei più accreditati candidati, in caso di possibili primarie di centrosinistra e potrebbe perciò creare qualche problema ai progetti attuali del Partito Democratico, orientati ora verso la candidatura di Roberto Gualtieri.
Perlomeno questo è ciò che potrebbero dire alcune malelingue, quelle che elevano a sistema il motto andreottiano: “A pensar male si fa peccato ma quasi sempre ci si azzecca”.
Altri potrebbero invece dire l’opposto, cioè che Riccardo Corbucci è solo uno che conosce molto bene il territorio e dunque ne sa interpretare gli umori profondi più e meglio di Caudo, uomo al momento troppo impegnato per avvertire davvero gli umori della strada.
D’altronde Corbucci nel terzo Municipio vive da anni, ne è stato anche assessore fino al 2016, oltre ad essere a tutt’oggi uno fra i più attivi animatori politici e culturali della zona.
Lascia stare i santi!
È a questo punto che, in un clima già teso per i dissapori fratricidi, nel bel mezzo di questo scontro da fratelli coltelli in competizione interna, irrompe con forza nella polemica il battagliero Don Mario. Saputo del possibile spostamento della statua della Madonna della Misericordia, con una mossa senza precedenti, sulla prima pagina del suo Notiziario Parrocchiale, Mario Aceto lancia una raccolta di firme per opporsi al progetto: “Con la tua firma, sostieni la protesta” scrive in rosso, tutto maiuscolo, a caratteri belli grandi ed evidenti.
Le polemiche cominciano allora a divampare senza freni. Scatta l’allarme fra i comitati di quartiere della zona, primo fra tutti quello di Città Giardino – molto vicino al PD – oltre che fra i parrocchiani e le associazioni cattoliche. Anche l’opposizione di centrodestra, quasi sorpresa per l’inatteso assist ottenuto, si rianima e cerca di fare propria la battaglia per la difesa della statua della Vergine.
Caudo decide allora di correre ai ripari.
Il 6 febbraio, nonostante le difficoltà dovute alla pandemia, indice in tutta fretta un incontro pubblico aperto ai cittadini, che ha luogo proprio nella piazza della discordia, dove egli spiega il suo progetto e rassicura tutti sulla bontà dell’opera. Contemporaneamente, rilascia anche una video intervista alla testata giornalistica ”Fanpage”, video intervista che ha la stessa funzione di spiegazione e di rassicurazione.
Purtroppo per lui è troppo tardi. Ormai la frittata è fatta e la polemica anziché placarsi si accende ogni momento di più, arricchendosi di elementi sempre nuovi. Oltre allo spostamento della statua della Vergine, a Caudo adesso si rinfaccia anche la spesa dei 700mila euro previsti per l’opera, oltre ad alcuni problemi relativi ad alberature, parcheggi e viabilità che si verrebbero a creare con la nuova sistemazione.
A tale proposito torna a farsi sotto anche “Il Messaggero”, con un nuovo articolo, dal titolo: “L’altolà dei tecnici su piazza Sempione: poco spazio per i bus”.
Il rumore delle polemiche comincia a generare anche altre reazioni inattese. Quel progetto di pedonalizzazione, anziché essere visto come una miglioria, a qualche residente comincia a sembrare una terribile minaccia. E se la pedonalizzazione della piazza finisse per incrementare la movida, dunque il viavai e gli schiamazzi notturni, non solo di giovani, ma anche di alcolisti e sbandati vari? È un’ipotesi che viene buttata lì, nel bel mezzo del dibattito e che fa rizzare i capelli in testa ai più.
Roma val bene una messa?
Mentre la polemica divampa sui social e sui giornali locali, nella notte del 16 febbraio, sulla Madonna della Misericordia di Piazza Sempione compare d’improvviso anche uno striscione con una scritta: “Giù le mani dalla statua”. Accanto alla frase lo striscione riporta disegnati i simboli di Militia Christi, un gruppo di cattolici conservatori, una sorta di moderno ordine dei Templari, nato con l’intento di essere una sorta d’ideale esercito dell’ortodossia cattolica, in perenne lotta contro l’eresia.
L’assessore alla cultura del terzo Municipio, Christian Raimo, uno dei principali sostenitori del progetto di riqualificazione della piazza, alla vista di quello striscione ha un moto d’ira: “Durante una pandemia e una crisi economica e dopo un anno in cui siamo stati chiusi in casa – scrive Raimo sulla sua pagina Facebook – noi in terzo municipio, che abbiamo voluto e finanziato la pedonalizzazione di una piazza, dobbiamo occuparci di chi non vuole spostare una statua di cinque metri. Grazie a chi ha foraggiato idealmente questa protesta demenziale, ora anche ottusoclericale, e continua a farlo”.
L’allusione di Raimo ai foraggiatori della protesta, neanche troppo velata – e successivamente esplicitata con chiarezza in una polemica scattata via social sui rispettivi profili personali – ha come obiettivo quel Riccardo Corbucci di cui abbiamo parlato poc’anzi e, di conseguenza, anche il PD, reo, nell’ottica dell’assessore, di avere realizzato una bizzarra alleanza rossobruna, in cui quel partito dell’area progressista, di fatto, si trova oggi, sulla questione della statua e del rifacimento della piazza, dalla stessa parte della barricata dei conservatori di Militia Christi.
L’irritazione di Raimo è tale che, a nemmeno ventiquattr’ore di distanza dalla comparsa dello striscione, decide di andare di persona a rimuoverlo, accompagnato dal consigliere Matteo Zocchi, capogruppo della Lista Civica del terzo Municipio. Gesto lodevole. Peccato però che Raimo, con questa operazione in perfetto stile Retake, finisca per contraddire una sua annosa battaglia politica e culturale – di cui abbiamo parlato di recente in un nostro articolo – contraria alla rimozione delle scritte dai muri della città.
La risposta sarcastica o delusa di diversi suoi osservatori non tarda ad arrivare: sulla sua pagina Facebook, in molti gli ricordano subito come le sue posizioni favorevoli al mantenimento di scritte e tag sui muri di Roma, se autentiche, debbano essere portate avanti indipendentemente dal fatto che la scritte siano di un colore politico o di un altro di segno opposto, altrimenti quella sua battaglia culturale finirebbe per apparire pretestuosa, di parte, perdendo valore e credibilità.
Tutti pazzi per Maria
Siamo dunque arrivati a oggi. La querelle di piazza Sempione è ben lungi dall’essere conclusa. Tutti sono ancora sul piede di guerra e anzi il fronte continua ad allargarsi.
Non so come finirà, se finirà, né so se la statua della Madonna della Misericordia resterà al suo posto, oppure se verrà spostata di qualche metro. Certo è che la questione sembra aver fatto perdere ai suoi protagonisti gran parte della loro autorevolezza e lucidità.
Da una parte c’è la strana e santa “alleanza di fatto” fra un laico partito di centrosinistra e un gruppo confessionale e ultraconservatore, un sodalizio paradossale, che rischia di fare inorridire molti dei simpatizzanti dell’uno e dell’altro schieramento, anche in tempi di ampie convergenze fra opposti, come quelli attuali, che hanno portato alla nascita del governo Draghi.
Dall’altra c’è un politico e intellettuale, che da anni combatte una sua importante battaglia culturale, in nome della libertà di espressione, ma che finisce per dimenticarsene del tutto e per contraddirla quando il sangue gli affluisce al cervello per le proteste riportare su uno striscione.
Poi c’è un parroco che scatena guerre di religione preventive, ma per un progetto che, a vederlo sulla carta, potrebbe davvero essere molto utile a valorizzare quell’effige sacra della Madonna della Misericordia, da lui molto amata e oggi ridotta a fare solo da spartitraffico.
Infine c’è un presidente di Municipio, che da anni studia da sindaco, ma che rischia di vedere vanificati i propri sforzi, per la banale e al tempo stesso grave leggerezza di avere promosso un progetto a mezzo stampa, prima ancora che con i cittadini e nelle opportune sedi istituzionali.
A vederla in quest’ottica, si direbbe dunque che nessuno stia uscendo bene da questa vicenda. Speriamo solo che, rapidamente, tutti possano ritrovare maggiore tranquillità, maggiore saggezza, arrivando a più miti consigli e alle soluzioni utili per i cittadini, oltre che per loro stessi.
Intanto, visto che inizialmente dicevo che questa storia sembra quasi la sceneggiatura di un film, quel film, per ora, suggerirei di intitolarlo così: “Tutti pazzi per Maria”.
(La foto del titolo è di Matteo Zocchi)