L’Angelo che sconfisse la peste
Nel 590 la peste a Roma aveva ucciso anche il Papa, Pelagio II, e il suo successore, Gregorio Magno, decise di organizzare una processione attraverso le vie della città, per portare a San Pietro l’immagine di Maria Salus Populi Romani, proprio l’icona tanto cara a Papa Francesco e da lui sempre visitata prima e dopo ogni uscita da Roma.
Come raccontano Gregorio di Tours, nell’Historiae Francorum e Iacopo di Varazze, nella Legenda Aurea, giunti al ponte che collegava la città al Mausoleo di Adriano, allora chiamato Castellum Crescentii, all’improvviso scesero dal cielo schiere di angeli che cantavano quelle che sarebbero diventate le parole del Regina Coeli: “Regina Coeli, laetare, Alleluja – Quia quemmeruisti portare, Alleluja – Resurrexit sicut dixit, Alleluja!”. Gregorio guardò in alto e sulla cima del castello vide la grande figura dell’Arcangelo che riponeva la spada nel fodero: la peste era finita.
In memoria dell’accaduto in cima fu costruita una cappella che verso la fine dell’XI secolo fu rimpiazzata da una statua dell’Arcangelo, prima in legno e poi sostituita da alcune in marmo e in bronzo. Nel cortile è conservata la versione risalente al periodo di Paolo III, opera di Raffaello da Montelupo.
La statua che invece svetta su Roma è opera dello scultore fiammingo Peter Anton Verschaffelt, che vinse il concorso indetto da papa Benedetto XIV in occasione del Giubileo del 1750.
Forse, in questi giorni di riapertura dei musei, quello di Castel Sant’Angelo dovrebbe essere uno dei primi ad essere visitati di nuovo, per arrivare fin lassù, sulla terrazza, per fare memoria di un evento della storia di questa città oggi ancora più vivo, e ammirare l’Angelo circondato di nuvole e d’azzurro mentre sotto, la città riprende vita con il traffico che di nuovo accompagna il lento scorrere del Tevere.
Hanno voja le nuvole
a calà come farchi su Castello:
c’è l’Angiolo de guardia: un mulinello
a grugno duro in mezzo a la masnada,
e come vede azzuro
aripone ner fodero la spada.
Mario Dell’Arco, “Castel Sant’Angiolo”, 1946
Un angelo sconfisse la peste?
sì…domani!
Ma il bello è che ci credono pure
gli intelligentoni.
La verità è che l’angelo era venuto per riprendersi l’anima di Adriano che, a suo tempo, se l’era dimenticata.
Mò vuoi vedè che ce crederanno pure a sta ennesima boiata?
La verità, che cos’è la verità?