Siamo a cavallo!
A Roma, durante il prossimo weekend, pare possa sentirsi molto forte il rumore degli zoccoli, almeno stando a quanto titolano diverse testate, da RaiNews a RomaToday. Sulla base delle decisioni del Comitato provinciale per l’ordine e sicurezza, presieduto dal Prefetto di Roma Matteo Piantedosi, per contrastare il rischio di assembramenti nella Capitale durante il fine settimana, dovrebbe essere attivato a piazza del Popolo un corridoio di polizia, per controllare il flusso dei passanti, con pattuglie a cavallo schierate al Pincio. Oltre a un presidio costante di forze dell’ordine in tutta la città, per monitorare spostamenti e assembramenti.
Un cambio di passo piuttosto deciso e una stretta nelle misure di contenimento, definito giornalisticamente “Modello Roma”.
Quindi il rumore degli zoccoli e lo sfolgorio delle divise attraverseranno la città nei prossimi giorni. E a qualcuno potrebbe far venire in mente anche il tintinnio delle sciabole, quelle cariche a cavallo ottocentesche, oggi per fortuna rimaste solo esibizioni simboliche, come il Carosello dei Carabinieri che conclude annualmente il Concorso Ippico di Piazza di Siena.
Un tempo, però non si trattava solo di simboli, ma di reali assalti.
Era il 5 di giugno dell’anno del Signore 1898, quando il Re d’Italia Umberto I insignì il generale Fiorenzo Bava Beccaris del titolo di grande ufficiale dell’Ordine militare di Savoia. Il 16 di giugno di quello stesso anno, il generale ottenne anche la nomina a Senatore del Regno. Il suo merito? Essere riuscito, grazie all’impiego di 2 000 uomini di fanteria, 600 cavalieri e 300 artiglieri a cavallo, a reprimere gli scioperi e i moti popolari che avevano avuto luogo a maggio di quell’anno, a seguito del rincaro del prezzo del pane.
Un intervento costato complessivamente 83 morti, di cui 81 civili: tra loro, molti semplici passanti, che nulla avevano a che fare con le proteste, trovatisi solo per caso all’interno della linea di fuoco.
È uno dei momenti più terribili della storia dell’Italia unita, una pagina vergognosa del nostro passato, che mi auguro serva sempre da monito su ciò che un governo e delle forze di polizia non devono mai fare, nemmeno nei momenti più difficili.
Certo è che, quando sento parlare di schieramenti di polizia a cavallo, chiamati a creare cordoni di sicurezza per evitare disordini cittadini, le immagini di quei momenti terribili di 123 anni fa, rimbalzano subito alla mente di un appassionato di storia patria come me.
Certo, oggi non siamo più nel 1898 (Ma le cariche a cavallo furono utilizzate anche nel Secondo Dopoguerra). Oggi i cordoni di polizia a cavallo sono fatti esclusivamente a fin di bene, servono solo ad aumentare la sicurezza dei cittadini e questa scelta attuale certamente non ha nulla di preoccupante e men che mai di autoritario. Ma è una sorta di riflesso automatico, per me, quando sento parlare di schieramento di forze dell’ordine equestri.
A proposito di deformazione da appassionato di storia, volete sapere che fine fece l’ottimo generale Fiorenzo Bava Beccaris? Andato in pensione nel 1902, con una cospicua rendita di 8.000 lire, morì a 91 anni nel 1924. Però due anni prima della sua scomparsa, nell’ottobre del 1922, ormai quasi novantenne, fece in tempo a dare un ultimo prezioso consiglio al Re Vittorio Emanuele III: quello di non fermare le camicie nere che erano in marcia verso Roma e, anzi, gli suggerì di affidare il governo italiano a un esponente del Partito Nazionale Fascista, il futuro Duce Benito Mussolini. In quel caso, ormai vecchio e saggio, pensò finalmente bene di non far sparare più sui manifestanti. O forse fu solo che, a novant’anni, salire a cavallo per gridare “fuoco!” sui passanti, non era più per lui così tanto agevole?
[La foto del titolo è di Chiara Dominuco ed è stata diffusa su Flickr.com con licenza creative commons]