Clivo delle Mura Vaticane
Arrivando da via Cipro, il lato opposto di via Angelo Emo evidenzia in modo plastico che da lì in poi si sale: dietro i palazzi a ridosso della strada ce ne sono alcuni più in alto, e poi altri ancora.
Chi conosce la zona sa che lassù c’è il Vaticano, la cui sistemazione in altura, rispetto alla prosa indaffarata della via, si presta a interpretazioni simboliche.
Sopra il divino, in una delle sue principali manifestazioni terrestri; sotto banche e cornici, fotocopie e benzinai. Un negozio di cibi vegani offre una fra le poche appartenenze possibili. Poi, certo, bar e trattorie.
Pare ovvia, una scala, a congiungere basso e altissimo, ma non sembra ci sia.
Una piccola traversa però si chiama Clivo delle Mura Vaticane ed è una svolta nelle indagini, perché le mura in questione non stanno lì, ma molto più su.
Addentrarsi, al principio, conferma la musica della strada maestra: un’autoscuola e un’autofficina fanno eco all’autosalone dirimpettaio.
Per coerenza la viuzza, che gira a destra, è ingombra di macchine, sebbene un cartello vieti di parcheggiare nel cortile, termine che insieme ai molti condizionatori d’aria confina questo scorcio al suo ruolo di retro.
Al di là di un cancello si inerpica una rampa condominiale.
Ma è più avanti a sinistra che c’è l’apparizione, sebbene la zona suggerisca di misurare le parole.
Quasi guidato da muri e recinzioni che gli fanno da binario, lo sguardo s’incanta all’improvviso su una scalinata sottile, che non solo per contrasto sa di antico e magia.
Sale stringendosi tra le casette, quella meraviglia, per più di cento scalini, e il fatto che sembri presepe regala un brivido di esattezza che il muraglione su in cima – confine tra stati in seno alla città – non basta del tutto a cancellare.