Memorie di una cam girl
Non c’è solo il turismo, il commercio, il mondo dello spettacolo ad avere subito pesanti contraccolpi a causa della pandemia. Tra le categorie in affanno, c’è anche quella fiorente industria semiclandestina che è il mondo della prostituzione. Fin dai tempi dello Stato della Chiesa, a Roma, il settore ha sempre avuto un discreto e fiorente sviluppo, spesso a dispetto della pruderie moralista ufficialmente in vigore. Si dice persino che furono proprio le prostitute a salvare la città, durante il sacco di Roma del 1527, dalla sua completa distruzione, placando, con le loro grazie, la furia dei soldati Lanzichenecchi.
Il mestiere più antico del mondo non ha mai abbandonato la città, nemmeno nei secoli della più severa controriforma, non ha mai subito una vera crisi, prima di oggi. Però, con il virus in circolazione, anch’esso è costretto ora a reinventarsi. A testimoniarcelo è Maria (il nome, come usa in questi casi, è ovviamente di fantasia), ventinove anni, ragazza colta e poliglotta, con una laurea in lingue presa col massimo dei voti. Una di quelle insospettabili di cui il mondo che gira intorno all’eros è spesso ricco.
“Beh sì, ho cominciato per pagarmi gli studi – comincia a raccontare Maria – proprio come tante altre. Ero la classica studentessa fuori sede. Dividevo con altre due ragazze un appartamento vicino piazza Bologna e i miei non navigavano certo nell’oro. È iniziato per caso. All’epoca avevo un fidanzato, diciamo così, abbastanza “fantasioso” e abbiamo cominciato a frequentare insieme un privé un po’ fuori città. Poi una sera il proprietario del privé mi si è avvicinato per chiedermi una cosa…”
Un privè? Mi stai forse dicendo che i privé sono dei centri di prostituzione sotto mentite spoglie?
“No, no, assolutamente no. I privé funzionano come associazioni e i soci, cioè i clienti, pagano sì l’ingresso al locale, ma mai le ragazze con cui fanno l’amore. Nei privé vanno coppie di scambisti, oppure singoli, che frequentano quel posto per avere rapporti erotici fra loro. Ma lo fanno per puro piacere, senza forme di sesso a pagamento. Però i privé sono anche delle imprese, che devono poter attirare più clienti possibili, altrimenti non ce la fai coi costi e non si tiene in piedi la baracca. Chi va lì come cliente vuole che ci siano situazioni sempre eccitanti, tutte le sere, ma se si lascia tutto al caso non è detto che questo succeda ogni volta. E allora molti gestori hanno pensato a degli ‘aiutini’. Sono come delle forme di pubblicità, di marketing: si mette a libro paga qualche bella ragazza, che magari ha piacere ad andare con sconosciuti e così, ogni sera, la situazione eccitante è garantita, perché se la situazione di una serata è troppo soft, ci pensano le ragazze a renderla più hard. Io ero una di quelle ragazze. Ma non mi pagava mai il cliente. Avevo un tot fisso dal locale. Capito come funziona?”
Sì, credo di sì. Quindi ti pagavi gli studi grazie a quel privé…
“Quello è stato l’inizio. Poi però ho cominciato a conoscere persone. La prima è stata un tipo incontrato nel locale. Mi ha fatto altre proposte, per così dire “private”. Ci avevo già fatto l’amore un paio di volte, ci avevo parlato. Mi sono fidata e ci sono andata. E così poco alla volta mi sono creata un giro. Ma sempre di persone in qualche modo “fidate”, o perché le conoscevo direttamente o perché presentate da amici”.
Dunque, non hai mai frequentato le vie del sesso romane, la Salaria, la Colombo…
“Ma quello è tutto un altro giro. Pericoloso tra l’altro. Lì è quasi tutto in mano ai papponi stranieri. In più non sai mai che cliente ti può capitare. In strada non c’è igiene, c’è pure il grosso rischio che ti becca la polizia. Ma neanche morta. Senza considerare che lì guadagni molto meno. Una prostituta di strada, anche quelle che non devono dividere i soldi con i papponi, per una prestazione prende cinque, dieci, venti volte meno di una escort, cioè quelle che una volta chiamavano le squillo, quelle da appartamento, da serata elegante. La Salaria e la Colombo sono i discount dell’erotismo, i posti con le offerte e i prezzi popolari. Io cercavo di essere il negozietto fichetto bio, quello che ha solo prodotti dop e igp, ahahahah! Se lo devi fare, che ne valga la pena, no?”
E per trovare nuovi clienti come facevi? Mettevi annunci sui siti specializzati?
“No quello non l’ho mai fatto. Preferivo guadagnare meno ma non trovarmi in situazione pericolose. Anche quel mondo lì è in mano a personaggi loschi. Ogni tanto qualche storia esce pure sui giornali, tipo quella delle studentesse di Parioli di cui hanno parlato qualche anno fa. Io volevo avere dei soldi in tasca, ma volevo ancora di più sentirmi libera, senza mettermi nei casini. Come ti dicevo prima, mi sono creata un giro di conoscenze e lavoravo col passaparola. A parte il fatto che poi avevo sempre il mio bel rapporto fisso con il club privé”.
Perciò ci lavori ancora, con quel privé?
“Fino all’inizio della pandemia sì”.
Ecco, appunto: la pandemia. Cosa è cambiato con il coronavirus?
“Quasi tutto è cambiato. A parte che col lockdown anche i club per scambisti hanno dovuto chiudere. Ma non è solo quello. È che la gente ha paura. Anche i miei clienti del giro. Qualcuno lo vedo ancora, ma pochi. È un po’ come per i ristoranti che stanno aperti fino alle sei del pomeriggio: in teoria, sì, sono aperti, ma chi ci va più? Hai un decimo dei clienti di prima. E poi pure quelli che ti chiamano a volte non si fidano. Sai che mi hanno anche chiesto di farlo con la mascherina?
E poi ti devo dire una cosa. Sì i soldi in tasca, ok. Ma io lo facevo anche per il piacere di farlo. Beh, sentirti così desiderata da tantissimi uomini, è molto eccitante. Sentire di avere il potere di dargli o negargli gioia e piacere a quegli uomini, lo è ancora di più. Sono sempre stata nella condizione di dire tanti sì, ma pure qualche no, a volte. E così diventa un gioco. Ma adesso, con mille paranoie, mille precauzioni, il gioco non ti diverte più, ti accorgi che è un lavoro e finisce che ti senti sporca”.
Perciò ora hai deciso di “andare in pensione” e tornare a essere quella “brava ragazza” che sembreresti a prima vista?
“Oh, non offendere eh! Io sono sempre rimasta una brava ragazza, che ti credi (ride)? Comunque, scherzi a parte, ho capito cosa intendi. Beh no, ti confesso che no, fare la brava ragazza nel senso che dici tu non ci riesco proprio, non più. Però ho dovuto cambiare metodo di lavoro. Sto provando a lavorare in smart working, come gli impiegati pubblici (ride)!”
Smart working? Cioè?
“Cioè faccio la cam girl. Non è la stessa cosa, però meglio di niente. È un po’ come il metadone per un drogato. Però è un sistema pulito, sicuro, che ti lascia un sacco di tempo libero e che non rischia di farti venire il virus”.
E come funziona?
“Ci sono siti specializzati. Il cliente, per accedere, deve registrarsi e dare un numero di carta, oppure pagare un tot in anticipo per avere un credito. A quel punto io mi esibisco e gli viene prelevato un tot al minuto. Più tempo lo trattengo e più guadagno. Poi si fa a metà con la società che gestisce il sito. Mi accreditano la mia parte direttamente sul mio conto. Tutto semplice, lineare e devo dire con pagamenti puntualissimi, fino ad ora. Poi ci sono anche siti e chat erotiche dove adesco clienti in autonomia. Gli do un’anteprima su quelle chat e se vogliono qualcosa di più hot, il resto è in privato e a pagamento, attraverso sistemi tipo Paypal. Parecchi ci cascano”.
Ma, una curiosità: oltre ad avere sviluppato maggiormente l’eros virtuale, la pandemia ha anche cambiato il tipo di fantasie erotiche delle persone?
“Bravo, chiedi il parere dell’esperta eh (ride)?! Boh, forse non sono così esperta come pensi tu. Mica saprei rispondere. Comunque no, non mi pare, almeno non ha cambiato le fantasie di quelli che vengono con me. Le fantasie e i giochi, restano sempre gli stessi di prima. Solo che rimangono appunto fantasie, roba che guardi a distanza, tipo un film, mentre, prima del virus, dalla fantasia arrivavi sempre alla realtà, prima o poi. Comunque, non è che gli incontri fisici non si fanno proprio più. Ci sarai passato pure tu sulla Salaria o sulla Colombo no? Le ‘colleghe’ lì ci sono ancora. Un po’ di meno, ma ci sono”.
Perciò il futuro dell’eros è, oppure non è nel web?
“Ah boh, non sono un’indovina. Certo adesso dietro al sesso virtuale gira molta più gente di prima, però, come ti ho detto, non è la stessa cosa. Chi vivrà vedrà. Speriamo almeno di vivere, perché, con questo virus, nemmeno quello è più sicuro ed è tutto un gran casino. Ma un casino di quelli brutti, non di quelli dove girano le brave ragazze come me…”.