La scelta di Monica
Era considerata da diverso tempo l’anti-Raggi, ed era guardata se non con simpatia certo con rispetto anche a sinistra e dagli ambientalisti. Ma alla fine Monica Lozzi, presidente del VII Municipio di Roma, ha deciso di portare la sua battaglia fuori dal M5s. Scegliendo il nuovo movimento anti-Ue Italexit di Gianluigi Paragone, giornalista, ex leghista e deputato dal 2018, eletto con i grillini e poi passato al gruppo misto.
Tranne rarissime eccezioni (è il caso per esempio del sindaco di Parma Federico Pizzarotti), tutti coloro che sono usciti dal M5s sono finiti poi nell’anonimato, la loro carriera politica si è arenata subito, prima di tutto per mancanza di consenso personale. Dunque è probabile che anche Monica Lozzi, che è un’esponente piuttosto locale, finisca presto nel dimenticatoio.
Ma le dinamiche piuttosto agitate, soprattutto a Roma, del Movimento di Grillo e Casaleggio, potrebbero magari produrre qualche sorpresa.
Lozzi accusa i 5 Stelle di trascurare i territori e di essere ormai dominati da un’oligarchia, dice che hanno tradito le idee delle origini. Del resto, è da tempo che si scontra con la sindaca, sui poteri dei municipi, su alcune scelte urbanistiche (per esempio, sostiene i consorzi delle aree ex abusive della periferia romana contro il progetto di riforma dell’assessore all’urbanistica Montuori).
Quarantotto anni, assistente giudiziaria in tribunale dal ‘96, laureata in Sociologia nel 2006, Lozzi è diventata consigliera del VII Municipio – che raccoglie l’Appio e il Tuscolano – nel 2013, nelle stesse elezioni in cui Raggi entrava in Campidoglio. È stata poi eletta presidente nel 2016, dopo le elezioni anticipate seguite allo scioglimento del consiglio comunale dopo la giunta Marino.
Nei giorni scorsi la presidente ha annunciato che lancerà una lista civica per il Campidoglio, dunque si candiderà a sindaca. In un post su Facebook, ha attaccato chi la etichetta di destra o di sinistra, ricordando le varie cose fatte durante questi anni in municipio e affermando che la sua è una politica “di buon senso”. Si è definita “euroscettica” e “antiliberista”, e ha elogiato esponenti politici come Stefano Fassina (consigliere comunale e deputato, ex sottosegretario alla Salute, oggi leader di un gruppo nazionalista di sinistra che si chiama Patria e Costituzione) o Marco Rizzo (segretario del piccolo Partito comunista che si proclama erede del Pci). Oltre allo stesso Paragone.
Il centrosinistra ha subito organizzato una manifestazione di sfiducia contro la presidente, perché ha aderito a un movimento contro l’Unione Europea. Il M5s, ha però confermato che sosterrà Lozzi, anche perché ritiene che il programma di governo locale sia stato realizzato “al 90%”. Quindi è molto probabile che la mozione di sfiducia del Pd e del resto dell’opposizione non passi.
Il M5s in questo momento a Roma è in una situazione complicata. Raggi, nonostante la performance piuttosto deludente di questi anni in Campidoglio – almeno a detta dei sondaggi – vuole essere nuovamente candidata sindaca, e sembra avere l’appoggio dei reggenti del M5s. Ma ha contro invece altri grillini che preferiscono il dialogo col Pd (partito che non potrebbe sostenere la sindaca alle prossime elezioni). A maggio poi Raggi ha subito uno scacco indiretto con la sfiducia votata in IV municipio alla presidente Roberta Della Casa, sua fedelissima, bocciata dallo stesso gruppo grillino (e che la sindaca ha poi nominato delegata comunale, esacerbando ancor di più gli animi).