Farmacap, il futuro resta cupo

È l’azienda farmaceutica pubblica più grande d’Italia: 45 farmacie con 10 sportelli sociali e circa 320 dipendenti su un totale di 1.500 ‘farmacisti comunali’ in tutto il Paese, che oggi vedono su di sé la minaccia incombente degli effetti di una lunga storia di malagestione, continuata nonostante i cambi di sindaco e maggioranze in Campidoglio.

Malagestione bipartisan

Commissariata nel 2011 da Gianni Alemanno dopo aver registrato un deficit di bilancio di 10 milioni di euro (su un fatturato di una cinquantina), nel 2012, l’ultimo per cui Farmacap riesce a vedersi approvare un bilancio, la perdita ammonta a quasi 5 milioni.
Nel piano industriale 2013-2017 vengono definite alcune misure per il rilancio dell’azienda; ad esempio si scopre che rifornirsi direttamente dalle aziende farmaceutiche, invece che dai grossisti, consentirebbe di ottenere sconti medi del 51% invece che del 31,5%.  Nel 2014, sindaco Ignazio Marino, il Comune di Roma stanzia 15 milioni di euro sul 2013 per ripianare il deficit e nomina un nuovo commissario straordinario, Francesco Alvaro, a cui l’anno successivo affianca nelle vesti di direttore generale Simona Laing (scelta da Marino perché in precedenza aveva sistemato i conti delle farmacie comunali di Pistoia). Il mandato affidatole è risanare il bilancio con l’obiettivo dichiarato di dismettere successivamente l’azienda.

Nel 2016, a giugno, Virginia Raggi viene eletta sindaca e a settembre Alvaro viene arrestato con l’accusa di aver pilotato un appalto, a seguito di un’inchiesta partita da un esposto depositato dalla stessa Raggi quando era consigliera comunale. Nel 2017 la sindaca nomina un nuovo commissario, Angelo Stefanori, che poco dopo licenzia la Laing, accusata di scarsa presenza in ufficio e di aver effettuato operazioni commerciali improprie, acquistando farmaci dai grossisti per rivenderli a un’azienda campana a uso esportazione. Le decisione incontra il sostegno della Cgil, che in una nota della sua rappresentanza sindacale aziendale osserva come il risanamento dei conti sia stato fatto pagare dalla Laing ai lavoratori e sia propedeutico alla trasformazione societaria e alla vendita di Farmacap, “progetto che però, grazie alle pressioni ed alle mobilitazioni di lavoratrici e lavoratori, è stato scongiurato con la nomina, da parte della Giunta Raggi, del Commissario Straordinario Stefanori”.

A gennaio del 2018 però Stefanori viene rinviato a giudizio per aver diffamato l’ex dg, ed è costretto alle dimissioni. Nel frattempo, la politica ‘di lotta’ dei Cinque Stelle diventa ‘di governo’: i sindacati, già prima delle dimissioni, accusano il commissario di voler privatizzare le farmacie e lui replica inviando una lettera ai dipendenti, in cui definisce l’accusa “illazioni di pura fantasia”. Ma la tesi del sindacato è confermata da una delibera approvata in Campidoglio alla fine del 2018 sulla ‘razionalizzazione’ delle aziende partecipate del Comune, in cui si prefigura la trasformazione societaria di Farmacap propedeutica all’alienazione: è uno dei ‘ripensamenti’ del M5s rispetto agli anni dell’opposizione e alla campagna elettorale del 2016.
Intanto l’azienda rimane commissariata e, denunciano i sindacati, senza una gestione adeguata, il rischio della privatizzazione si fa più concreto.

Il fantasma della vendita

Sono poco meno di 1.700 le farmacie comunali italiane, gestite da 645 società pubbliche e 83 private, e complessivamente fatturano 1,5 degli oltre 8 miliardi che gli italiani spendono ogni anno per acquistare medicinali coperti dal SSN. Una fetta di mercato che fa gola a società di investimenti come F2i, la sgr fondata da Vito Gamberale e controllata da Unicredit, Intesa San Paolo, CDP, fondazioni bancarie e fondi sovrani stranieri come il China Investment Corporation. Nel 2018 F2i ha creato Farmacie Italiane e cominciato a rastrellare farmacie in giro per l’Italia. Due anni prima il Parlamento aveva approvato una legge per eliminare alcuni vincoli relativi al possesso di licenze multiple, spianando la strada all’ingresso dei privati, che stanno approfittando della fame di liquidità degli enti locali per garantirsi concessioni lunghe fino a 99 anni e cercare di prendere il controllo di una gallina dalle uova d’oro.
La redditività delle farmacie pubbliche – come osserva un interessante articolo di Fortune Italia – infatti è inferiore a quella delle farmacie private. E tra le vittime predestinate della privatizzazione e di una ‘gestione manageriale’ che punterà dritto all’aumento di redditività, oltre alla gestione del servizio con finalità sociali, ci sarebbe il costo del lavoro.

Martedì 23 giugno una delegazione di dipendenti e delle loro organizzazioni sindacali Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil e Usi ha occupato simbolicamente per l’intera mattinata la Piazza del Campidoglio chiedendo alla sindaca e all’assessore al Bilancio con delega alle partecipate Gianni Lemmetti di convocare un incontro per discutere del futuro dell’azienda e dei suoi dipendenti.

‘Siamo qui per chiedere alla sindaca Raggi e all’assessore Lemmetti quale sarà il futuro di questa azienda’ – spiega Vincenzo Salvitti, Rsa dell’Unione Sindacale Italiana.  Una preoccupazione che nasce proprio dalla delicata situazione della società: ‘Siamo sotto commissariamento da sei anni, con una direzione generale ad interim da tre e bilanci non approvati dal 2013 al 2019 e come verranno rivisti questi bilanci, che è proprio il compito dell’attuale commissario, è determinante per il nostro futuro. Come è determinante il ripristino di una situazione di ordinarietà aziendale, cioè un consiglio d’amministrazione e una direzione generale, come prevede lo stesso statuto dell’azienda’.

Conferma Giampaolo Rosato, Rsa della Filcams Cgil: ‘Quest’azienda vive nell’incertezza da troppi anni. Le giunte cambiano, ma i problemi rimangono grosso modo gli stessi. Anche con la giunta Raggi ci ritroviamo per l’ennesima volta commissariati, con una gestione quanto più incerta, un secondo dg ad interim in carica da 13 mesi e senza sapere chiaramente quali siano le prospettive aziendali’. Anche se qualche idea la Cgil se l’è fatta: ‘Noi riteniamo che questa malagestione e l’abbandono di Farmacap da parte della proprietà Roma Capitale siano finalizzati a giustificare la privatizzazione. E lo diciamo sulla base di dati oggettivi. Entro il 30 maggio il commissario doveva consegnare una relazione sui bilanci dell’azienda’.

L’arma politica della calcolatrice

La questione dei bilanci è una particolarità tutta romana e anche da questo punto di vista con l’arrivo dei Cinque Stelle al Campidoglio sembra non essere cambiato nulla, anzi. All’Ama, l’azienda di igiene urbana di Roma capitale, la questione dei crediti che il Comune non vuole riconoscere alla sua partecipata è al centro di uno scontro  che lo scorso autunno ha portato alle dimissioni in blocco del CdA. Anche a Roma Metropolitane, la stazione appaltante che cura le gare della Metro C, l’ultimo bilancio approvato risale al 2014 e Mottura, il commissario liquidatore nominato a novembre dalla Raggi, dopo 7 mesi in cui non è riuscito a sciogliere un solo nodo, ora viene nominato alla guida di Atac (che è un po’ come nominare un impresario delle pompe funebri a dirigere un reparto di ostetricia…). A giudicare da quel che ci racconta Rosato, pare che impugnare i bilanci sia la strategia più semplice per scaricare la responsabilità dei problemi su chi c’era prima. ‘Qui da noi i bilanci sono sempre stati materia controversa. La prassi è che arriva una nuova gestione che mette in discussione i bilanci stilati da quella precedente e il risultato è che ci troviamo con ben sette resoconti finanziari da approvare’.

A farne le spese secondo i rappresentanti sindacali sono soprattutto lavoratori e utenti: ‘È chiaro che una situazione di questo tipo per un’azienda pubblica equivale a una condizione di precarietà costante per chi ci lavora e deve erogare servizi pubblici alla cittadinanza. Per questo chiediamo stabilità, un CdA e un dg generale scelto con concorso pubblico, dotato delle competenze che servono per gestire un’azienda come questa e che sia responsabile nei confronti dei dipendenti e dei cittadini a cui Farmacap fornisce un servizio’ dichiara Rosato. Mentre Salvitti solleva il nodo degli organici, spiegando che ‘in questi anni il personale si è ridotto, soprattutto per quanto riguarda le figure dei farmacisti, circa 180-200 dei 324 dipendenti, il che significa che abbiamo bisogno di almeno 30 assunzioni’.

 

Ma non erano ‘essenziali’?

È una situazione tanto più paradossale se si pensa che si tratta di lavoratori che nei mesi scorsi si sono ritrovati in trincea contro il COVID-19. A fine maggio secondo i dati ufficiali erano 15 i farmacisti uccisi dalla pandemia in Italia.  Eppure, ci racconta ancora il rappresentante della Cgil, ‘ci siamo trovati in un’azienda pubblica che avrebbe dovuto essere un esempio per le altre aziende nella gestione dell’emergenza e nella protezione dei propri dipendenti e allo stesso tempo, quindi, dell’utenza, Invece abbiamo problemi enormi a rivendicare dispositivi di protezione adeguati. Abbiamo dovuto fare le nostre battaglie a distanza, magari in video, per ottenere mascherine adeguate al lavoro che facciamo col pubblico’.
E dopo il danno pare sia arrivata anche la beffa: ‘Ora ci ritroviamo il 23 giugno senza neanche sapere se potremo andare in ferie perché l’azienda non ha ancora deciso dei piani di chiusura delle farmacie nel periodo estivo. Sembra quasi un premio al contrario per l’emergenza coronavirus. Non solo siamo stati costretti a gestire l’emergenza in condizioni discutibilissime, ma dopo tutto questo rischiamo di non poter neppure usufruire del periodo di riposo durante l’estate’. Non erano lavoratori ‘essenziali’?

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