Artdigiland, l’impresa di Silvia
Ci vuole resistenza e coraggio, per avventurarsi a Roma per strade poco conosciute. Perché si sa, nella Città Eterna, si preferiscono quelle già battute. Ma forse è solo un luogo comune con una parte di verità.
Una volta, in una intervista, chiesero ad Abel Ferrara: Ha visto cambiare Roma negli ultimi tempi? E lui: “Macché. Qui non cambia nulla da duemila anni. Da quando hanno ammazzato Giulio Cesare è rimasto tutto come allora”.
A un giovane giornalista, un collega smagato, qualche tempo fa, disse: “ A Genna’, ancora nun l’hai capito che a Roma, si voi campa’, devi fa’ er morto?”.
Per aggirare questo clima che tende all’ornamento e alla rinuncia, bisogna muoversi in modo collaterale, bisogna avere “resistenza e coraggio”. Non demordere ed avere un progetto, specie se ci muove nell’ambito della cultura, e ancora di più nell’editoria, dove i fuochi d’artificio non si contano e la rete di relazioni di interessi domina.
In tutto ciò è riuscita Silvia Tarquini fondando a Roma nel 2011 Artdigiland, una casa editrice che si occupa di temi legati al cinema, all’arte, al teatro. Quello che colpisce in lei è la cura che mette a realizzare i suoi progetti editoriali. Potresti non essere interessato alla costumista Adriana Berselli, però il libro a lei dedicato ha un fascino unico per come è stato composto e per i materiali raccolti. Crea degli oggetti belli, pur non avendo gli stessi mezzi delle grandi case editrici, ma sfruttando le nuove tecnologie. Silvia, quando la incontri, è una persona che ascolta, eppure ogni volta vorresti che fosse sempre lei a parlarti, a raccontarti quale altro progetto ha in testa. Questa volta però le domande gliel’ho inviate per mail, incontrarci non è stato possibile.
Perché hai pensato di creare una casa editrice?
Artdigiland è nata da due amori, le mie passioni, che sono il cinema e l’editoria. Il cinema inteso come arte, quindi forse sarebbe meglio dire l’arte, in generale, e l’editoria. Ed è nata da una esigenza di libertà rispetto a come riuscivo a incrociare queste due passioni in contesti più strutturati, di lavoro. Come mi è capitato altre volte nella vita, ad un certo punto un desiderio creativo, l’esigenza di indipendenza si fa sentire e mi porta a tentare di fondare situazioni nuove, nell’ambito delle quali poter fare scelte autonome e curare le cose a modo mio.
E quindi com’è nata Artdigiland?
Oggi bisogna rendersi conto di vivere un’epoca di straordinari e velocissimi cambiamenti. La cosiddetta rivoluzione digitale ha cambiato il mondo. Il mondo editoriale in particolare è stato travolto: la stampa tipografica e la distribuzione fisica – processi “pesanti”, costosi e lenti, stanno tramontando a favore di altre tecnologie, che pur permettendo ancora la realizzazione di libri cartacei smaterializzano i processi produttivi e distributivi, abbattendo i costi e velocizzando la distribuzione. È proprio in questi varchi aperti dalle nuove tecnologie che sono riuscita a trovare un modo per creare e distribuire libri di interesse culturale.
Quali sono le difficoltà che hai incontrato?
La difficoltà più grande è stata quella di trovare un modo per uscire da meccanismi italiani (sorride). In Italia cominciare una nuova attività, senza avere grandi capitali o “protezioni” di vario tipo è quasi impossibile. Ci si ritrova subito in balia della burocrazia e di corporazioni che hanno fatto il loro tempo ma continuano ad esercitare potere. Quindi, pensandoci, la difficoltà maggiore è stata quella della lingua, il fatto di dover studiare in inglese nuovi sistemi per la produzione e la distribuzione, e imparare a usare tanti strumenti digitali.
Artdigiland è nata da due amori, le mie passioni, che sono il cinema e l’editoria… ed è nata da una esigenza di libertà rispetto a come riuscivo a incrociare queste due passioni in contesti più strutturati, di lavoro
È la tua prima casa editrice?
Certo, è la mia prima casa editrice, e spero che rimarrà l’unica, “per sempre”!
Accennavi alla tua esigenza di libertà. Quali sono le strade che desideravi percorrere e che non riuscivi a praticare senza un tuo progetto autonomo?
La produzione editoriale di tipo tradizionale è un processo costoso, quindi le pubblicazioni che riescono a reggersi con il mercato, con le vendite, sono praticamente solo quelle che godono della fama televisiva di autori o contenuti. L’alternativa più comune è quella di una produzione finanziata da istituzioni pubbliche e questa, nel 90% dei casi, rimane intrappolata in logiche celebrative, poco coraggiose, poco curiose. Tutto ciò provoca in prima istanza l’abbandono del contemporaneo, soprattutto se innovativo: ci sono tantissimi artisti, estremamente interessanti, che possono raccontare così tanto, ma il loro sapere non viene raccolto in campo editoriale se non con estremo ritardo. Questo spazio inesplorato è quello che mi interessa di più. Cogliere cose importanti e ricche del presente. Per questo spesso realizzo libri-intervista.
Economicamente come funziona il tutto? Ci guadagni? Ci perdi? Sei in pareggio?
Ti manda il fisco? (sorride). È molto dura, come puoi immaginare, ma sostenibile. Ho già detto che tutto nasce primariamente da un bisogno di libertà espressiva, di onestà intellettuale, di gratificazione negli incontri e negli scambi. Artdigiland non è una casa editrice in senso tradizionale, la rivoluzione digitale comporta questo tipo di ridefinizione delle identità e delle attività professionali. È soprattutto uno strumento di ricerca e di intervento nella realtà, anche tramite i contributi sul blog e attraverso gli eventi che organizziamo, retrospettive, incontri.
Chi sono i tuoi clienti?
Il mio target sono persone che operano sul campo in cinema, teatro, arti visive e performative, professionisti, persone che si occupano di formazione, studenti e appassionati, persone che amano la ricerca artistica. In questi anni si è formata una comunità che ci segue attraverso la nostra newsletter e i canali social. C’è anche un altro aspetto: il web ti apre davvero le porte sull’“infinito”, quello che mi piace immaginare è che i miei clienti siano persone sparse in tutto il mondo, che magari vivono in piccoli paesini, ma che attraverso il web riescono ad accedere facilmente a questi contenuti. Sono molto interessata a raggiungere i giovani, e spesso ho avuto riscontro positivo su questo. Le statistiche del mio sito mi aiutano a capire da dove arrivano le persone che ci cercano, al momento da 45 diversi paesi.
Qual è il libro che ha venduto di più e perché?
Il nostro best seller è La luce necessaria. Conversazione con Luca Bigazzi, curato da Alberto Spadafora, che è anche il primo libro che abbiamo prodotto e continua a vendere senza mai fermarsi.
Si tratta di un libro intervista con uno straordinario artista, il direttore della fotografia di tutte le opere di Paolo Sorrentino, de La grande bellezza, tanto per ricordarne una premiata con l’Oscar, e di tantissimi altri meritevoli film italiani. Anche tu hai scritto una bellissima recensione di questo testo, e te ne ringrazio. Luca è nel pieno della sua carriera, molte persone lo seguono e vorrebbero imparare da lui e seguirne le orme. Credo che trovare un libro intervista così prezioso, curato con grande sensibilità da un critico-fotografo, che va così a fondo nella personalità del soggetto intervistato sia un’occasione da non perdere per i suoi fan. Inoltre Luca tiene spesso conferenze e laboratori, e non di rado abbiamo potuto presentare il libro in questi contesti. Ma credo che il successo sia fondamentalmente fondato sul passaparola dei lettori, ed è una grande soddisfazione.
Chi vuole acquistare un libro della casa editrice, come fa?
Lo trova facilmente su Amazon, ovvero su tutti gli Amazon nazionali in quasi tutto il mondo, e su altri canali digitali tramite Ingram. Cerco poi di portare avanti la presenza in libreria, non quella legata alla grande distribuzione, ma quella molto mirata dei bookshop di festival, musei, gallerie d’arte.
l mio target sono persone che operano sul campo in cinema, teatro, arti visive e performative, professionisti, persone che si occupano di formazione, studenti e appassionati, persone che amano la ricerca artistica
Quanti libri hai prodotto sinora?
Dal 2011 ad oggi circa 50, di cui 15 in inglese, francese e portoghese, perché appunto, distribuendo in tutto il mondo, cerchiamo anche di produrre libri in altre lingue.
Qual è quello a cui sei più affezionata e perché?
Sono molti, direi tutti. Tutti quelli realizzati con altri direttori della fotografia dopo Bigazzi: Beppe Lanci, Luciano Tovoli, Pino Pinori. Il libro intervista che ho curato personalmente con la costumista Adriana Berselli, lavoro dal quale è nata un’importante amicizia, e ora Adriana purtroppo non c’è più. Il diario cinematografico di Corso Salani, regista unico, scomparso precocemente nel 2010; tre libri realizzati con il grande critico cinematografico Lorenzo Pellizzari, grande amico anche lui ora scomparso.
Poi due collaborazioni spiccano per ricchezza e coinvolgimento: quella con il regista teatrale e artista visivo Fabrizio Crisafulli, con il quale ho realizzato cinque volumi di diverso tipo, libri bellissimi sia per l’altezza dei contenuti teorici sia per le immagini straordinarie, e quella con lo scrittore, traduttore e cineasta francese Marc Scialom, del quale ho pubblicato un romanzo e tre raccolte di fiabe, anche lui, per me, di grande ispirazione.
www.artdigiland.com, info@artdigiland.com. Per i lettori di Roma Report (a fine lockdown) sconto del 15% su tutti i libri (+spedizione) scrivendo alla mail sales@artdigiland.com e fornendo il codice ArtDI2020_Roma_Report. Iscriviti alla newsletter! http://www.artdigiland.com/newsl