Sindaca, riapra i parchi
La sindaca di Roma Virginia Raggi ha chiuso venerdì scorso l’accesso ai parchi recintati della Capitale, e fa presidiare dai Vigili Urbani Villa Borghese per evitare assembramenti. È comprensibile lo sforzo di contenere il più possibile il virus, che a Roma non sembra fortunatamente così diffuso come in alcune aree del Nord Italia – anche se bisogna aspettare i prossimi giorni per capirlo davvero – ma bisogna evitare di trasformare una misura sanitaria nella legge marziale.
In teoria, le scuole resteranno chiuse fino al 3 aprile mentre il blocco delle attività, con la consegna di restare a casa, terminerà invece il 25 marzo. Ma non è sicuro che non serva altro tempo. E non è sicuro nemmeno che nei prossimi mesi non saremo costretti a nuovi lockdown, se ci saranno altri focolai di Covid-19.
Fare attività all’aria aperta, anche in bicicletta, rispettando le distanze e le misure di sicurezza, è previsto dai testi fatti circolare dal governo negli scorsi giorni.I parchi e le aree sono una risorsa importante per i romani, e usarli rispettando le regole può essere un ottimo modo per ridurre lo stress inevitabile in questo periodo di permanenza forzata a casa.
Andare in un parco, rispettando le regole, non è più rischioso di portare fuori il cane, andare a fare la spesa al supermercato o viaggiare su un mezzo pubblico. Anche se in molti restano nella propria abitazione (ed è importante tutelare soprattutto le persone più anziane e quelle a rischio), molti altri comunque devono andare a lavorare, quindi uscire, frequentare altre persone, sia pure da lontano.
Se dovessimo arrivare al punto di dover bloccare qualsiasi attività, sospendere trasporti e altre attività ancora in corso, ne riparleremo. Ma non siamo ancora lì e speriamo di non arrivarci mai.
Per questo, non si possono considerare i cittadini, a cui pure si chiede poi il voto, come degli incoscienti per definizione, dei minorenni bisognosi di correttivi. Bisogna spiegare (e spiegare, e spiegare ancora se occorre) cosa bisogna fare e perché occorre farlo – e cioè, prima di tutto evitare lo schianto del nostro sistema sanitario sotto il peso dell’emergenza – e poi fare controlli e intervenire quando le regole non vengono rispettate.
I romani, come gli italiani, stanno dimostrando insieme – anche se costretti a restare lontani – il loro impegno per contrastare la diffusione del virus. E stanno manifestando in ogni modo un sentimento d’unità civile che non andrà sprecato, dopo che questa crisi sarà finita. Bisogna continuare a fare appello alla loro responsabilità con fiducia.
I parchi si chiudono quando c’è il pericolo che gli alberi cadano in testa a qualcuno, come è stato fatto in questi anni, soprattutto a causa dei cambiamenti climatici (che saranno ancora lì, alla fine di questa crisi). Non quando possono essere una valvola di sfogo importante per le persone, fisica e morale.