Un muro franco, un bel murales e i writer
Vicino al vecchio Gazometro, in Via di Riva Ostiense, c’è un muretto divisorio piuttosto lungo, che da qualche anno ospita tag e scritte dei writer romani, organizzati tra di loro in quello che in altri tempi si sarebbe chiamato un collettivo. Disegnando e taggando in mezzo a rifiuti e degrado, avevano portato avanti il tema della giungla urbana.
Qualche settimana fa un’associazione ha ottenuto il via libera, con tutti i crismi del caso, dal municipio di competenza (l’Ottavo) a un progetto che prevedeva la realizzazione su quei muri di una serie di murales, con il consueto coinvolgimento delle scuole e di altri pezzi del territorio. Il più bello, il più grande (Memorie di un Silos) era stato affidato ad una artista professionista, molto brava, Alessandra Carloni. Dopo poche ore è stato coperto da un enorme Tag di un writer che a sua volta era stato coperto dalla Carloni.
La regola dei writer nei muri liberi, sembra di capire, è che tutti possono disegnare su tutti, quindi per KEIOS era tutto ok. Ora sui social è in corso una sorta di disfida tra i muralisti e i writer.
Il progetto “Dominio Pubblico” è certamente buono, prevede il coinvolgimento di alcuni tra gli street artist più rappresentativi di Roma come Diamond, Lucamaleonte, Solo e la Stessa Carloni, però qualcosa non ha funzionato, forse non era imprevedibile che avvenisse quello che è avvenuto.
Alessandra Carloni ha scritto in un gruppo in cui si discuteva animatamente della questione: “Quindi chiudiamola quanto prima, io il muro l’ho fatto, la foto ce l’ho e Amen. Nessun rancore, è giusto, è come tutte le cose si va avanti”.
Perché in quella che è l’era della super-riproducibilità tecnica dell’arte effettivamente è così. Chissà cosa avrebbe detto Walter Benjamin se avesse visto uno smartphone.
[Le foto sono di Laura Manciati]
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