In stadio di abbandono: il PalaTiziano
“Famo sto stadio?”. Mentre, di tanto in tanto, continuano a ripartire le voci per una riapertura dell’iter burocratico relativo al discusso nuovo stadio della AS Roma, prosegue la nostra “visita guidata” alla scoperta dei tanti (verrebbe da dire “troppi”) impianti sportivi romani mai ultimati o lasciati da anni nell’incuria e nell’abbandono.
Un panorama avvilente, fatto di capolavori architettonici e ingegneristici chiusi o mai aperti, di splendidi progetti mai resi operativi, di lavori a volte iniziati per poi interrompersi, con un progressivo degrado delle strutture, spesso costate cifre ingenti in fondi pubblici e privati.
Per chi avesse seguito la prima parte della nostra inchiesta, quella dedicata allo stadio Flaminio, è sufficiente spostarsi di poche decine di metri per trovarsi davanti a un altro grande impianto storico romano in “stato comatoso”: il Palazzetto dello Sport di Piazza Apollodoro, la piazza adiacente viale Tiziano e per questo noto da qualche anno anche come “PalaTiziano”.
Il “Palazzetto” (diminutivo usato per distinguerlo dal più ampio “Palazzo dello Sport” dell’Eur) è uno dei principali impianti sportivi ideati per le Olimpiadi del 1960. Il progetto fu realizzato tra il 1956 e il 1957 dall’architetto Annibale Vitellozzi e dal sempre presente ingegnere Pier Luigi Nervi, autore in quegli anni anche dell’adiacente stadio Flaminio e dell’attuale PalaLottomatica.
Utilizzato per incontri di basket, di pugilato, di pallavolo, di sollevamento pesi, fin da subito il Palazzetto lasciò incantati per la sua struttura architettonica, elegante e al tempo stesso molto innovativa per l’epoca. Un critico d’arte come Bruno Zevi arrivò persino a paragonarlo al Pantheon, grazie alla sua forma a cupola, sostenuta all’esterno da trentasei caratteristici cavalletti a forma di ipsilon.
Per anni il PalaTiziano ha visto svolgersi le gare interne di campionato delle principali squadre romane di pallacanestro e di pallavolo ed è stato a lungo, perciò, sede ufficiale della Pallacanestro Virtus Roma e per diverse stagioni anche dell’Eurobasket e della Roma Volley. Poi, nel 2018, ecco che arriva improvvisa la chiusura “per lavori di adeguamento che si concluderanno entro un paio d’anni”, come disse all’epoca l’assessore allo sport Daniele Frongia. Lavori per i quali il Comune di Roma pareva avesse già stanziato circa 3 milioni di euro.
Certo, per le squadre capitoline, che lì avevano la propria sede, la notizia fu una doccia fredda. Anche perché il vicesindaco Frongia, a fine 2016, aveva annunciato un bando di gara per valutare l’affidamento del Palazzetto proprio a Eurobasket e Virtus Roma, tanto che le due principali società del basket capitolino si erano attivate per compiere dei primi lavori di adeguamento a proprie spese.
La Virtus dovette allora spostarsi rapidamente al Palazzo dello Sport dell’Eur, un impianto sicuramente più grande e prestigioso, ma anche enormemente più costoso (il prezzo di ogni partita in casa lì è di circa 15mila euro), con un esborso difficilmente sostenibile per una squadra che all’epoca militava in A2. La meno facoltosa Eurobasket decise perciò di emigrare fuori città, prima a Ferentino e poi a Cisterna di Latina, mentre la Roma Volley trovò collocazione in alcuni piccoli impianti di periferia.
“Questa Amministrazione si è attivata sin dal suo insediamento – dichiarò allora, dopo le prime polemiche, l’assessore Frongia – al fine di procedere con la conservazione e la riqualificazione del grande impianto sportivo capitolino, per riconsegnarlo alla città. A tal fine sono state avviate importanti attività in collaborazione con il Dipartimento di Ingegneria Strutturale della Sapienza, per il monitoraggio strutturale e la cura e sono state stanziate in bilancio le risorse necessarie per un primo intervento di risanamento conservativo e adeguamento a norma, il cui progetto unitario sarà approvato nei prossimi mesi e la gara per l’esecuzione dei lavori sarà pubblicata entro l’annualità 2019”.
“L’annualità 2019” però, anziché vedere l’inizio dei lavori, come dichiarato dalle autorità, vede invece il forte peggioramento della situazione, anche a causa di un incendio doloso appiccato alla struttura nel corso dell’estate. Aggiungendo in tal modo alla vicenda anche delle sfumature di “giallo”, il 5 agosto di quest’anno, degli ignoti entrano nel Palazzetto attraverso una botola, percorrono i corridoi degli spogliatoi e, raggiungendo il centro del campo, danno fuoco al parquet usando dell’alcool.
I motivi di quel gesto restano a tutt’oggi sconosciuti. Fatto sta che l’incendio del PalaTiziano è la dimostrazione di come la chiusura e l’abbandono di una struttura, anche se fatta con il “nobile” intento di restaurarla e riqualificarla, rischia invece di lasciarla alla mercé dei vandali, del degrado e, poco alla volta, di finire per farla collassare, come accaduto anni fa al Velodromo dell’Eur o all’ippodromo di Tor di Valle.
“L’annualità 2019” volge infatti al termine e per il PalaTiziano il futuro continua ad essere denso di incognite, senza alcuna certezza sul se e sul quando i lavori avranno mai inizio. Il rischio di ripercorrere la triste vicenda dell’adiacente stadio Flaminio (chiuso ormai da anni, tra progetti e annunci di inizio lavori che non arrivano mai a concretizzarsi) è altissimo. Così come altissimi rischiano di essere i futuri costi di ristrutturazione, man mano che, con l’abbandono della struttura, ne aumenta il degrado.
Ma, per quanto alti saranno quei costi, rischieranno di sembrare irrisori se paragonati a quelli della “città dello Sport”, il grande impianto di Tor Vergata, un progetto affidato all’archistar Santiago Calatrava, avviato a inizio secolo, destinato ad ospitare i mondiali di nuoto del 2009, con lavori iniziati e ben presto lasciati in sospeso, nonostante ingenti investimenti pubblici. Di questo, però parleremo nella prossima puntata della nostra inchiesta.