Frustrazione da rifiuti
Da quant’è che accade? Non lo ricordo più ormai. Ma si ripete. Ogni volta che vado a buttare l’immondizia i cassonetti sono pieni, rimango con le mie buste in mano cercando di capire come posso risolvere il problema. A terra, i contenitori della spazzatura, sono circondati da sacchetti, lasciati lì da persone che si sono trovate nella mia stessa situazione.
In genere cerco una soluzione differente, che vuol dire mettersi alla ricerca di altre postazioni di deposito dei rifiuti, non sempre ho successo. Bisogna camminare un bel po’ e avere fortuna. Al terzo o quarto tentativo si riesce a trovare spazio in qualche cassonetto per infilare la propria busta. Quando ne trovo di vuoti ho un sussulto di gioia. Non mi sembra vero.
Penso che la realtà distopica in cui è precipitata Roma possa un giorno svanire, come per magia. Non è così purtroppo, almeno a breve. Anche perché talvolta io stesso sono costretto, per mancanza di tempo o di alternative veloci, a dover abbandonare la mia immondizia a terra, sulla strada. Mi costa parecchio un gesto del genere e mi provoca frustrazione e un vago senso di colpa.
Dopotutto sono nato con lo slogan degli anni Ottanta, dell’Assessorato nettezza urbana e giardini, che trovavi ovunque: Roma pulita dipende anche da te. Memorabile lo spot istituzionale girato all’Aventino con giocatori dell’As Roma campioni d’Italia in carica (1982/1983) che calciano una lattina, come fosse un pallone, per terminare l’azione in un secchio dell’immondizia. Ci sono tutti. Falcao, Pruzzo, Conti, Tancredi, Nela, Di Bartolomei.
Se non fosse bastata la pedagogica pubblicità comunale, sarebbe venuto in soccorso l’insegnamento famigliare. Mai e poi mai si getta una carta a terra. Per cui provo sempre un certo fastidio, che si trasforma in rabbia, quando sento sparlare dell’inciviltà dei romani, un fastidio che si esaspera quando sono i nostri amministratori, i politici ad appoggiarsi su questa motivazione per giustificare lo stato di degrado della Capitale. Mettere una intera popolazione sotto il segno dell’inciviltà non è una buona azione di governo del territorio
Da mesi sui social e nei giornali compaiono le foto dei cassonetti di differenziata e indifferenziata che strabordano ma ciò che colpisce maggiormente sono i rifiuti ingombranti lasciati in strada. Nei primi mesi dell’amministrazione Raggi si è intensificata questa brutta pratica di abbandonare televisori, armadi, materassi, sedie, poltrone. C’è di tutto. Non capivo le ragioni dell’aumento, la stessa sindaca sospettava il “complotto dei frigoriferi”.
In realtà per circa cinque mesi (estate/autunno 2016) il servizio di ritiro rifiuti a ingombranti a domicilio è stato sospeso, perché il bando di affido non era ancora concluso. In alternativa si potevano trasportare i propri scarti nelle isole ecologiche, disposte nei municipi. A dirla per intero ho qualche sospetto – non verificato – che il servizio rifiuti ingombranti a domicilio non funzioni bene e che in ogni caso i cittadini non siano ben informati su questa possibilità.
Dopo aver trovato un cassonetto dove buttare il mio sacchetto di organico, mi sono diretto a lavoro, e mentre attraversavo la città, scorgendo ai lati della via lo stato della nettezza urbana in luoghi distanti dalla mia zona, mi sono detto: stai esagerando, sei il solito inguaribile pessimista che non riesce a vedere oltre il proprio naso, leggi i giornali anti-grillini e ti convinci di una realtà inesistente. Ho allora iniziato a chiedere alle persone che mi capitavano attorno quale fosse lo stato delle loro strade. Le risposte che ho ricevuto però confermano, più o meno, le condizioni da me vissute. Solo alcuni non hanno le stesse difficoltà e sono coloro che vivono in quartieri dove il “porta a porta” funziona.
L’impressione di una rimozione della realtà da parte dell’amministrazione comunale di fronte alla crisi rifiuti è forte. Il cercare dei colpevoli nel passato o mettere i cittadini sotto accusa per la loro inciviltà, senza porre le giuste differenze non aiuta. Insomma si mastica amaro a constare che più che la concretezza dei problemi da risolvere ci troviamo a discutere della “supercazzola”, quindi dichiarazioni che puntano a creare un certo effetto, il quale si risolve dentro dinamiche politiche lontani anni luce dal vissuto delle persone comuni che ogni giorno si trovano ad affrontare una città in cui è diventato difficile vivere.
[La foto è di Fabrizio Lonzini, diffusa con licenza creative commons su Flickr.com nel dicembre 2006]