Spelacchio nel cuore dei romani
Ma quanto è importante la questione di Spelacchio? L’albero di Natale allestito dal Comune in piazza Venezia suscita discussioni e critiche, in special modo sui social. Ne parlano tutti e in diverso modo. In un tweet il Pd romano ha colto l’occasione per dire che si tratta dell’albero “più triste d’Europa”. Del resto il soprannome che gli è stato dato è significativo, esprime qualcosa che manca, in questo caso decorazioni adeguate.
In rete il confronto viene fatto con quello dell’anno scorso, anche quello aveva ottenuto un nomignolo: Povero tristo. Le critiche furono tali da spingere l’amministrazione ad intervenire con un ri-addobbo di emergenza. Un altro paragone è con quello di Alemanno, imbattibile, una sorta di torta gelato rovesciata. Il frontman della maggioranza capitolina, il presidente del gruppo M5S, Paolo Ferrara, dedica un paio di post all’argomento, che in sostanza minimizzano, perché sono ben altre le sfide che “stiamo vincendo” e mostra in un video la preferenziale di via Gregorio VII appena asfaltata.
Oltre all’aspetto estetico, “Spelacchio” fa discutere per i costi. Quasi cinquantamila euro (per la precisione 48.677,08 euro) per “trasporto e smaltimento” dell’abete donato e proveniente dalla Val di Fiemme, il costo al netto dell’Iva ammonta a 39.899 (poco meno del tetto per cui è necessario un bando pubblico). Ovviamente, insieme alla cifra spesa per un risultato discutibile, si commenta l’inversione di rotta della Raggi che ha sempre sbandierato il dovere delle gare pubbliche, ma che in questo caso invece ha fatto ricorso all’affidamento diretto.
Insomma c’è chi la prende come una questione seria, una ulteriore prova dell’incompetenza della Giunta a 5Stelle, e chi invece, senza troppo andare a scavare in ragionamenti politici, si limita allo sfottò. Un esempio: “Ho più follower che rami”. Il nome in sé, “Spelacchio”, suscita simpatia, quasi fosse un figlio vestito male, la colpa della mala decorazione non è dell’albero ma di chi non ha avuto le giuste attenzioni. C’è chi s’appella alla sobrietà, e chi lamenta che i soldi dovrebbero essere spesi per cose più importanti.
Il partito delle spese in futili è sempre vivo, per loro il denaro sarebbe sempre meglio impiegarlo in qualcosa di più utile. In linea di principio come dirsi contrari. Però la questione è meno lineare e semplice di quanto possa apparire. Basterebbe ricordare, dandone una interpretazione laica, le parole di Gesù in Matteo 4,4 e Luca 4,4: “Non di solo pane vive l’uomo ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Insieme alle cose materiali abbiamo bisogno e cerchiamo soddisfazione in cose “inutili”, su di esse proiettiamo i nostri desideri.
L’albero di Natale è il caso tipico, dal valore collettivo, per questa ragione ci preoccupiamo tanto. È la proiezione pubblica dei sentimenti che ogni famiglia mette intorno all’evento natalizio. E’ un modo per riconoscersi come appartenenti a quella comunità. E’ un simbolo che crea identità. Allora, istintivamente, l’albero lo vuoi bello. Una bellezza che si propaga nella memoria di chi vive in città, come di chi da turista scatta una fotografia e diffonde nel mondo la fama di Roma.