Roma Eterna, la fantascienza sui 7 Colli
La città di Roma è come un palinsesto, un rotolo che è stato scritto, ripulito e poi di nuovo scritto, ancora e ancora: tutti i vecchi testi appaiono in mezzo a quelli nuovi. Duemila anni di storia frastornano il visitatore con una singola occhiata. Non si distrugge mai niente qui, tranne in qualche rara eccezione, e solo per costruire edifici ancora più impressionanti in situ… Tutti questi stili sono mischiati nel centro storico della città, circondato da uno spaventoso anello di orrende e imponenti torri di epoca moderna, di tetri uffici e di appartamenti della Roma contemporanea. Persino con tutta la loro bruttezza sono straordinariamente grandiosi in un modo tutto romano. Roma non si può definire altro che maestosa: eccelle in ogni cosa, persino nella bruttezza (trad. di Mara Gini).
Queste parole, che colgono alla perfezione il groviglio di fascino e contraddizioni che rende la nostra città unica agli occhi del mondo, sono state scritte in un contesto molto lontano da quello del celebre film “La grande bellezza” del 2013. Sono infatti tratte da Roma Eterna, un libro di fantascienza scritto tra il 1989 e il 2003 da Robert Silverberg, autore statunitense nato a Brooklyn nel 1935.
In virtù del suo passato, del patrimonio artistico e dell’importanza per la cristianità e la civiltà occidentale, Roma ha sempre esercitato un forte fascino su tanti scrittori stranieri, anche di fantascienza. Un genere che, è sempre bene puntualizzare, non si occupa solo di viaggi nello spazio o di invasioni aliene; né l’intrattenimento del lettore è il suo unico fine. Vero e proprio “metagenere”, la fantascienza è in realtà uno strumento d’espressione versatile, che permette allo scrittore di trasmettere un’infinità di messaggi e di affrontare qualsiasi tematica; lo dimostrano capolavori come “1984” di George Orwell, “Fahrenheit 451” di Ray Bradbury o, più vicino a noi nel tempo, “The Road” di Cormac McCarthy.
E soltanto uno scrittore dell’esperienza e della carica immaginifica di Robert Silverberg, autore di oltre un centinaio tra romanzi e antologie nonché appassionato italianista, poteva affrontare con successo un tema ampiamente sfruttato come quello dell’impero romano che non crolla e prospera, fra alti e bassi, sino ai giorni d’oggi. Un azzardo storico che non solo affascina gli appassionati del genere ma conquista anche chi abitualmente non frequenta i sentieri del fantastico.
Strettamente parlando Roma Eterna, tradotto e pubblicato nel 2014 dalla casa editrice Elara di Bologna nella collana Libra Fantastica, non è un romanzo bensì un fix-up di undici racconti redatti a partire dal 1989 e che solo nel 2003 Silverberg, dietro pressione degli editori, ha amalgamato e fuso in un’opera unica.
Il risultato è uno dei massimi capolavori dell’ucronia, quella branca della narrativa fantascientifica basata sulla premessa che la storia abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale. Roma Eterna narra la storia epica, drammatica e affascinante assieme dell’Urbe e del suo impero universale che, tra splendori, miserie, periodi di crisi, rinascite e guerre civili guida la civiltà umana lungo le tappe del progresso: dai viaggi oltreoceano alla rivoluzione industriale, dai moti borghesi ai primi passi dell’esplorazione spaziale.
Attraverso il punto di vista privilegiato di imperatori, statisti, diplomatici e occasionalmente persone comuni, tutti comunque personaggi credibili e a modo loro indimenticabili, il lettore scopre un mondo dove le grandi religioni monoteiste, cristianesimo e islamismo, non sono mai nate, mentre gli ebrei sono rimasti una piccola e insignificante tribù, ai margini dell’area mediterranea, dalla quale non è scaturito alcun Messia. Qui Silverberg segue le teorie che vedono nel cristianesimo uno dei fattori che favorirono la dissoluzione dell’impero romano.
In questo contesto ipotetico, gli eserciti di Roma hanno esteso progressivamente l’egemonia dei Cesari su tutto il globo, seppure con qualche rovescio come nel Nuovo Mondo ad opera dei Maya. E chi non si è piegato agli stendardi dell’Urbe ha ceduto davanti al suo potere economico, come l’Estremo Oriente. Elemento significativo, nella linea temporale creata da Silverberg, è il ruolo rivestito da alcune figure chiave, sovrani o generali che, con la propria personalità e il forte carisma, non solo frenano il periodico declino delle istituzioni imperiali ma rilanciano il potere di Roma, infondendo nuovo slancio e vitalità.
Ogni singolo racconto è una finestra che si apre su un momento importante della storia romana, una testimonianza illuminante dell’ampio respiro concepito dall’autore americano per quest’opera, nonché dell’accuratezza con cui l’ucronia è stata dipinta.
Lo stile di Silverberg è scorrevole, senza però essere superficiale, ricco ma mai lezioso, e la qualità dei racconti è sempre immancabilmente alta, ma in alcuni casi, come in “Con Cesare nel mondo sotterraneo” (With Caesar in the Underworld, originariamente pubblicato dalla rivista Asimov’s Science Fiction, ottobre/novembre 2002), raggiunge un livello ineguagliabile.
Al di là dei tanti personaggi, maschili e femminili, è comunque la città di Roma, con le sue innumerevoli facce, che emerge come protagonista unica e costante nel corso dei secoli. L’intero libro altro non è che l’ennesimo, sentito omaggio che una persona colta e sensibile come Silverberg porge a una città che ama e ammira.
Da notare che in passato l’interesse di Silverberg per Roma si era già manifestato in altre pubblicazioni: lo scenario capitolino compare sia in Ali della notte (Nightwings, 1969) che in Shadrach nella fornace (Shadrach in the Furnace, 1976), entrambi i romanzi ambientati in un futuro remoto. Nessun altro scrittore di fantascienza anglosassone ha sfruttato i Sette Colli tanto quanto l’autore newyorkese.
L’unico racconto che si discosta dagli altri, per ambientazione, è quello che conclude il volume: in “Verso la terra promessa”(To the Promised Land, in Omni, maggio 1989), un gruppo di ebrei egiziani si appresta ad abbandonare il pianeta a bordo di un razzo che, disgraziatamente, esplode poco dopo il decollo. Il fallimento non farà però desistere gli ebrei dal loro progetto di trovare una nuova patria, su un mondo finalmente libero dal giogo di una Roma capace di rinascere dalle proprie ceneri, di una Roma eterna.
Robert Silverberg, Roma Eterna (Roma Eterna, 2003), trad. di Mara Gini, Elara, collana Libra Fantastica, 335 pp., 2014, prezzo 13,50.
[La foto del titolo, diffusa con licenza Creative Commons, è di Stefano Petroni, “Legio Xi Claudia Pia Fidelis”, ed è stata scattata l’8 febbraio 2009]