Il GRAB non è solo una pista ciclabile
Per favore. Non pensate al GRAB come a una pista ciclabile. Il Grande Raccordo Anulare delle Bici è un progetto per Roma, per tutti i romani, non solo per chi va in bici. Sono 45 chilometri pedalabili (e camminabili) all’interno della città pensati non solo per attraversare i luoghi, ma per migliorare i luoghi che attraversano.
Un esempio? Il Raccordo ciclabile passa sì per il Colosseo e San Pietro, per via Giulia e per Villa Borghese, ma corre anche lungo via Herbert Spencer al Collatino. Qui, una dozzina d’anni fa, era stata ipotizzata la nascita di un nuovo Central Park, un risarcimento postumo della ferita imposta al quartiere dai cantieri dell’Alta Velocità. Passateci oggi e guardate a destra e a sinistra della stazione Serenissima: del parco Manhattan-style non c’è traccia, la brutta distesa di erbacce e pavimentazione a piastrelle scheggiate ricorda piuttosto i vialoni di Chernobyl, la città ucraina senza più abitanti dopo il disastro nucleare.
Ecco, il problema in via Spencer non è come farci passare le bici (una ciclabile peraltro ci sarebbe già…), ma come restituire agli abitanti un’area di qualità, bella e accogliente, un posto che uno si bea a guardare dalla finestra dei palazzi di fronte, dove si passeggia volentieri e dove fa piacere darsi appuntamento per fare due chiacchiere.
E lo stesso vale per tante altre zone – da Torpignattara a Ponte Mammolo, dal Quadraro alla riserva dell’Aniene – dove bisogna fare il GRAB: ossia la ciclovia + interventi di rigenerazione urbana, di manutenzione di marciapiedi, giardini e spazi verdi, di rifunzionalizzazione di aree marginali e degradate.
In tanti hanno capito che il GRAB può essere l’itinerario ciclopedonale più bello del mondo (lo hanno detto, tra gli altri, il ministro Delrio e la sindaca Raggi firmando il protocollo che dà il via libera all’opera). Affinché lo sia davvero deve essere bella la strada dove si pedala e soprattutto bello quello che c’è a destra e a sinistra del Raccordo delle Bici.
Il GRAB, poi, è anche tante altre cose. La sua peculiarità è l’accessibilità universale. Sarà una della rare infrastrutture pubbliche romane completamente aperta a persone con disabilità motoria e sensoriale, uno stimolo a fare di Roma una città senza barriere. Il GRAB impone finalmente la pedonalizzazione dell’Appia Antica ed è il prologo della nascita di un unico parco archeologico capitolino dai Fori alla Regina Viarum, che il grande intellettuale italiano Antonio Cederna voleva realizzare già nel 1953 (e dopo più di 60 anni non vi sembra che sia arrivato il momento di aprire questo museo a cielo aperto alle persone impedendo che 2300 anni della nostra storia vengano calpestati dai copertoni?).
E il GRAB è anche una calamita per nuovi turismi, dai cicloviaggiatori agli amanti del trekking urbano, è una via car free per la mobilità interquartiere, il raccordo attorno a cui sviluppare e cucire una vera rete ciclabile metropolitana. E’ un percorso che deve far venir voglia di andare in bici in una città dove la ciclabilità è ancora al palo, convincendo romani e stranieri che Roma può cambiare abitudini, può diventare più bella, più accogliente, più sana, più moderna. E tutto questo non si può fare se si pensa che per fare il GRAB basta fare una ciclabile che gira in tondo per la città.