Primarie col pasticcio. Ma nessuno paga
Le concitate cronache delle primarie napoletane hanno parzialmente coperto la figuraccia guadagnata dal Partito democratico anche a Roma. Nulla di paragonabile, certo, ma comunque abbastanza per giustificare qualche interrogativo sulla gestione del partito a livello locale e nazionale. L’impressione, però, è che il principio che regge il funzionamento del Pd romano è quello della più totale irresponsabilità. Il partito, già da tempo commissariato e affidato nelle mani di Matteo Orfini, appare infatti completamente allo sbando: già profondamente scosso dalle vicende di Mafia Capitale e dall’epilogo dell’esperienza Marino (che a quanto si legge in queste ore si ricandiderà), ora affronta anche la paradossale vicenda delle schede bianche in occasione delle primarie cittadine. C’è stato un tempo in cui nel Pd si è fatta molta ironia su Bersani, che riteneva di aver “non vinto” le elezioni politiche. Ora invece il problema è quello delle bianche “malcontate”. E non una o due in più: l’errore – se davvero dobbiamo credere che di questo si è trattato – è dell’ordine delle migliaia.
Naturalmente nessuna responsabilità politica verrà individuata per un errore tanto grave: e comunque, se anche qualcuno dovesse farne le spese, certo non sarà Orfini per il quale “politicamente non cambia assolutamente nulla”. Eppure qualcosa dovrebbe cambiare, perché se si vuole avere la possibilità di dileggiare le consultazioni digitali dei grillini, come legittimamente e fin lì anche con buona ragione ha fatto Orfini, bisogna però almeno essere in grado di contare le schede delle proprie primarie. Senza sbagliare di migliaia di voti. Errori che in paesi normali si pagano con le scuse e le dimissioni. Ma siamo in Italia e per di più a Roma. E peggio ancora comanda Renzi. Quindi il commissario del Pd romano resta dov’è.