Una buona Befana a Piazza Navona
Nei giorni scorsi, la notizia dell’assegnazione ai Tredicine di molti banchi a Piazza Navona per la Befana è sembrata una triste conferma dell’impossibilità di cambiare Roma. Più che una famiglia, i Tredicine sono una holding, storici monopolisti dei camion-bar nel centro storico, con ampie entrature politiche. Eppure, qualche mese l’ex giunta comunale lera riuscita ad allontanarli dai principali luoghi storici e artistici. Ora, fortunatamente, il commissario prefettizio Tronca, ascoltando le voci di protesta tra la cittadinanza e anche nelle istituzioni (come il Primo Municipio, che aveva criticato la decisione) è intervenuto, bloccando il bando. E l’Autorità anticorruzione indaga su possibili irregolarità amministrative.
Ma si terrà o no la tradizionale sagra della Befana in una delle più belle piazze romane? I media dicono che sarà difficile. I Verdi, che già avevano protestato per l’assegnazione ai Tredicine, hanno avanzato però una proposta “spiazzante” al Campidoglio: fare una Befana della Solidarietà, assegnando gli spazi a Emergency, Amref, Slow food, Federbio, Caritas, WWF, Lipu, Lav, Medici Senza Frontiere e altre organizzazioni. “Così i bambini di Roma potrebbero unire la gioia delle festività con la bellezza di ricevere regali belli e socialmente utili, imparando lo spirito di solidarietà, suggerisce una petizione lanciata oggi dal Sole-Che-ride su Change.
Credo sia un’ottima idea. Perché è proprio stata la solidarietà uno dei settori su cui Mafia Capitale ha lucrato negli anni passati, e perché trasformare piazza Navona in una lunga manifestazione solidale e di legalità aiuta a non dimenticare quello che è accaduto.
Ma anche perché in questa fase di paura diffusa, generata dagli attacchi di Parigi e dalle minacce terroristiche, andare in piazza può farci bene.
Le organizzazioni che potrebbero gestire gli stand della Befana si battono da decenni, ognuna nel proprio settore, per difendere i diritti dei più deboli, la salute e il benessere di tutti, in tutto il mondo. Non si tratta di fare shopping, insomma, ma di riprenderci un pezzo di città. Non è questione di essere buonisti (parola che non significa nulla, e che vuol essere un insulto a chi invita a capire e comprendere anche le ragioni degli altri) ma di provare a fare buone azioni.