Revenge porn: la provocazione delle studentesse IED a Roma
[Questo post è stato pubblicato originariamente da Diogene Notizie]
Volantini con frasi violente e sessiste contro ex fidanzate sono comparsi in questi giorni in vari quartieri della capitale: da San Lorenzo a Monti, da Ostiense a Piazza Bologna. “Guardate quella stronza della mia ex nuda”, “Ora tutti vedranno i tuoi video”, “Guardate quanto è stata brava l’altra notte”. Accanto, un QR code. L’invito è chiaro: clicca e guarda. Ma chi lo fa, cade in una trappola.
Il QR code non rimanda a immagini intime, ma a un video che accusa direttamente l’utente: chi guarda è complice. E lo fa senza mezzi termini, puntando il dito su chi consuma contenuti privati diffusi senza consenso. Il video conduce poi a un sito che spiega il fenomeno del revenge porn e offre strumenti per capirlo e combatterlo.
L’iniziativa nasce da due studentesse dello IED di Roma, guidate da un docente di comunicazione non convenzionale. Il loro obiettivo: interrompere l’indifferenza, provocare un disagio sano e costringere a riflettere.
I numeri parlano da soli: circa 5 milioni di vittime in Italia, 14 milioni di fruitori. Ma il dato più inquietante è l’84% di chi, ricevuto un contenuto non consensuale, si dice disposto a condividerlo ancora.
Chi clicca, quindi, non è spettatore innocente. È parte del problema. E questa campagna lo dimostra senza retorica, con la stessa brutalità che accompagna ogni gesto di umiliazione digitale.