2025, anno cruciale per Gualtieri
Nel 2026, salvo sorprese, si voterà di nuovo per il Campidoglio. Mentre l’anno che sta per aprirsi, il 2025, è quello del Giubileo. Quello che accadrà nell’Anno Santo sarà molto probabilmente un banco di prova per la rielezione di Roberto Gualtieri a sindaco, o meno. Per farcela, l’esponente del Pd ed ex ministro deve convincere gli elettori del centrosinistra – che a Roma sono in maggioranza – non che “altrimenti vince la destra (estrema)”, ma che questi anni di giunta sono stati utili alla città, nonostante il malpancismo tipico della sua parte politica.
Solo pochi giorni fa, la provincia di Roma (che non è il Comune, anche se ovviamente la città pesa molto sull’insieme) è precipitata dal 33esimo al 59esimo posto nella classifica sulla qualità della vita elaborata dal Sole 24 Ore. Un trend in discesa che riguarda tutte le metropoli italiane, anche se nella Capitale è più forte. Va meglio la qualità dei servizi per anziani, peggio quella per i giovani e i bambini. Va meglio il trasporto pubblico, va peggio il costo degli affitti, va peggio il cambiamento climatico, è stabile (ma in fondo alla classifica) il punteggio sulla sicurezza.
L’estate scorsa non è andata diversamente, per il gradimento di sindaci e presidenti di Regione. Nonostante le sue performance su TikTok e i social, Gualtieri era 78esimo su 80, perdendo più posti di tutti i suoi colleghi; Francesco Rocca, presidente del Lazio, 12esimo su 13.
Le critiche dei romani si sprecano. La formula preferita, soprattutto da quelli di sinistra e centrosinistra critici, è: se questa o quella cosa l’avesse fatta la Raggi… (l’ex sindaca del M5s ha superato da tempo Gianni Alemanno come modello comparativo negativo). Ultimo esempio, la pista ciclabile di 750 metri che collega la Stazione Termini all’Università La Sapienza, costata circa mezzo milione di euro e i cui lavori – da inizio cantiere ad apertura – sono durati complessivamente più di un anno. Per il Campidoglio si tratta di un’opera che avrà effetti positivi su tutta l’area, ma è chiaro che, di fronte all’estensione delle ciclabili in altre città italiane ed europee, quei soli 750 metri provocano ilarità.
Una città difficile per la sua storia: ma i romani vogliono (comprensibilmente) che funzioni
Che Roma sia un ecosistema molto difficile da governare è piuttosto evidente a chi ne conosca un poco la storia, che non rifaremo qui. Nel suo “La città dei vivi” (2021) Nicola Lagioia parla di “tracollo”, anzi di tracolli, di fasi da cui però Roma – un’area urbanizzata spesso malamente, senza limiti precisi; uno sprawl, un disordine urbanistico creato dalla crescita accelerata tra il 1870 e gli anni Sessanta – si riprende. Una città morta e poi risorta tante volte nel corso dei secoli, da cui a un certo punto lo scrittore scappa, perché, dice, non ha certo 100 anni per aspettare la risurrezione della Capitale. Solo che poi dopo un po’ torna. Allo stesso modo, si potrebbe dire che agli elettori importa poco, comprensibilmente, se Roma è un casino eterno, e quali ne sono le ragioni: vogliono una città che funzioni. Anche se spesso il loro comportamento quotidiano contribuisce al casino romano. E ovviamente il sindaco non è né il capo del governo – perché molti problemi romani potrebbero forse avere soluzione a livello nazionale, a partire dai trasporti – né il capo della Chiesa: anche se va detto che gli ultimi Giubilei sono stati una manna per Roma, vista la quantità di lavori grandi e piccoli che sono stati fatti…
Chiudere i cantieri
Ovviamente, insomma, Gualtieri non può risolvere i problemi secolari di Roma (qualcuno potrà mai?), né in un anno e mezzo né in un eventuale prossimo mandato. Ma nel 2025 potrebbe per esempio almeno sistemare la questione dei cantieri del Giubileo e mandare un segnale agli elettori: siamo usciti dal guado, la situazione sta migliorando.
Giorni fa Gualtieri ha promesso che di 204 interventi considerati “essenziali e indifferibili” per l’Anno Santo, 64 saranno pronti entro la fine del 2024, e che 20 cantieri chiuderanno in anticipo rispetto ai tempi previsti. Il resto, andrà al 2025 e 2026. Altre cose, tipo la stazione FS del Pigneto, dopo. Il termovalorizzatore, anche (nel 2027), lo stadio della AS Roma pure.
Ma in un anno e mezzo circa, cioè il tempo che manca alle prossime elezioni, Gualtieri dovrà mostrare qualche risultato sui rifiuti (la situazione è un poco migliorata: la raccolta differenziata è aumentata ma nel 2023 è rimasta comunque sotto il 50%, e la percezione generale è che la città sia sempre sporca).
La giunta può battere un colpo anche sugli affitti brevi (quelli per Air Bnb etc), che pesano sulla mancanza di case in locazione e sull’aumento dei prezzi: dovrebbe arrivare un regolamento in tre mesi, che sarà forse più simbolico che effettivo, fino a che il governo non darà più poteri ai Comuni, ma sarebbe comunque un segnale interessante. E anche lo smart working è un terreno di impegno: il sindaco, come commissario speciale al Giubileo, ha chiesto agli enti pubblici e alle aziende private, in vista dell’afflusso di milioni di pellegrini, di aumentare il ricorso al telelavoro. Il Campidoglio ha anche sottoscritto un accordo quadro con sindacati e organizzazioni dei datori di lavoro: ora però bisogna verificare che venga davvero applicato, perché l’impatto del telelavoro può essere molto importante non solo per la viabilità, ma anche per la qualità della vita delle persone.
Infine, Gualtieri dovrebbe sperare che non siano vere le stime di 35 milioni di pellegrini a Roma: troppa gente da gestire, nonostante il suo entusiasmo.