La Roma al telefono / Verona – Roma 3-2, Avanti un altro!

Fabio Cruciani e Mauro Monti – “due romanisti che hanno preso l’acqua al vecchio stadio Olimpico” – commentano insieme, con i messaggi vocali di WhatsApp, in diretta, le partite della AS Roma, incontro dopo incontro.

Verona – Roma 3-2, Avanti un altro!

Lo diciamo subito, come in altre occasioni (troppe finora) già capitate in campionato: il gol del 2-1 del Verona era palesemente irregolare ma la partita l’avevi recuperata ed era nelle tue corde anche il gol vittoria. Poi succede quello che non ti aspetti da un allenatore di Serie A: toppare i cambi (dopo aver fatto scelte molto discutibili già in partenza).

Caro mister, hai tenuto in campo Pellegrini per tutta la partita, hai messo Cristante che in questo periodo vale un quarto di Le Fee; hai inserito El Shaarawy che oggi può dare meno di Saud; hai fatto entrare in campo persino Paredes che in queste ultime partite sorseggiava, sorridendo, mate in panchina. Ti ostini a far giocare Zalewski. Ma insistiamo: Pellegrini è rimasto in campo per 95 minuti.

Il favoloso trio degli highlander dei sesti posti ha fatto crollare una squadra che a fatica aveva raddrizzato una partita ancora una volta storta.

Non vedere questo giustifica l’esonero immediato. Dispiace, ma questi cambi non si possono accettare, soprattutto alla luce di un non-cambio che ci ha costretto a giocare in inferiorità numerica tutta la partita.

Non c’è guida tecnica, non c’è guida societaria, non ci sono giocatori di calcio: questa Roma è un deserto, è un tunnel senza luce, è il nulla dello spazio profondo.

Avanti un altro allora, per ritrovarci nella stessa situazione tra un mese o poco più perché ogni allenatore si ritroverà da solo e se non ti chiami Mourinho sarai destinato a fallire nel giro di 4 o 5 partite.

Aspettiamo ancora il nuovo Amministratore delegato, dopo aver atteso invano in questi anni un direttore sportivo all’altezza e un direttore tecnico da pescare tra ex giocatori giallorossi che ricordasse continuamente ai calciatori che cosa significa giocare nella Roma.

Identità e competenza, questi sarebbero dovuti essere i primi acquisti dei Friedkin, le rocce sulle quali costruire qualcosa di nuovo e stabile, e invece ci ritroviamo ancora una volta a cercare di tenere in piedi una costruzione nata sulla sabbia.

Forza Roma!

Roma – Torino 1-0, La squadra che non t’aspetti

Finisce come quasi nessuno osava sperare, con una vittoria, netta per di più. La difficoltà di questa partita stava tutta nella situazione interna alla Roma, nella spaccatura tra allenatore e spogliatoio, nell’assenza della società, nel caos decisionale che potrebbe lasciare comunque in bilico Juric anche dopo i 3 punti conquistati.

La squadra è entrata in campo con una mentalità diversa ed è bastato giocare con la testa giusta, rispettare le indicazioni dell’allenatore, correre, pressare, rimanere compatti e propositivi, per trovare la vittoria. Niente di eccezionale, le lacune rimangono e a parte Dybala – che si è preso ancora una volta la Roma sulle spalle – e NdickaPisilliSvilarMancini Le Fee, gli altri non si sono spostati dal 6 stiracchiato in pagella. Tralasciamo il giudizio su Pellegrini, entrato nella ripresa, per non sparare sulla croce rossa, mentre Cristante è stato utile in un paio di colpi di testa a centrocampo.

Pace fatta tra Juric e la squadra? A guardare il campo sembra di sì, forse c’era bisogno di un confronto duro e l’allenatore è stato bravo a gestire questo momento delicato.

Adesso avanti, perché si rigioca subito, la classifica è ancora deficitaria e abbiamo bisogno di vittorie.

Forza Roma!

Fiorentina – Roma 5-1, Una squadra senza dignità

Attenzione, questo è uno spoiler sul podcast: chiediamo scusa a un pubblico più sensibile per la frequenza molto alta del termine “pippe” che è stato utilizzato. Ma d’altronde non esiste una parola più specifica di questa, associabile in questo momento anche ad ogni componente decisionale di questa società, se mai ce ne fosse uno.

Non può essere analizzata o raccontata una partita più indegna di quella alla quale abbiamo assistito al Franchi. Sì, in passato ci sono state sconfitte simili, imbarcate paurose costate la panchina all’allenatore di turno, ma questa volta questa non-prestazione arriva al termine (speriamo) di un cammino che sta scavando da mesi il fondo.

I responsabili maggiori? La proprietà che non ha mai gestito questa squadra con uomini di calcio, che ha scelto con algoritmi uomini e dirigenti, che non ha background calcistico e neanche l’umiltà di ammetterlo.

Poi vengono i giocatori, in primis gli highlander dei sesti posti, quelli ai quali non manca mai la maglia da titolare, che gestiscono umori e fastidi dello spogliatoio, che hanno esaurito ogni credito, che vengono sempre elogiati dal mister di turno.

E dunque ecco anche l’allenatore, generico, senza nomi e cognomi, perché non fa differenza: chiunque arrivi non riesce ad incidere, si snatura, e la causa è quella al primo punto: l’assenza di una società in grado di difendere le proprie scelte.

Non ci sono nomi qui in questo post, perché nessuno è degno di associare il proprio nome a quello della Roma, a quello di ognuno di noi che abbiamo fatto grande questa squadra; una grandezza che non arriva dai titoli vinti, ma dall’amore incondizionato di tutti quei tifosi che nonostante tutto continuano a sventolare con orgoglio i propri colori.

È tutto da rifare, per l’ennesima volta, ma questa volta nel deserto più totale.

Forza Roma!

Roma-Inter 0-1, Squadra timorosa e mediocre

Togliamo le prestazioni di Svilar, che ancora una volta salva la Roma da un passivo pesante, Ndicka che regge la difesa da solo e la buona volontà di Dybala che, costretto a rincorrere gli avversari, giocare a tutto campo facendo il regista difensivo e avanzato, arriva poi in area avversaria senza più energie.

Tolto questo, è tutto da buttare, a cominciare dall’allenatore che fa partire titolare Zalewski dopo aver visto una clip sui social con il suo gol in nazionale. Per proseguire poi con i cambi, perché è vero che Koné non era in partita ma Cristante, già ammonito e incapace di girarsi in meno di 50 secondi, non poteva continuare a rimanere in campo, così come non può continuare a partire titolare. Anche l’uscita di Dybala, pur stremato ma a 12 minuti dalla fine, è sembrata illogica visto che avevamo bisogno di un tiro fatto bene e lui è sembrato l’unico che potesse riuscirci. Perché poi togliere nello stesso momento Angeliño quando è l’unico in squadra capace di fare un cross decente? Per Hermoso, poi … incomprensibile.

Perché Pellegrini tutta la partita, quando poteva accomodarsi in panchina già dall’intervallo? Dovbyk in Spagna era un finalizzatore, la quasi totalità dei gol li aveva segnati in area, spesso nell’area piccola; adesso per costruirsi una palla gol deve fare tutto da solo (vedere Monza).

La squadra sta seguendo le idee di Juric? Non sembra. Ma soprattutto: Juric sta seguendo le idee di Juric?

La Roma non produce niente e fa fatica a segnare; la sensazione era quella di guardare una partita equilibrata ma legata allo zero a zero, eravamo certi che una volta finiti sotto, sarebbe diventato impossibile pareggiare. Così è stato e siamo ormai stanchi già dopo poche partite. Non si vede luce in fondo al tunnel, la società è assente (anche fisicamente) e ormai ci stiamo trasformando in una squadra di provincia senza pretese.

Forza Roma!

 

Monza – Roma 1-1, una vittoria buttata

Diciamolo subito: il rigore a tre minuti dal novantesimo su Baldanzi era solare e il VAR non può non richiamare l’arbitro. Lo sappiamo è il risultato che pilota tutti i commenti, avremmo vinto, risollevando una situazione molto delicata. E invece no, siamo qui a cercare colpevoli senza riuscire ancora a vedere la luce.

Una novità c’è stata: qualcuno della società è intervenuto nel dopo partita, protestando per il rigore non dato. Nel deserto societario Ghisolfi, parlando in italiano, ci ha messo la faccia, forse la prima volta dai tempi di Sensi.

Passando al campo, la Roma ha giocato una buona mezz’ora nel primo tempo, con attacchi a tratti tambureggianti ma quasi sempre vanificati per la scelta sbagliata negli ultimi venti metri. Pellegrini è stato quello più pericoloso, pronto a finalizzare l’azione ma sempre senza precisione e cattiveria, solo eleganza e leggerezza.

Una partita attenta che ha fatto vedere una cosa su tutte: Juric non è stato rigettato dal gruppo, per lo meno non ancora, anzi, per larghi tratti si sono viste alcune delle caratteristiche del suo gioco messe in pratica da una squadra attenta e concentrata.

Si è rivisto Zalewski, subito bene ma calato già prima dell’intervallo. Dovbyk ha mostrato le movenze, il fiuto, la stoffa del centravanti vero e anche la freddezza, saltando tre difensori prima di infilare con un diagonale Pizzignacco.

Il gol del Monza arriva ancora una volta per una distrazione sul secondo palo, dopo una partita nella quale il pacchetto difensivo è stato sempre concentrato.

E poi, come abbiamo detto, il rigore solare su Baldanzi, che avrebbe potuto cambiare tutto. Speriamo in questa sosta nella quale Juric avrà tempo per far lavorare questo gruppo, nazionali esclusi. Ci aspettiamo l’impegno di ognuno, poche parole e tanto sudore.

Forza Roma!

 

Elfsborg-Roma 1-0, una traversa nel nulla

Questa partita entra nella top ten delle prestazioni indegne della Roma e visto l’alto numero di brutte figure rimediate – in maggior parte in Europa – nella nostra storia, Elfsborg-Roma è una di quelle partite che in passato avrebbe segnato le sorti di un allenatore.

Non è questo sicuramente il caso, visto il recente subentro di Juric, ma qualche domanda dobbiamo pure farcela, a partire dalla formazione iniziale: Saud dall’inizio, perché? Non abbiamo bisogno del principe di Bel Air, ma di giocatori pronti; finché è rimasto in campo è sembrato sospeso tra il vorrei-ma-non-posso e riprenditi-questa-palla-che-scotta; quasi mai considerato dai compagni e lui stesso troppo statico e mai intraprendente. Qualche dubbio anche su Celik centrale, anche se è sembrato sempre attento; e poi le prestazioni dei singoli: tolti SvilarNdicka e diciamo pure Angeliño, meno preciso del solito, degli altri non si salva nessuno; non ha brillato neanche PisilliParedes imbarazzante nella sua temporanea inutilità, Soulé anonimo, Shomurodov impalpabile, Baldanzi come al solito volenteroso ma poco incisivo.

Il rigore per i padroni di casa è arrivato dopo tre occasioni nitide per loro e solo a mezz’ora dalla fine Juric ha provato a riprendere la partita inserendo DovbykEl ShaarawyDybala e dopo qualche minuto anche Pellegrini. Proprio il capitano giallorosso ha avuto un paio di occasioni per il pareggio, colpendo anche la traversa con un meraviglioso tiro di sinistro.

Ma questo è quanto: una traversa nel nulla; una sconfitta contro una squadra che in Italia potrebbe occupare al massimo il centro classifica del campionato di Serie C.

Vogliamo liberarci di questo fastidio infrasettimanale dell’Europa League per puntare tutto sul campionato? Anche no, grazie. Perché sono stati venduti abbonamenti per l’Europa, perché i tifosi della Roma sono sempre presenti, a tutte le latitudini, perché la coppa non può essere un fastidio per una squadra che ha la bacheca vuota, perché questa scelta non garantirebbe comunque niente.

E allora allenamento e impegno, perché siamo stanchi di queste figuracce.

Forza Roma!

 

Roma – Venezia 2-1, una grande forza di volontà

La Roma ha vinto una partita difficilissima. In uno stadio ancora freddo, almeno inizialmente, a causa delle recenti contestazioni, il Venezia di Di Francesco è sceso in campo in maniera perfetta, lasciando alla squadra di Juric il gioco ma pronto in ogni momento con giocate veloci e precise a partire in contropiede o a saltare il centrocampo creando occasioni a ripetizione.

Svilar è stato sempre attento, salvando in più di una occasione il risultato, aiutato da Mancini Angeliño, con un Ndicka monumentale come sempre.

Il primo tempo della Roma è stato bruttissimo, oltre alla buona volontà la squadra non ha prodotto nessuna occasione da gol mentre il Venezia poteva arrivare al riposo con un risultato molto più rotondo dell’uno a zero.

Nel secondo tempo la svolta che in verità è arrivata grazie ai cambi e all’entrata in campo di Pisilli Baldanzi che hanno portato intensità e qualità. Juric cambia modulo e la Roma avvolge il Venezia stremato nella sua trequarti.

Il pareggio arriva grazie all’uomo più fischiato, Cristante, che finalmente prova il tiro da fuori. La deviazione ci regala il pareggio e la forza necessaria per ribaltare la partita.

La vittoria arriva grazie a Pisilli, un figlio di Roma, che in tutte queste apparizioni non ha mai fatto la scelta sbagliata, un giocatore di qualità, quantità e continuità che ha la testa per emergere, quella testa benedetta che ha fatto insaccare il pallone alle spalle di Joronen.

Queste sono le vittorie più belle: sofferte, cercate, e ottenute quasi allo scadere in un crescendo di emozioni. Le scelte di Juric, compreso il cambio tattico, si sono dimostrate vincenti; speriamo che la squadra si convinca a seguire con abnegazione il suo allenatore, perché ci sono tutti i presupposti per ritornare in alto.

Forza Roma!

 

Roma – Athletic 1-1, partenza in salita

Iniziamo questo cammino in Europa League con un punto che ha il sapore della beffa, raggiunti a pochi minuti dal termine dopo aver sofferto troppo nel secondo tempo anche se senza subire grandi occasioni.

Una disattenzione di Angeliño ed Hermoso prima, e di ManciniNdicka Cristante poi, ci è costata i tre punti. Cinque difendenti contro 2 attaccanti e abbiamo avuto in tutti e due i casi la peggio. Dopo una partita giocata con attenzione, specialmente in difesa.

Dybala non ha brillato e il suo sostituto Soulè non è parso un granché. Nella seconda parte del secondo tempo Mancini è sembrato troppo nervoso e tra gli ultimi entrati, Saud Abdulhamid è parso impacciato e non ancora pronto per il calcio europeo, mentre Paredes è stato impalpabile. Pisilli c’ha provato come sempre.

Segnali buoni il terzo gol consecutivo di Dovbyk, la prestazione di KonéAngeliñoNdicka, autore di una prova maiuscola, e la solita verve di Baldanzi.

In Europa non puoi permetterti di calare il ritmo, la tensione della gara va mantenuta per 95 minuti, soprattutto questa nuova Roma deve sempre aggredire la partita altrimenti non è in grado di controllarla. Juric dovrà lavorare su questo. In Europa ci aspetta un cammino in salita, ma è ancora lunga e noi abbiamo appena iniziato.

Forza Roma!

 

Roma – Udinese 3-0, tre punti per ripartire

Non era scontato, la Roma torna a vincere e lo fa alla grande, pienamente, come non le accadeva da troppi mesi oramai. E lo fa nel momento più difficile, dopo un esonero inaspettato del suo allenatore – per tempi e modi – in un ambiente bollente che non ha risparmiato nessuno.

Juric è arrivato nella conferenza stampa del pre partita da solo, come siamo abituati ormai a vedere con questa dirigenza americana. Nessuno lo ha presentato, come se bastasse un comunicato lanciato sui social. Al presidente va ricordato che questa non è un’azienda qualsiasi, è una squadra di calcio, e la Roma in particolare è una storia popolare che vive dell’attaccamento filiale dei suoi tifosi; è in simbiosi con la città e con i suoi simboli: siamo tutti Romolo e Remo, viviamo continuamente in contraddizione, gli uni con gli altri, ci dividiamo su uomini e tattiche, su scelte e valutazioni, ma tutte le anime di questo tifo sono lì, sotto la lupa ad allattarsi dagli stessi seni. Roma è qualcosa di più grande e la Roma è il collante di un popolo. È l’entità che mette tutti d’accordo perché rappresenta la casa comune di noi poveri eterni ragazzi che sincronizzano ad ogni partita il nostro battito sulle note di un inno.

Ma questo forse non lo capiranno mai.

Dicevamo che non era scontato per niente, l’Udinese arrivava all’Olimpico da prima in classifica, in forma e trascinata dall’entusiasmo. Ma Juric ha saputo rendere impermeabile la squadra a tutte le avversità, comprese le dimissioni dell’amministratore delegato a ridosso della partita. Poteva essere il colpo finale ad un’ambiente reso troppo fragile e invece la squadra ha reagito con una prestazione maiuscola.

L’allenatore si è affidato alla vecchia guardia, a quei giocatori non più amati, subissati di fischi ad ogni tocco di palla. In campo, tra i nuovi acquisti, il solo Dovbyk che finalmente ha tirato fuori una prestazione degna del miglior marcatore della Liga. A questo sicuramente ha contribuito l’allenatore che l’ha fatto diventare il punto di riferimento per tutti, dal passaggio filtrante al lancione dalla trequarti difensiva.

A questa squadra, al momento senza dirigenza, senza testa, è rimasto solo il cuore, quello dei tifosi che assistendo a prestazioni come questa, torneranno presto a sincronizzarsi tutti sullo stesso battito.

Forza Roma!

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