Quando la voce è dramma. Al Teatro Trastevere “La voce umana” di Cocteau
Andrà in scena (15 e 16 ottobre) in uno dei Teatri più indipendenti di Roma la pièce che Jean Cocteau (1889 – 1963) presentò nel 1930 alla Comédie Française; colpisce la lucidità, quasi la ferocia, che si distilla nella trama, così come il senso di una solitudine esasperata, forse causata dalla dipendenza dall’oppio di questo intellettuale prolifico e presente sulla scena europea, antesignano della Nouvelle Vague.
La voce umana rappresenta un esperimento: un dialogo di cui è possibile ascoltare solo una parte, perché solo uno dei personaggi è in scena; l’altro è in un luogo imprecisato, dall’altro capo di un telefono. Eppure, dopo quasi cento anni, l’opera conserva intatta la sua potenza, non solo come brano teatrale, ma come rappresentante della ‘voce’ e delle emozioni umane.
La novità di Cocteau era offrire all’interprete “l’occasione di recitare due parti, l’una quando parla, l’altra quando ascolta e delimita il carattere del personaggio invisibile che viene fuori attraverso i silenzi…” come scrive nella presentazione il regista, Rosario Tronnolone. E allora abbiamo deciso di intervistare la protagonista, la regina di questo atto unico: Siddharta Prestinari.
Da alcune interviste riportate si arguisce la capacità di sondare – e mantenere – sia l’aspetto strutturale di un’opera, sia quello emotivo. “La voce umana” e l’incontro con Cocteau potrebbe accentuarne uno: quali dei due a suo parere?
Parliamo di un monologo molto faticoso, intenso, tecnicamente difficile, ritenuto da sempre e a ragione “una prova d’attore” proprio perché bisogna bilanciare diversi e repentini passaggi emotivi lungo una struggente telefonata. L’emotività quindi è il cardine centrale che pulsa per tutta la pièce. I silenzi della protagonista sono densi di tensione e angoscia. La protagonista ha un duplice ascolto, la voce di lui, che non sentiamo e un secondo ascolto, più psicologico, ovvero cercare di interpretare le parole dell’uomo amato. Ogni sua risposta è passata al setaccio, lui starà dicendo la verità? Lei è convincete in quello che vuol fargli credere? E’ molto più di un dialogo al telefono.
Come si vede? Che tipo di impatto intende lasciare allo spettatore della pièce di Cocteau?
Quello che mi prefiggo sempre: arrivare al cuore dello spettatore, trascinarlo nelle mie emozioni, renderlo attivo e reattivo ai sentimenti che utilizzo e che in questo caso vestono la fragilità della protagonista. C’è sempre un confine tra pubblico e interprete ma quando si è in grado di unire queste due dimensioni, l’attenzione dello spettatore, che chiameremo energia passiva, diventa attiva e potentissima.
Siddharta Prestinari e il volto, il cuore, non solo “la voce”. Vuole raccontare ai lettori di Roma Report cosa si aspetta da questa opera difficile e al contempo trascinante?
Mi auguro di esserne all’altezza, di non deludere il pubblico che mi conosce e mi segue. Con Rosario Tronnolone, fine e acuto conoscitore di Cocteau, che ha curato l’intensa regia, mi propongo di offrire un’interpretazione vera, dinamica, moderna ma fedele alle indicazioni del grande autore. Tremo…
Non resta che ringraziarla e augurarle buona fortuna e ricordare che gli spettacoli di questa ricca stagione (che si inaugura il 15 ottobre con La voce umana) sono riportati in locandina o a questo link.