Teatro / Sarcasmo e umanità tra le pieghe dell’Attore, “Ciarlatani” con Silvio Orlando
Presentato al Festival di Spoleto 2023, è in scena in questi giorni un capolavoro – audace e di complessa costruzione drammaturgica – diretto dallo stesso autore, Pablo Remòn e interpretato dal grande Silvio Orlando, in un ruolo in cui si fondono l’umanità della tradizione dei De Filippo e la profondità di un percorso personale e professionale drammatico.
Va subito detto che uno spettacolo così destrutturato, sfaccettato – dove ogni sfaccettatura apre a un dedalo di interpretazioni – e divertente nel suo assurdo svolgersi e compiersi, richiede uno spettatore ‘vergine’, pronto a immedesimarsi, tifare, deludersi e, soprattutto, interrogarsi. Quanto del destino dei quattro personaggi non appartiene anche ai nostri passi falsi, alle aspettative mal riposte, alla necessità di confrontarsi con una realtà difficile da accettare?
“Les Farsantes” vede in scena attori acuti, dotati di un coltello affilato così da recidere i veli che sono, poi, le scuse di tutti noi: Francesca Botti, Francesco Brandi, Blu Yoshimi e naturalmente Silvio Orlando, portano in scena una continua rivoluzione di ruoli e eventi; avvalendosi, in questo intrico di situazioni, dell’accurata scenografia ‘mobile’ di Roberto Crea e di un commento musicale estremamente dinamico, che sottolinea il ritmo della storia. Il campo in cui si muovono è esso stesso disseminato di ‘mine’, posizionate tra l’onirico e i riferimenti al ‘teatro dell’assurdo’, che tuttavia nasceva e si espandeva nel clima culturale che avrebbe aperto all’esistenzialismo. Non è qui concesso alcun anacronismo o citazione dotta: il testo fitto e la rappresentazione sincopata sono sufficienti a scuotere lo spettatore.
Anna è una giovane attrice che non troverà mai una dimensione professionale, così che nel finale confesserà, nell’abbraccio maieutico di uno sconosciuto barista Kazano (Orlando), l’impossibilità di tramandare l’arte del regista intellettuale Eusebio Velasco, morto proprio all’inizio della commedia. La giovane Anna attraversa, a volte usando la parola come nella narrazione di un romanzo, sogni e frustrazioni; ogni volta che si scontra/incontra con gli altri personaggi, Anna riesce a traslare l’enunciato in recitazione, usando così un linguaggio teatrale e cinematografico. Seduto sul letto di ospedale a seguito di un piccolo incidente aereo, intanto, il regista Diego Fontana (Orlando) ha modo di rivisitare, giudicare e forse cambiare le sue scelte professionali, mandando in crisi il suo produttore di soap opera, il quale era appena riuscito a far firmare il contratto a una diva internazionale per la nuova serie.
Nella ‘perfetta’, tutelata situazione della stanza di ospedale, Diego legge all’incredulo (e cocainomane) produttore, un soggetto del ‘grande’ Velasco, soggetto che vorrebbe portare in scena. Tra queste storie raccontate in parallelo, dove i personaggi entrano ed escono di scena sotto vesti diverse, si alternano dei momenti di assoluta verità, di introspezione, che arrestano la ‘spirale’ delle vicende dei quattro attori, per lasciare spazio a degli assolo ironici (la finta accusa di plagio che il regista tenta di spiegare al pubblico: “pensare simultaneamente lo stesso pensiero”! E potreste chiamare tutto ciò un ‘plagio’? ); i sogni a occhi aperti di Anna e, tra tutti, la struggente confessione di Diego/Orlando, che tanti anni prima aveva scorso in un programma trash il fratello, morto da una settimana, così da raccontarlo al padre che, da allora, finge di credergli, preferendo ascoltare piccole vicende inventate che gli restituissero, almeno nella fantasia, il figlio perduto. La finzione taumaturgica.
Nel continuo intrecciarsi dei destini dei personaggi, qui rappresentati senza spazi e tempi teatrali, senza la rassicurazione di una cornice, lo spettatore è invitato a spogliarsi delle proprie certezze ed essere, a sua volta, “Uno, nessuno, centomila”. “Ciarlatani” è una geniale satira sul mondo del teatro e dell’audiovisivo, una riflessione sul successo, sul fallimento e sui ruoli che ciascuno ricopre al di là della finzione. “Tutti interpretano uno spettacolo, tutti recitano una parte” è il postulato, fino all’esclamazione di Diego/Orlando, compressa tra un singhiozzo e una risata: “Il più grande ciarlatano sono io!”. In un’intervista rilasciata a “la Repubblica” lo scorso 1° marzo, Silvio Orlando dichiara: “ognuno di noi deve a un certo punto interrogarsi e analizzare la propria vita. Disponendosi in piena coscienza ad accorgersi, se così fosse, d’aver fallito.”