Troppa ipocrisia contro gli studenti
Se c’è una cosa che colpisce nel clima instauratosi negli ultimi tempi verso gli studenti che occupano le proprie scuole è l’ipocrisia.
Il caso del liceo Virgilio a Roma è solo uno dei tanti episodi, pur diversi tra loro, che stanno avvenendo in varie città italiane, dal rappresentante degli studenti del Barozzi a Modena, che rischia 12 giorni di sospensione per aver rilasciato un’intervista, alle lezioni sul marciapiedi davanti al Severi-Correnti a Milano per protestare contro l’occupazione; dai 10 giorni di sospensione e 5 in condotta per gli studenti del Tasso a Roma, con tanto di complimenti del ministro Valditara (ma anche le prediche di Massimo Gramellini ai genitori troppo protettivi); dagli spari – con un fucile ad aria compressa – contro la manifestazione degli studenti del Liceo Catullo di Monterotondo, perché la loro manifestazione era rumorosa, all’aggressione subita dagli stesi ragazzi del Virgilio da parte di militanti di Casapound durante una partita di calcio contro gli studenti del Kennedy.
Il caso del liceo Virgilio va letto in questo contesto, e ha come protagonisti 548 studenti sui 1.083 dichiarati dall’istituto, che si autodenunciano – rivendicando un atto politico: l’occupazione dello scorso dicembre per due settimane – e ricevono dalla loro scuola un documento che, dietro il giuridichese degli “atti di incolpazione”, dei “coacervi cartolari” e dei “fatti originanti” e i ripetuti richiami al “rispetto”, ai doveri, al decoro e al prestigio scolastico, nasconde la cancellazione della prima regola della democrazia, oltre che del buon senso. Quando chi dovrebbe rappresentare e dirigere una comunità viene contestato da oltre metà dei suoi membri, invece di ricorrere a misure amministrative dovrebbe mettersi davanti allo specchio e farsi qualche domanda.
Se, invece, non solo risponde brandendo i coacervi cartolari come Azzeccagarbugli coi suoi latinorum, ma finisce per calpestare le regole, quelle di cui invoca il rispetto coi propri studenti, allora qualche domanda se le dovrebbe fare l’intera scuola – e diciamo pure l’intera società – italiana. Perché pretendere che 286 studenti rispondano di presunti danni quantificati (unilateralmente) in 11.257 euro (i 7 euro sono per un cavo hdmi rotto in aula video) in un consiglio di disciplina è come mandare sotto processo 10.000 manifestanti perché tre di loro hanno rotto una vetrina (e buttato una cicca per terra).
In questo caso, per di più, senza neanche avere le prove che l’abbiano fatto loro e convocandoli coi genitori per “celebrare il processo disciplinare” a gruppi da nove a 14 in audizioni della durata di un’ora: da 4 a 7 minuti l’uno per rispondere alle domande e per “l’esercizio della loro difesa”.
(la foto del titolo si riferisce all’occupazione del liceo Virgilio nel 2019)