Albano, se in Comune arriva il “volontariato obbligato”
Nel piccolo centro dei Castelli Romani, per partecipare al corso per operatori museali voluto dall’amministrazione di centrosinistra bisognerà versare 150 euro e prestare 225 ore di volontariato “secondo i tempi e le modalità concordate col servizio cultura e turismo” del Comune. Per la Cgil una scelta “anomala e contestabile”.
“Questo è SFRUTTAMENTO”. Lo ha scritto proprio così, tutto maiuscolo, Sara, una ragazza di Cerenova, località del litorale laziale vicino a Cerveteri, a cui un “noto bar/pasticceria/forno… sempre pieno di gente” ad aprile aveva offerto un posto di lavoro da 200 ore di lavoro al mese pagato meno di 5 euro l’ora. Lei ha rifiutato, perché “alla soglia dei quasi 30 anni sono davvero stufa di fare la serva”. E, rincara la dose, “Ora veramente vogliamo continuare a dire che il problema sono i giovani, il reddito, il non voler fare la gavetta, la mancanza di voglia? […] Iniziate a pagare i dipendenti come si deve e vedrete che fila fuori i vostri locali. […] Io a farvi ingrossare il culo non ci sto più”.
Fin qui è solo l’ennesimo caso di un piccolo esercizio che fa una “proposta indecente” a una giovane in cerca di occupazione e poi magari va a ingrossare le file di coloro di chi si lamentano perché non trovano personale. Ma se la proposta di lavorare a zero euro l’ora, utilizzando la formula del “volontariato obbligato”, invece che da un privato, arriva da un ente pubblico?
Per trovare il caso di scuola non è necessario fare molta strada. Basta prendere la macchina e da Marina di Cerveteri percorrere una settantina di chilometri fino ad Albano Laziale, piccolo centro dei Castelli Romani sulle rive dell’omonimo lago vulcanico, non lontano da Castel Gandolfo, nota per essere la residenza estiva dei papi. Qui l’amministrazione, in carica da un paio d’anni, è diretta dal sindaco Massimiliano Borelli, ex segretario cittadino del PD, apprezzato anche a sinistra e dagli ambientalisti per il suo impegno contro l’inceneritore voluto dal sindaco di Roma (e suo collega di partito) Roberto Gualtieri.
Il 2 maggio il primo cittadino di Albano ha annunciato sul sito del Comune l’apertura delle iscrizioni a un corso di qualifica professionale per operatore dei servizi di custodia e accoglienza museale, indirizzato a un massimo di venti inoccupati o disoccupati maggiorenni con residenza nel Comune.
Il corso è organizzato da Make4work, associazione di promozione sociale di Albano, accreditata come ente formatore presso la Regione Lazio e per servizi al lavoro presso l’ANPAL, al centro di numerose collaborazioni con le amministrazioni locali del territorio, progetti legati all’inserimento lavorativo e alla gestione di sportelli comunali.
A fine marzo a Velletri, dove gestisce lo sportello lavoro del Comune, Make4work ha inaugurato, insieme ad altri soggetti e in collaborazione con l’amministrazione di centrosinistra, il Bar-atto, un bar che ospiterà un percorso di apprendimento lavorativo e di inserimento professionale per ragazzi disabili.
Nel 2022, con l’amministrazione di centrosinistra di Castel Gandolfo, dove gestisce lo sportello impresa del comune, aveva organizzato Make4lago, progetto finanziato dalla Regione Lazio per l’inclusione attiva di soggetti fragili, che sono stati impiegati nella sorveglianza, nel controllo e nella pulizia delle spiagge.
Tornando ad Albano, per essere ammessi al corso – 220 ore di didattica frontale e 100 di stage – bisognerà superare un test d’ingresso con prove di lingua inglese base e di conoscenze turistiche e culturali del territorio di Albano Laziale e dei castelli Romani; e, una volta superatolo, versare al Comune una quota di iscrizione di 150 euro e stipulare un “patto di responsabilità a svolgere attività di volontariato con il Comune per il servizio turistico, secondo i tempi concordati con il servizio cultura e turismo, per un minimo di 75 ore pro capite annue, nel triennio 2023-2025”.
“Pagare per fare volontariato? Quindi immagino stage non retribuito, che bello!”, ha commentato ironicamente qualcuno sulla pagina Facebook di Make4work. Ma non sé solo questo: 75 ore di lavoro per 20 corsisti fanno 1.500 ore di lavoro l’anno, quasi il monte ore di un dipendente full-time e, stando agli orari pubblicati sul sito del Comune, all’incirca il numero di ore di apertura annuali del Museo archeologico di Albano. È normale che un ente locale utilizzi il volontariato per coprire un servizio che potrebbe fruttare alla collettività un posto di lavoro in regola e probabilmente anche stabile?
Albano, infatti, dispone di un eccezionale patrimonio archeologico distribuito sul territorio circostante nel cosiddetto “circuito archeologico” e in parte custodito nel Museo di Villa Ferraioli, che custodisce anche un’importante collezione di opere di Giovan Battista Piranesi.
“Il LAVORO, con la sua libertà di realizzarsi attraverso le proprie capacità e inclinazioni, è quanto di più importante possa esserci in una società fondata sui diritti e sulla dignità dei singoli individui”, scriveva il primo maggio, 24 ore prima di pubblicare l’annuncio, il sindaco di Albano sul suo profilo Facebook, aggiungendo: “Ha ancora senso combattere per il lavoro nel 2023? Certo che sì, visto quanto sono cambiati i criteri di offerta e scelta, la preparazione e la valutazione su quanto un lavoro sia o meno ‘degno’ di essere intrapreso; vista la disparità salariale tra donne e uomini, tra precari, lavoratori stagionali e posti ‘fissi’; vista la difficoltà di garantire sempre sicurezza”.
Ma alla mail che gli abbiamo inviato qualche giorno dopo – in cui, a proposito del corso per operatori museali, gli chiedevamo :“perché avete pensato di ricorrere a questo tipo di strumento, in che modo pensate di impiegare questi operatori per coprire eventuali turni con orari prestabiliti, dal momento che si tratta di volontari, e quali opportunità pensate di offrire in questo modo ai cittadini che frequenteranno il corso” – non è seguita alcuna risposta.
Alle critiche piovute sui social da parte di semplici cittadini, ma anche di un comitato civico del centro storico e dei circoli dei Castelli di Rifondazione Comunista, ha risposto, invece, un comunicato dell’Assessorato al Turismo, che definisce i 150 euro un “piccolo contributo” per un corso “che costa 1.000 euro a persona” e smentisce l’obbligo di prestare servizio volontario per i partecipanti al corso: “Questo ultimo aspetto del volontariato, non è obbligatorio, ma un’opportunità ulteriore che il partecipante potrà usufruire”.
Del resto il “patto di responsabilità”, ci spiega un legale, equivale più che altro a una sorta di impegno morale, senza vincoli di cogenza e senza sanzioni nel caso in cui un corsista, una volta terminata la formazione, decidesse di non voler prestare la propria opera gratuitamente. Ovviamente si tratta di vedere cosa c’è scritto nel patto. Se le clausole fossero troppo cogenti – ci spiegano – il Comune rischierebbe di vedersi chiedere dal “volontario coatto” non l’assunzione, perché per quella servirebbe un regolare concorso, ma una vera e propria retribuzione. Resta un dubbio non fugato dalla nota dell’assessorato: se il volontariato non è obbligatorio, perché scrivere “dovranno impegnarsi”, stabilire un numero di ore minimo ed evocare il “patto di responsabilità”?
Prese di posizione nette anche dal sindacato, a cui abbiamo chiesto di commentare l’iniziativa. Per Claudia Bella, segretaria generale della Camera del Lavoro di Roma Sud-Pomezia-Castelli si tratta di una decisione presa senza alcun confronto col sindacato e “assolutamente anomala e contestabile”.
Il mondo del volontariato, precisa la dirigente della CGIL, “svolge un ruolo importante, ma non può essere utilizzato in sostituzione del lavoro retribuito”. Le fa eco Gianni Lanzi, che nello stesso territorio dirige la Filcams, categoria che organizza i lavoratori del commercio, turismo e servizi iscritti alla CGIL: “Consideriamo questo caso uno scivolone del sindaco”, dice scandendo le parole senza esitazioni e conferma che “Il Comune non ci ha interpellato e se lo avesse fatto gli avremmo detto che in generale siamo contrari all’utilizzo del volontariato per sostituire lavoratori, tanto più in un settore in cui ci sono aziende, anche municipalizzate, che svolgono questi servizi. In ogni caso, se decidono di farlo ora, noi non ci sottraiamo mai al confronto”.
Per Lanzi, al sindacato iniziative analoghe da parte di altri enti locali non risultano. Forse proprio per questo, se alla fine l’iniziativa del Comune andasse in porto così com’è stata formulata, potrebbe trattarsi di un precedente estendibile ad altri municipi.
Nei giorni in cui alla Commissione Lavoro della Camera sono riprese le audizioni propedeutiche all’esame dei sei progetti di legge depositati dai partiti di opposizione sul salario minimo, ben tre firmati da colleghi di partito di Borelli, sarebbe proprio un’ironia della sorte che un’amministrazione di cnetrosinistra varasse un corso di qualificazione professionale rivolto a 20 giovani disoccupati che le permetterà di pagare un salario che più “minimo” di così non si può.